Primo non sprecare . È il comandamento laico del nostro tempo di crisi lanciato da ‘Last minute market’, la società di Bologna che promuove la campagna europea ‘Un anno contro lo spreco’ attraverso la ricerca di un diverso ‘modus vivendi’ che contempli la parsimonia, a cominciare dagli approvvigionamenti alimentari casalinghi.
La campagna europea di sensibilizzazione intorno ai temi dello spreco è stata lanciata nel 2010 da Last Minute Market, lo spin off dell’Università di Bologna-Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agroalimentari, divenuto eccellenza internazionale nel recupero delle eccedenze alimentari. Promosso in stretta partnership con il Parlamento europeo-Commissione Agricoltura e Sviluppo rurale, dedicato nel 2010 agli sprechi alimentari, nel 2011 agli sprechi idrici e nel 2012 agli sprechi energetici, il progetto, a cura dell’agro-economista Andrea Segrè – fondatore e presidente di Last Minute Market – ha già ottenuto un importantissimo traguardo: quello di aver portato il Parlamento Europeo riunito in seduta plenaria a richiedere, nel gennaio 2012 a Strasburgo, l’istituzione del 2014 Anno europeo contro gli sprechi alimentari, quale strumento di informazione e promozione per sensibilizzare i cittadini europei. Con l’obiettivo precipuo – dichiarato e sottoscritto da migliaia di cittadini, pubblici amministratori, europarlamentari, esponenti del mondo scientifico e culturale italiano – di perseguire il dimezzamento degli sprechi alimentari entro il 2025.
L’edizione 2013 della campagna è dedicata a Spreco Zero: un orizzonte, un obiettivo verso il quale tendere, uno stimolo per ridurre progressivamente il consumo di risorse e le emissioni nell’ambiente legate alle proprie attività. Qualsiasi tipo di attività infatti (evento, negozio, bar, ristorante, ecc), comporta in genere il consumo di risorse, sotto forma di prodotti, materiali, acqua ed energia e la produzione di scarti, sotto forma di rifiuti solidi, emissioni e scarichi. Progettare o ridefinire la propria attività secondo i principi di Spreco Zero richiede in primo luogo di prestare attenzione a questi aspetti, evidenziando le possibili criticità e valutando possibili azioni che permettano di controllare e ridurre gli sprechi e di comunicare all’esterno le buone pratiche adottate.
L’iniziativa viene presentata domani, 5 giugno, nella Giornata mondiale dell’Ambiente, a Reggio Emilia.
”Da quindici anni Last Minute Market spiega come recuperare gli sprechi, anziché disperdere gli eccessi”, dice Andrea Segré. E Primo non sprecare non è un semplice motto, è “una formula economica più che etica, un sistema ‘win-win’ dove vincono tutti”.
In quest’ottica è stato costruita la ‘Carta spreco zero’, promossa e sottoscritta da oltre 1000 sindaci italiani ed europei che si impegnano a misure concrete di abbattimento degli sprechi. L’obiettivo di Segré è, seguendo queste indicazioni, arrivare alla riduzione del consumo di risorse naturali e al taglio delle emissioni in atmosfera. Secondo alcune rilevazioni Last minute market, contenute nel ‘Libro verde dello spreco: l’energia 2013’, il 3% dei consumi finali di energia in Italia, pari a i consumi di 1.650.000 italiani, è attribuibile allo spreco alimentare dal campo alla tavola. Il cibo buttato dalle aziende prima di arrivare sulle nostre tavole è di circa 3,6 milioni di tonnellate all’anno, cosa che comporta anche l’emissione di oltre 3 milioni di tonnellate di CO2. A livello idrico, quello che rimane ‘non raccolto’ corrisponde alla quantità d’acqua del Lago d’Iseo, circa 1,2 miliardi di metri cubi. E ancora, riducendo lo spreco di cibo nell’industria alimentare, il 2,6% del prodotto finale, si potrebbero riscaldare per un anno 330.000 appartamenti da 100 metri quadrati di classe A.
Gli italiani chiedono che lo Stato ‘organizzi qualcosa’ per combattere il fenomeno degli sprechi alimentari che, in periodi di crisi come quello che il Paese sta attraversando, assume una più forte rilevanza sociale. Il sondaggio, condotto da Waste Watcher, l’Osservatorio sugli sprechi avviato da Last Minute Market -Università di Bologna con Swg, e presentato a margine dell’iniziativa ‘Primo non sprecare’ che si è tenuta a Torino due giorni fa, dimostra la crescente sensibilità degli italiani su questo problema. Dall’inchiesta, realizzata fra il 27 e il 29 maggio su un campione rappresentativo per età, genere e dislocazione geografica, emerge una nuova attenzione alla questione sprechi soprattutto per il suo aspetto ‘umanitario’ e di impatto ambientale, oltre alla richiesta di informazione, educazione e buone pratiche.
Lo spreco, dunque, come fenomeno complessivo e non solo ‘casalingo’, e l’esigenza di stabilizzazione dell’impegno antispreco con interventi che affianchino l’azione volontaria. Infatti il 78% degli italiani chiede l’assunzione di responsabilità di ogni cittadino: ciascuno deve agire nel suo piccolo per evitare gli sprechi. E ancora spreco=rifiuti e necessità di smaltimento per il 68% degli interpellati, ma spreco è anche sinonimo di sperequazione nel sistema ai danni dei più deboli (69). In un’ipotetica città “ideale” del 2050, il 67% degli italiani immagina leggi che prevedono sgravi fiscali per chi adotta soluzioni antispreco donando le eccedenze. E secondo il 62% degli intervistati nelle scuole si dovrà insegnare la “neo-economia domestica”, con corsi obbligatori che spiegano come sfruttare bene in cucina tutti gli alimenti perché dietro a ciò che mangiamo ci sono anche montagne d’acqua. Tornando al sondaggio, Waste Watcher rivela infatti che a livello domestico in Italia si sprecano mediamente il 17% dei prodotti ortofrutticoli acquistati, il 15% di pesce, il 28% di pasta e pane, il 29% di uova, il 30% di carne e il 32% di latticini. E da un punto di vista economico, per una famiglia italiana lo sperpero alimentare significa una perdita di 1.693 euro l’anno.
Gettare il cibo ancora buono da mangiare non solo è peccato in tutti i sensi, ma è anche un costo economico, ecologico e sociale. Ridurre gli sprechi alimentari dev’essere quindi una priorità di tutti, anche della politica.
A.B.
Napoletano, 44 anni, giornalista professionista con 17 anni di esperienza sia come giornalista che come consulente in comunicazione. Ha scritto di politica ed economia, sia nazionale che locale per diversi giornali napoletani. Da ultimo da direttore responsabile, ha fatto nascere una nuova televcisione locale in Calabria. Come esperto, ha seguito la comunicazione di aziende, consorzi, enti no profit e politici. Da sempre accanito utilizzatore di computer, da anni si interessa di internet e da tempo ne ha intuito le immense potenzialità proprio per l'editoria e l'informazione.
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