La Commissione UE è pronta a venire incontro alla richiesta di flessibilità dell’Italia. Lo ha detto il Commissario agli Affari economici, il francese Pierre Moscovici, nel suo intervento all’Atlantic Council ieri a Washington.
Le “spese per la crisi dei rifugiati, o un terremoto, o per un paese che soffre attacchi terroristici” possono essere escluse dai vincoli del patto di stabilità, dice l’ex ministro delle Finanze francese. “Si tratta di flessibilità precise, limitate e chiaramente spiegate”. D’altra parte, insiste il Commissario, l’esecutivo comunitario ha detto chiaramente cosa si deve intendere per “flessibilità” a gennaio 2015.
“Dobbiamo incoraggiare i paesi che creano molti investimenti”, ha detto ancora Moscovici, e “aiutare i paesi che portano avanti riforme strutturali”. E l’Italia rientra in entrambi i campi. Il “problema principale” dell’Italia e del Belgio – altro stato che ha chiesto più flessibilità, in questo caso per fare fronte alle minacce del terrorismo – è piuttosto la necessità di “rispettare i criteri e ridurre il debito”.
Moscovici ha parlato anche dello spauracchio delle sanzioni, che ha spiegato di voler evitare. “Le sanzioni sono sempre un fallimento”, ha detto: “per le regole, perché dimostra che non funzionano”, ma anche per i singoli Paesi. E ha rivendicato la decisione di non imporle a Spagna e Portogallo in passato: “Non crediamo che le sanzioni vadano evitate se sono evitabili, ma devono essere evitate se possiamo fare di meglio”.
Moscovici ha parlato dell’Italia – e ne ha parlato bene – in un’intervista concessa a Bloomberg, sempre a margine dei lavori del FMI, che lo tengono impegnato a Washington. A una domanda sulle sfide poste dal bilancio e dalla situazione del sistema bancario, il Commissario UE ha risposto: “Ho fiducia che l’Italia, come sempre, se la caverà e risolverà i suoi problemi con il nostro aiuto”.
In Italia c’è “una minaccia populista”, afferma Moscovici; ed è per questo che l’esecutivo comunitario vuole sostenere gli sforzi di Matteo Renzi per essere “un partner forte all’interno della UE”.
Il Commissario UE ha confermato di sostenere “pienamente” il presidente BCE Mario Draghi quando afferma che la politica monetaria non può essere l’unico strumento per sostenere la crescita: “La politica monetaria non è l’unico gioco in città”, ha detto.
Due settimane fa, Draghi aveva invitato “i Paesi che non hanno spazio fiscale” a “pensare di più alla composizione del bilancio piuttosto che alla sua dimensione”. Era un invito – nemmeno troppo velato – a contenere la spesa pubblica, rivolto a quegli Stati la cui crescita “è rimasta stagnante o molto piccola”, com’è il caso in Italia. Nella sua audizione all’Europarlamento di Strasburgo, Draghi aveva ricordato che “nelle regole esistenti” è contenuta “già molta flessibilità”.
Moscovici aveva già replicato, in un’intervista a Politico, che tra Bruxelles e Roma serviva un dialogo “costruttivo”. In termini pratici, la resa dei conti sulla flessibilità è rimandata a dopo l’approvazione della Finanziaria, che secondo il calendario europeo dovrebbe essere pronta entro il 15 ottobre. Ma le parole del Commissario agli Affari economici fanno sperare in un’apertura, quantomeno parziale.
Oggi, intanto, Draghi ha annunciato che il quantitative easing andrà avanti almeno fino a marzo 2017. Il Presidente BCE è tornato a sostenere che la politica monetaria accomodante offra “l’unica finestra di opportunità per l’attuazione di riforme strutturali”. Saranno queste stesse riforme, ha continuato, a consentire all’economia dell’Eurozona di “raccogliere tutti i benefici delle misure di politica monetaria, portando a una crescita economica maggiore e sostenibile e rendendo l’economia più forte di fronte agli shock”.
F.M.R.
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