Non si può essere creditori nei confronti dello Stato e lo stesso chiedere la tua testa su un piatto d’argento se non hai la liquidità sufficiente per pagargli tutte le imposte esigibili se sei imprenditore.
Finalmente, dopo ditte fallite per crisi finanziaria, operai costretti alla cassa integrazione per il periodo consentito ed episodi estremi conclusi col suicidio per l’impotenza davanti ad un cliente che pretende e non paga, oggi il tribunale di Brescia ha stabilito un principio che dovrebbe sovvertire l’ordine delle cose accettando la domanda di liquidazione presentata dal legale di Sergio Bramini, l’imprenditore monzese dichiarato fallito nonostante un credito di 4 milioni di euro verso lo Stato. I giudici bresciani hanno stabilito che “non possono essere iniziate e proseguite azioni cautelari o esecutive né acquistati diritti di prelazione sul patrimonio oggetto di liquidazione da parte dei creditori”. Bramini aveva ricevuto visite di solidarietà anche da Di Maio e Salvini.
Con questa decisione “si bloccherà immediatamente l’esproprio dell’azienda di Bramini, per cui i giudici avevano annunciato la decisione il 16 gennaio” spiega l’avvocato Monica Pagano. “Con l’accesso alla procedura di sovraindebitamento e il decreto di apertura della liquidazione – ggiunge il legale – si fermano tutte le azioni esecutive: Bramini avrà quattro anni per cedere i suoi beni a un prezzo congruo e al termine della procedura tutti i suoi debiti saranno dichiarati cancellati”. “Sono commosso”, ha dichiarato l’imprenditore monzese, “è una delle più belle Vigilie di Natale della mia vita. Ma ora, più di prima, voglio che venga approvata una legge a tutela di chi vive i miei stessi problemi”.
Sergio Bramini, 71 anni, è un imprenditore di Monza. La sua impresa era la Icom, e vi ha lavorato una vita per vedersi portare via, da chi avrebbe dovuto difenderlo, persino la casa.
La storia è finita sui quotidiani nazionali a causa del fallimento di una sua società di raccolta dei rifiuti, nonostante il credito di 4 milioni di euro vantato con lo Stato.Bramini si è visto portare via la villa ipotecata per scongiurare il fallimento e salvare l’azienda e i suoi 32 dipendenti.
Dopo le denunce e l’interessamento da parte dei media – tra cui Le Iene – l’imprenditore ha ricevuto l’appoggio del nuovo governo e dei vicepremier Matteo Salvini e Luigi Di Maio: è stato quindi scelto come consulente per scrivere una legge sulle procedure fallimentari.
Ecco i passaggi, punto per punto, della storia imprenditoriale di Bramini, dalla vittoria di un appalto all’esproprio da parte della banca per pagare i creditori.
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