Mancano poche ore alla partenza di papa Francesco per la più grande delle isole caraibiche, Cuba, dove il Pontefice si tratterrà sino a martedì 22 settembre. L’isola è di nuovo in fermento, dopo il primo viaggio apostolico di Bergoglio nel maggio scorso, la terza volta di un papa ma la prima dopo che gli Usa hanno finalmente deciso di interrompere l’embargo commerciale, economico e finanziario imposto al Paese all’indomani della rivoluzione castrista.
Bergoglio è benvoluto anche perché considerato un ‘fratello’ perché rivoluzionario come loro. A lui i cubani sono grati soprattutto per aver agevolato il dialogo e il disgelo con gli Stati Uniti. Grati e affascinati, tanto da avere dichiarato Raul Castro, al potere dal 2008 successivamente all’abdicazione del fratello Fidel, dopo un lungo colloquio privato con Francesco che avrebbe ricominciato a pregare e sarebbe tornato alla Chiesa cattolica.
A Cuba dove l’ateismo di Stato è stato abolito nel 1992 e dove la libertà religiosa è garantita dalla Costituzione, il 60% della popolazione è cattolica. Era quindi prevedibile che il video messaggio che il Pontefice ha inviato come anticipo della sua visita, ha avuto una grande risonanza.
Terminata la visita a Cuba, Francesco si trasferirà negli Usa dove il 24 settembre, per la prima volta nella storia, parlerà a una sessione congiunta del Congresso. Con Barack Obama l’incontro sarà utile anche per continuare il dialogo intrapreso durante la visita del presidente americano in Vaticano ,nel marzo 2014. Il loro dialogo sarà incentrato su valori condivisi e impegni rispetto ad una vasta gamma di temi, tra cui la cura per i marginalizzati e i poveri, lo sforzo di promuovere le opportunità economiche per tutti, essere buoni custodi dell’ambiente, proteggere le minoranze religiose e promuovere la libertà religiosa nel mondo, l’accoglienza e l’integrazione di immigrati e rifugiati nelle nostre comunità.
Dai documenti ‘confidenziali’ dell’amministrazione Usa emerge piena sintonia con gli obiettivi di Papa Francesco. Sui temi comuni, lotta alla povertà e alla fame, ambiente, guerra in Siria, negoziato di pace fra israeliani e palestinesi, Cuba, traffico degli esseri umani, c’è ampia disponibilità di collaborazione.
«Fin dalla sua elezione nel marzo del 2013 – dice il documento sulla lotta a povertà e diseguaglianza economica – Papa Francesco ha attirato l’attenzione del mondo con il suo stile unico di leadership, ovvia umanità ed empatia, devozione verso i poveri. Pur rinforzando l’insegnamento tradizionale della Chiesa, ha chiarito che l’attenzione per i temi sociali caldi come l’aborto e i matrimoni gay non dovrebbe oscurare altre preoccupazioni pastorali, inclusa la cura per i poveri, i malati ed i bisognosi». Ecco dunque il primo terreno di intesa: un papa che cambia le priorità, mettendo i cosiddetti «temi della vita» quanto meno sullo stesso piano delle altre preoccupazioni sociali, condivise in pieno dalla Casa Bianca. A questo proposito, il rapporto ricorda l’esortazione apostolica «Evangeli Gaudium», che sollecita «l’eliminazione delle cause strutturali della povertà, e denuncia un sistema finanziario che governa, piuttosto che servire». I consiglieri di Obama notano che «alcuni osservatori hanno visto questo documento come una sfida agli eccessi del capitalismo», ma demoliscono le accuse di marxismo: «Le visioni del Papa sull’economia sono radicate in millenni di dottrina cattolica. Il benessere umano è determinato dalle scelte morali, e la Chiesa deve sempre concentrarsi sulla difesa dei poveri». Questa enfasi sulla «dignità umana» «è comune vernacolo cattolico, ma Francesco la tocca in modi che colpiscono. Dà l’esempio personale». In tutto questo, però, il Santo Padre attinge alla tradizione, dal «Compendium of Social Doctrine» pubblicato da Giovanni Paolo II nel 2004, fino a «The Church in the Modern World» del 1966
Sull’ambiente la Casa Bianca nota che il Vaticano vede la sua protezione come «obbligo morale», e spera molto nella nuova enciclica, poi aspramente criticata dai conservatori Usa. «La Santa Sede considera fortemente collegati l’ambiente e le preoccupazioni di politica economica, e la prossima esortazione apostolica di Papa Francesco attirerà l’attenzione su questa connessione. Il Vaticano ha pubblicamente riconosciuto i seri e potenzialmente irreversibili effetti del riscaldamento globale».
Sulla Siria i consiglieri di Obama condividono l’approccio che parte dall’aiuto verso le persone per sottrarle all’estremismo, e sul Medio Oriente il sostegno per «negoziati diretti e soluzione del conflitto nel quadro di due stati sovrani. Papa Francesco ha parlato in varie occasioni in supporto degli sforzi degli Stati Uniti per riavviare i colloqui», condotti per mesi con grande determinazione dal segretario di Stato cattolico John Kerry.
La convergenza è molto forte anche nella lotta al traffico di esseri umani, «moderna forma di schiavitù» esplosa poi nel fenomeno delle migrazioni, le iniziative contro la fame, la persecuzione delle minoranze religiose. «Francesco ha dimostrato la capacità di catturare l’attenzione di cattolici e non sulla scena globale. Nelle situazioni di conflitto continuerà ad essere una voce per la riconciliazione. La preoccupazione per le persecuzioni dei cristiani spingerà la Chiesa verso politiche pragmatiche. Dove la libertà religiosa è ristretta, come in Cina, Francesco cercherà opportunità pastorali per raggiungere i fedeli senza scontri». Molta parte di questa agenda è già realtà; il resto verrà discusso la settimana prossima a Washington.
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