Prorogata fino al 9 febbraio l’esposizione di dipinti della collezione medicea nella Galleria Palatina.
Prevista fino al 5 gennaio, la mostra pittorica rinascimentale, viene prorogata fino al 9 febbraio, visto il grande successo di pubblico avuto dall’apertura del 26 novembre ad oggi. La mostra é incentrata su uno dei più significativi dipinti delle collezioni medicee, l’Allegoria della pazienza, oggi conservata nella sala di Prometeo, appartenente al cardinale Leopoldo De’ Medici. L’opera ha una storia controversa. Assegnata al Parmigianino negli inventari di Palazzo Pitti, pur essendo catalogata nelle prime guide del museo sotto il nome di Francesco Salviati, è stata poi attribuita a Girolamo Siciolante da Federico Zeri ed è oggi riconosciuta come frutto di collaborazione tra Giorgio Vasari e lo spagnolo Gaspar Becerra.
Dal committente Bernardetto Minerbetti, vescovo di Arezzo e ambasciatore di Cosimo I, fine letterato e patrono dell’Accademia degli Umidi, a chiedere all’aretino, un dipinto che rappresentasse in modo nuovo ed emblematico la virtù principale del suo carattere, ovvero la Pazienza. Vasari accetterà, proponendo al suo committente un’invenzione ispirata alla statuaria antica, arricchita da un raffinato repertorio simbolico allusivo al tempo e alla vita umana. E così prende corpo l’invenzione di una giovane donna avvinta da una catena ad una roccia, attende pazientemente che dal vaso ad acqua sgorghino le gocce necessarie a corrodere la pietra restituendole la libertà.
Un motivo iconografico dalla genesi complessa la cui fama giungerà ben oltre i confini di Firenze, ispirando un’analoga commissione da parte del Duca Ercole II d’Este a Camillo Filippi, destinata alla “Camera della Pazienza”, nella torre di Santa Caterina del castello ferrarese, riportata anche nel verso di una celebre medaglia eseguita da Pompeo Leoni nel 1554, sul basamento di un suo busto scolpito da Prospero Sogari Spani e in una serie di monete coniate dalla zecca di Ferrara alle quali si aggiungono una grande tavola proveniente dall’Accademia di Venezia e la piccola tavoletta degli Uffizi, nota erroneamente come Artemisia che piange Mausolo, oltre ad alcuni disegni e incisioni del Gabinetto Disegni e stampe di Firenze e del del Cabinet del Dessins du Louvre.
Nata e cresciuta a Roma, si laurea presso l'Accademia di Costume e Moda di Roma, trattando la propria tesi sulla "Nascita e l'evoluzione del giornalismo di moda". Curiosità, determinazione e voglia di crescere professionalmente caratterizzano il mio profilo.
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