In attesa di capire cosa succederà per Iva e Imu, agli italiani onesti ovvero ai nostri concittadini che pagano le tasse (uno su due) non resta che consolarsi, si fa per dire, con il quadro di dati e analisi (anche di fonte governativa) che confermano sostanzialmente due cose: primo, siamo il Paese con un regime fiscale tra i più duri ed ingiusti dell’area occidentale, soprattutto con le fasce deboli e meno abbienti; secondo; siamo la nazione con il maggior numero di furbi che non esistono per il fisco e con una amministrazione tributaria tra le più obsolete e e scassate se questo giudizio lo rapportiamo alla capacità di stanare evasori parziali o totali ma tra le più inique e micidiali se la valutazione attiene la capacità di recupero del dovuto soprattutto con le categorie più deboli. A conferma della gravità di una situazione che oltre ad esasperare gli onesti conta sempre più vittime tra piccoli e medi imprenditori e commercianti alle prese con una economia in crisi ed un fisco ignobilmente asfissiante è giunta in queste ore la relazione del presidente della Corte dei Conti Luigi di Giampaolino, che parla della pressione fiscale italiana come di un torchio che sottrae il 53 per cento delle risorse prodotte grazie a lav-oro e sacrifici da quella parte di Paese che le tasse le paga anche per gli altri che non lo fanno.
La questione dell’evasione a giudizio dei magistrati contabili alle prese con l’ennesima analisi lagnanza, alla prese cioè con quel rito logoro della denuncia senza conseguenze che non trova mai o quasi quasi mai sponda su Governo e Parlamento, “è un problema molto grave che costituisce una delle cause dello squilibrio dei conti pubblici del malessere sociale e delle difficoltà del sistema produttivo…”. Ma dalle parole di Giampaolino emergono altre verità scioccanti: importanti aree ricche, anzi ricchissime del Paese, soprattutto al nord evadono alla grande mentre nel Sud l’evasione o l’elusione fiscale “aiuta” a mantenere un minimo di attività economica per andare avanti. E al riguardo basterebbe ricordare una serie di episodi significativi: la Guardia di Finanza del Veneto, nel 2012, “scovò” una Spa con seicento dipendenti e decine di milioni di liquidità in nero “totalmente sconosciuta al fisco”. Potremmo andare oltre e parlare dei giri internazionali dei gioiellieri Bulgari che non hanno versato allo stato guadagni per miliardi e miliardi di euro. E sempre per restare in tema di grandi firme dell’alta gamma della moda che “onorano” il Made in Italy come non ricordare la condanna ad un anno e otto mesi per evasione fiscale inflitti dai giudici a due personaggi stranoti al mondo intero come Dolce e Gabbana. E come non parlare degli oltre cinque milioni di lavoratori indipendenti e liberi professionisti (medici, artigiani, avvocati, intermediari, dentisti, orefici, commercianti, piccoli imprenditori, costruttori) che da decenni denunciano guadagni da miserabili, inferiori il più delle volte anche ai redditi da pensioni minime? Questa vergogna, questo nero, questa evasione ha un costo di quasi 50 miliardi di euro l’anno che lo Stato fa ricadere solo su quanti non scappano e che spesso alla vergogna del fallimento e alla perdita di dignità preferiscono il sucidio.
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