Bene. Dopo gli anni bui della recessione a vedere rosa, e stavolta in prospettiva, è la stessa Istat. L’Italia sembra essere tornata in piena salute. “L’economia chiarisce l’istituto – mantiene un profilo espansivo”. Ma entriamo nel merito. Nella sua nota nota mensile, la centrale di statistica cristallizza la situazione dei conti nazionali nel periodo immediatamente precedente le ultime consultazioni elettorali. L’indicatore anticipatore, spiegano gli analisti, rimane “stabile su livelli elevati” confermando il mantenimento di uno scenario macroeconomico favorevole.
Nel quarto trimestre 2017 il Pil dicono gli analisti, è aumentato dello 0,3%. Per quanto l’incremento sia più basso rispetto ai trimestri precedenti, la crescita è stata sostenuta sia da domanda estera netta che da investimenti.Ma le novità più importanti riguiardano il futuro.
Le tendenze per i prossimi mesi “mantengono un orientamento positivo”: nel quarto trimestre “gli ordinativi dell’industria hanno manifestato segnali positivi (+3,6% rispetto al trimestre precedente). A gennaio 2018, il commercio estero verso i paesi extra-Ue ha registrato una contrazione” anche se “si conferma la maggiore vivacità delle esportazioni rispetto alle importazioni (rispettivamente +3,2% e +1,5% al netto dell’energia le variazioni congiunturali)”. Ma anche sul fronte dell’occupazione i segnali non sono poi da buttare via.
Stabili gli indicatori del mercato del lavoro. Nel trimestre novembre-gennaio il tasso di occupazione è “stazionario rispetto al trimestre precedente” mentre “diminuisce il tasso di disoccupazione (-0,1%) e aumenta quello di inattività (+0,1%)”.
Per quanto riguarda i prezzi, l’Istat osserva una decelerazione dell’inflazione dopo tre mesi di stabilità: “L’indice dei prezzi al consumo (NIC) ha mostrato un tasso tendenziale (+0,6%) di tre decimi inferiore rispetto al trimestre novembre-gennaio”. Questo rallentamento sarebbe “determinato dalla dinamica delle voci maggiormente volatili”. L’inflazione di fondo ha evidenziato “un moderato aumento (+0,7%; +0,6% in gennaio) e per la prima volta da dicembre 2016 si è attestata su ritmi superiori a quelli dell’inflazione totale”.
Bene anche la core inflation, il cui incremento “è da imputare alla componente dei servizi (+0,8% rispetto il precedente +0,6%)” mentre per i prezzi dei beni industriali non energetici “la variazione annua è ritornata appena negativa”.
In previsione, l’inflazione è attesa su ritmi abbastanzamoderati: “in febbraio le aspettative delle imprese manifatturiere per i prossimi tre mesi delineano solo un cauto recupero dei prezzi, con un modesto aumento del saldo tra intenzioni di aumento e diminuzioni dei listini di vendita. Tra i consumatori, tornano a prevalere, per i prossimi dodici mesi, le aspettative di prezzi stabili o in diminuzione”.
A febbraio l’indice del clima di fiducia dei consumatori è rimasto sostanzialmente stabile, anche a seguito di un peggioramento delle aspettative sulla situazione economica del Paese e sulla disoccupazione. Un dato “bilanciato dal miglioramento sia dei giudizi sia delle aspettative sulla situazione economica familiare”.
Sempre nello stesso periodo “l’indice composito del clima di fiducia delle imprese si è attestato sui livelli dei mesi precedenti, con un peggioramento limitato ai giudizi delle imprese del commercio al dettaglio”.
In particolare riprendono a migliorare i giudizi sugli ordini nella manifattura e in misura più accentuata le attese sull’occupazione nelle imprese di costruzioni”.
Il percorso di ripresa resta comunque lungo e delicato. Una realtà di cui i nuovi equilibri politici dovranno necessariamente tenere conto sia nella scelta della compagine governativa che per le scelte generali di strategia e programmazione.
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