Lo ha fatto Michelle Obama l’anno dell’insediamento alla Casa Bianca, nella prima visita ufficiale a Roma. Una cena all’insegna dei sapori della cucina romana nel ristorante ‘Maccheroni’, con assaggi dei primi piatti tipici: pasta alla gricia, carbonara, lasagna. Ma neanche del buon vino rosso è riuscito a farle digerire tutto quel ben di dio. Motivo per cui al termine del lauto pasto Michelle non esitò a chiedere la sua doggy bag con gli avanzi della cena. E’ un’abitudine che diversi personaggi conosciuti al pubblico non disdegnano – sembra che anche la cantante Rihanna è uscita da un prestigioso ristorante di Santa Monica esibendo una bottiglia di Sassicaia -.
Ma l’abitudine di portare con sé ciò che non si è consumato piace poco. In particolare, non ha ancora contagiato capillarmente i Paesi dove gli sprechi nella ristorazione sono notevoli e gridano vendetta al cospetto dei dei poveri.
Ora è tempo di dire “Basta sprechi. E’ tempo di costringere i ristoranti a proporre un ‘doggy bag’ ai loro clienti”: questo il senso dell’emendamento approvato in Francia dalla commissione per lo Sviluppo sostenibile dell’Assemblea Nazionale, che punta ad un consumo più etico e responsabile degli alimenti.
Secondo gli studi, gli sprechi di cibo sono cinque volte più elevati al ristorante che in casa (157 g a persona per ogni pasto). Proprio questo risultato ha indotto i membri della commissione a rimboccarsi le maniche per legiferare in materia. Obiettivo della proposta, che deve ancora passare al vaglio della commissione economica e poi in plenaria al Palais Bourbon, è obbligare bar, bistrot e ristoranti a mettere a disposizione dei clienti una ‘doggy bag’ per riportare gli avanzi di cibo (o bevande) a casa. Ipotesi che non sembra entusiasmare gli addetti ai lavori.
Viene legittimata in questo modo la richiesta, molto spesso non avanzata per pudicizia, al cameriere di riporre in un confezione da portare a casa ciò che abbiamo lasciato nel piatto, in una serata a cena fuori.
In realtà, il provvedimento rientra in un disegno legislativo più ampio per combattere lo spreco alimentare, che è iniziato a maggio dell’anno scorso quando per i supermercati d’oltralpe con una superficie superiore ai 400 metri quadrati è scattato l’obbligo di donare agli enti del terzo settore i prodotti in scadenza o invenduti altrimenti destinati a confluire tra i rifiuti. In caso di mancata ottemperanza della nuova norma la multa prevista arriva fino ai 75mila euro. In alternativa è prevista la detenzione fino a 2 anni.
L’obiettivo dichiarato del governo francese è quello di dimezzare entro il 2025 lo spreco alimentare, che per il settore ristorazione del Paese equivale a circa un milione di tonnellate all’anno.
Per quel che riguarda i ristoranti i più riottosi fanno notare come nella lingua francese – la Francia notoriamente rifiuta i termini derivanti da altre lingue – non esiste neanche una parola che possa indicare la doggy bag. Ingloriosi anche i numeri: un sondaggio ha svelato che il 70% dei francesi non ha mai chiesto di portare a casa il cibo avanzato al ristorante.
E, in Italia? Secondo un sondaggio Coldiretti, un italiano su cinque è d’accordo con l’iniziativa del doggy bag per non buttare gli avanzi nella spazzatura. Oltre il 25% degli italiani ritiene invece che usare una doggy bag sia “da maleducati, da poveracci e volgare” . E, comunque, si vergogna comunque a richiederla. Il 12% la richiede raramente, il 15% non saprebbe che farsene, mentre il 28% non lascia alcun avanzo quando va a mangiare fuori.
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