Nell’era del benessere, dei pochi valori rimasti che si sposano spesso e volentieri con quelli che avvertiamo come diritti, l’idea di un figlio anche laddove vi sia qualche impedimento di natura clinico-fisica diventa sempre più una necessità.
E anche se accedere alla procreazione medicalmente assistita (PMA) comporta affrontare un percorso difficile, ad ostacoli, che non sempre centra l’obiettivo, sono in crescita le coppie che vi ricorrono nel tentativo di realizzare il sogno di una gravidanza.
Ma quali sono le caratteristiche di questi aspiranti genitori, oggi che l’infertilità di coppia appare peraltro notevolmente aumentata a seguito di numerosi fattori, tra cui non ultimi, quelli di ordine socio-economico che rimandano la ricerca di una gravidanza in età sempre più avanzata? Sono sempre più maturi anagraficamente, istruiti e occupati stabilmente: aumenta l’età media sia dell’uomo (dai 37,7 anni del 2008 ai 39,8 anni del 2016) che della donna (da 35,3 a 36,7 anni), e per entrambi i partner si rileva un livello di istruzione più elevato e una condizione professionale più ‘sicura’.
L’identikit emerge dalla ricerca ‘Diventare genitori oggi: il punto di vista delle coppie in Pma’, presentata e realizzata dal Censis in collaborazione con la Fondazione Ibsa. L’indagine ha preso in esame un campione di 361 coppie seguite da 23 centri per il trattamento dell’infertilità nelle diverse aree del Paese.
Tra i mutamenti più significativi nel profilo delle coppie che si sottopongono alla Pma, dunque, è proprio l’avanzare dell’età. Si allunga, sia pure di solo un mese, anche il tempo che intercorre tra i primi dubbi e la scelta di rivolgersi al medico.
Guardando all’intero percorso, dal primo contatto con il medico al ricorso al primo centro di Pma trascorre poco più di un anno (12,7 mesi). Il percorso è ancora più lungo per le coppie meno istruite (19,2 mesi). Solo al 55% delle coppie campione dello studio è stata però riconosciuta una condizione clinica come causa specifica dell’infertilità, vale a dire circa 9 punti percentuali in meno rispetto alla precedente indagine.
Questo desiderio di realizzare una maternità che viene rimandato sempre più avanti negli anni, decreta però un numero sempre più alto di insuccessi, con una percentuale ancora più bassa di riuscire ad avere un figlio. ‘‘Le coppie attualmente impegnate in un percorso di Pma cominciano sempre più tardi a cercare una gravidanza, il che impatta sulle possibilità di successo delle tecniche: la percentuale di gravidanze sulle coppie trattate è attestata infatti intorno al 22%”: lo ha sottolineato Ketty Vaccaro, responsabile Area Welfare e Salute del Censis.
Alle difficoltà di un strada difficile e senza un successo assicurato, va aggiunto il ‘fattore costo’ che resta una delle discriminanti principali: il 35% delle coppie ha infatti pagato di tasca propria spendendo da 2.900 a 5.200 euro, per il 14% è intervenuto il Servizio Sanitario Regionale, mentre il 49% ha pagato il ticket.
Se esaminiamo l’area regionale, le coppie (67%) che hanno sostenuto interamente i costi nella Pma risiedono nelle regioni del Centro, dove è più forte la presenza di strutture private, e al Sud (dove si arriva al 51%).
La media del costo di un ciclo di Pma si aggira intorno ai 4000 euro (4.200 euro al Nord, 5.200 al Centro, 2.900 al Sud), mentre il ticket presso centri pubblici e privati convenzionati è costato 280 euro al Nord, 700 al Centro, 370 al Sud (mediamente 340 euro). Ma il percorso per la Pma segna profonde differenze anche per quanto riguarda i tempi di attesa per accedere ai trattamenti: per il 33% delle coppie è stato inferiore ai 3 mesi (si sale al 49% nel caso delle coppie che si sono rivolte a centri privati), il 26% ha atteso tra i 3 e i 6 mesi (si sale al 41% nel caso di pazienti in cura presso strutture private convenzionate), il 24% ha iniziato i trattamenti dopo 6-11 mesi (si sale al 32% tra le coppie in cura presso centri pubblici). Ma c’è pure un 17% che ha atteso un anno e oltre prima di iniziare l’iter della fecondazione assistita e la percentuale aumenta al 29 tra chi si è rivolto a struttura pubblica.
Dalla ricerca del Censis ‘Diventare genitori oggi: il punto di vista delle coppie in PMA’ viene fuori un altro dato da non sottovalutare, soprattutto in tempi nei quali dopo la discussa e discutibile legge sulle unioni omosessuali c’è chi si sente già pronto a rilanciare il tema del diritto alla procreazione anche per loro, cosa che come ha rimarcato il presidente della Conferenza Episcopale Italiana, a livello europeo , porterebbe di fatto all’ “utero in affitto” (per il quale il 46% ritiene dovrebbe essere eliminata qualsiasi restrizione). Delle 361 coppie esaminate nella ricerca Censis, tra quelle che hanno fatto ricorso alla PMA, il 45% sostiene che la stessa dovrebbe essere consentita anche ai single, mentre la percentuale si abbassa al 42% se trattasi di coppie omosessuali (42%). Il sì alla maternità surrogata è invece espresso dal 46% degli intervistati.
In un paese, l’Italia, con il maggior numero di single e di anziani e il numero più basso di nuovi nati, la strada delle coppie con problemi di fertilità appare contrassegnata da una molteplicità di questioni da affrontare che spaziano dalla dimensione strettamente medica a quella psicologica, sociale ed economica. Abbiamo visto che lungo, faticoso e non sempre risolutivo può rivelarsi il percorso terapeutico, dal riconoscimento del problema alla diagnosi, dalla selezione del Centro all’accesso ai trattamenti, senza tralasciare l’impatto innegabile sull’equilibrio della vita di coppia.
Ma il desiderio di una maternità che diversamente sarebbe negata rimane, anzi aumenta in un numero sempre maggiore di coppie. Importante che tecniche di procreazione assistita e leggi che le permettono contemplino il rispetto per la dignità della persona e per il valore della maternità e della paternità.
Giornalista per caso. Anni di ufficio stampa in pubbliche istituzioni, dove si legge e si scrive solo su precisi argomenti e seguendo ferree indicazioni. Poi, l'opportunità di iniziare veramente a scrivere. Di cosa? di tutto un po', convinta, e sempre di più, che informare correttamente è un servizio utile, in certi casi indispensabile.
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