Nel suo messaggio alla Fao in occasione della Giornata Mondiale dell’Alimentazione, Papa Francesco scrive che per “lo sradicamento della fame dal nostro mondo” gli “strumenti adeguati” esistono. Manca però “la mancanza di determinazione” di chi ha in mano la cosa pubblica: “Come in altre grandi problematiche che colpiscono l’umanità – scrive il Pontefice – spesso ci imbattiamo in enormi ostacoli nella soluzione dei problemi, con barriere ineluttabili frutto di indecisioni o ritardi, con la mancanza di determinazione dei responsabili politici, tante volte immersi solo negli interessi elettorali o intrappolati da opinioni distorte, perentorie o riduttive. Manca realmente la volontà politica”.
La Giornata mondiale dell’alimentazione dal 1979 si celebra ogni 16 ottobre per ricordare l’anniversario della data di fondazione dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura, (FAO) istituita a Québec (Canada) il 16 ottobre 1945. Quest’anno ha per tema “Le nostre azioni sono il nostro futuro. Un mondo a Fame Zero per il 2030 è possibile”. Per Papa Francesco è fondamentale non sottovalutare “la dimensione strutturale che sta dietro il dramma della fame: l’estrema disuguaglianza, la cattiva distribuzione delle risorse del pianeta, le conseguenze dei cambiamenti climatici e gli interminabili e sanguinosi conflitti che devastano molte regioni, per menzionare solo alcune delle principali motivazioni”.
La crisi alimentare più grave nel mondo è quella che nello Yemen conta 18 milioni di persone, su quasi 28 milioni di abitanti, che non sanno come riuscire a rimediare il prossimo pasto. Otto milioni sono già alla fame completa. Lo rileva il Pam (Programma alimentare dell’Onu). Se la situazione attuale dovesse persistere l’Agenzia delle Nazioni Unite calcola che potrebbero aggiungersi altri 3,5 milioni agli yemeniti in situazione di grave insicurezza alimentare. In pratica, a causa della guerra e dell’aggravarsi della crisi economica, due persone su cinque in Yemen potrebbero finire alla fame. Tra il 2017 e il 2018 il numero di persone affamate nel Paese è cresciuto del 25%.
In Italia, invece, sono 2,7 milioni le persone che nell’ultimo anno sono state costrette a chiedere aiuto per mangiare alle mense dei poveri o con pacchi alimentari. E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti, divulgata in questa occasione.
Nel 2017 circa 2,7 milioni di persone hanno beneficiato degli aiuti alimentari – sottolinea la Coldiretti – attraverso l’accesso alle mense o molto più frequentemente con pacchi alimentari che rispondono alle aspettative dei nuovi poveri (pensionati, disoccupati, famiglie con bambini) che per vergogna prediligono questa forma di aiuto piuttosto che il consumo di pasti gratuiti nelle strutture caritatevoli. Infatti – spiega la Coldiretti – sono appena 114mila quelli che si sono serviti delle mense dei poveri a fronte di 2,55 milioni che invece hanno accettato l’aiuto tramite pacchi di cibo, sulla base dei dati sugli aiuti alimentari distribuiti con i fondi Fead attraverso l’Agenzia per le Erogazioni in Agricoltura (Agea).
Tra le categorie più deboli degli indigenti si contano 455mila bambini di età inferiore ai 15 anni, quasi 200mila anziani sopra i 65 anni e circa 100mila senza fissa dimora. E ci sono anche 380mila migranti che hanno lasciato le proprie terre per fame e ora si trovano ad affrontare la stessa emergenza in Italia. Contro la fame è attiva la solidarietà con molte organizzazioni impegnate nella distribuzione degli alimenti, dalla Caritas Italiana al Banco Alimentare, dalla Croce Rossa Italiana alla Comunità di Sant’Egidio. E si contano ben 10.607 strutture periferiche (mense e centri di distribuzione) promosse da 197 enti caritativi.
Mentre Coldiretti insieme a Campagna Amica ha promosso nei mercati degli agricoltori a chilometri zero l’iniziativa “La Spesa sospesa” che offre la possibilità ai consumatori di fare una donazione libera grazie alla quale acquistare prodotti a favore dei più bisognosi.
“Il popolo yemenita non può resistere oltre. Senza un soluzione pacifica del conflitto nel Paese l’incubo della fame continuerà a crescere”, sostiene il Pam che chiede dunque aiuto a livello internazionale. La moneta yemenita ha subito una svalutazione del 180% in tre anni e il costo dei prodotti alimentari è cresciuto del 35% negli ultimi 12 mesi impedendo a moltissime famiglie di nutrirsi. Per questo il Pam ha provveduto lo scorso settembre ad una distribuzione alimentare d’urgenza per 225 mila abitanti della città di Hodeida, dove si è intensificato il conflitto negli ultimi tempi e da dove 570 mila persone sono fuggite a causa dei combattimenti.
A.B.
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