Chi ha vinto le elezioni regionali in Francia? L’aritmetica sembra dare ragione al centrodestra: delle tredici regioni europee, i candidati dell’ex presidente Nicolas Sarkozy ne hanno vinte sette. Ma fino a due settimane fa – prima che il Front National di Marine Le Pen stravincesse il primo turno spaventando tutte le altre forze politiche – i sondaggi li davano in vantaggio molto più largo: si prevedeva che ai gaullisti andassero almeno dieci regioni, a causa dell’impopolarità del presidente della repubblica François Hollande, che prima degli attentati del 13 novembre a Parigi aveva toccato il massimo storico.
A conti fatti, è chiaro che il centrodestra non sarebbe dov’è oggi senza la provvidenziale trasfusione di voti decisa dalla sinistra, che ha ritirato i propri candidati nelle due regioni dove l’estrema destra era più forte. La manovra – perfettamente riuscita – ha suscitato le vivissime critiche di Marine Le Pen, che ha denunciato “intimidazioni e manipolazioni”.
Secondo molti esponenti del centrodestra, il responsabe di questo risultato sotto le aspettative è proprio l’ex presidente, reo di aver mantenuto troppo a destra l’asse della campagna elettorale nel tentativo di intercettare gli elettori del FN anziché i tanti delusi dalla sinistra.
In Francia nel 2017 sono in programma le elezioni presidenziali, e l’anno prossimo il centrodestra sceglierà il suo candidato con le primarie. Fino a due settimane fa Sarkozy era l’uomo da battere, ma dalle urne delle regionali escono rafforzati i suoi concorrenti, come il navigatissimo Laurent Juppé. A sfavore dell’ex presidente giocano anche le dichiarazioni di ex fedelissimi come Nathalie Kosciusko-Morizet, che ha sconfessato la dottrina Sarko dichiarandosi “molto contenta che gli elettori non abbiano applicato il principio del ‘né fronte repubblicano, né Front national’”.
La sconfitta dell’estrema destra, che nei numeri è stata netta, va invece ridimensionata. Il FN è stato sconfitto in tutti ballottaggi, ma ha triplicato il numero di consiglieri regionali da 118 a 358, ha ottenuto il risultato migliore della sua storia anche in termini di numero dei voti espressi (oltre 6,7 milioni), e ha costretto tutti a prendere atto che per sconfiggerlo c’è stato bisogno di un patto trasversale alle divisioni di partito. Patto che è stato rapidamente definito “contronatura”, ma non è inedito né in Francia né altrove: socialisti e gaullisti si erano già accordati quando Jean-Marie Le Pen aveva raggiunto il ballottaggio per la presidenza della Repubblica, nel 2002. Ci sono poi vari precedenti europei in cui forze di sinistra appoggiano governi di centrodestra, ad esempio le varie “grandi coalizioni” che si sono succedute in Germania negli ultimi anni.
La “vittoria morale” rivendicata dal FN sarà messa alla prova alle presidenziali, dove Marine Le Pen è la leader più sicura della sua candidatura. Allora si capirà se il suo successo è stato estemporaneo o se davvero, come ipotizzano alcuni commentatori, il sistema politico francese si stia ristrutturando in senso tripolare, spostando l’asse politico verso destra.
Il risultato più inaspettato di queste regionali sembra essere invece quello della sinistra: anche se hanno perso la partita dei numeri, i socialisti hanno vinto cinque regioni, cui si può aggiungere la Corsica – andata agli autonomisti da loro appoggiati –, ma soprattutto, ritirandosi dal secondo turno, hanno permesso al centrodestra di prevalere in due regioni (Piccardia-Nord-Pas de Calais e Provenza-Alpi-Costa azzurra) che altrimenti sarebbero state appannaggio del FN.
Con il ruolo di rappresentante dello Stato super partes scelto dal presidente Hollande, il protagonista della campagna è stato il premier Manuel Valls, che si è comportato in modo spregiudicato e ha anche forzato le regole del gioco democratico – soprattutto evocando lo spettro della guerra civile in caso di vittoria dell’estrema destra – ma alla fine ha vinto la scommessa di rivendicare il ruolo del kingmaker, la minoranza determinante nella coalizione. Anche dopo l’annuncio dei risultati Valls è rimasto calato nella parte di baluardo contro il “pericolo dell’estrema destra”: “Nessun trionfalismo questa sera, nessun messaggio di vittoria” – ha dichiarato – “non dobbiamo dimenticare il risultato del primo turno delle elezioni”.
Per recuperare voti, il segretario generale del Partito socialista Jean-Christophe Cambadélis ha chiesto al governo una “virata a sinistra”. Hollande, però, potrebbe altrettanto bene decidere di mantenersi in disparte dalle lotte politiche. La palla è passata nel campo dei républicains, e le loro divisioni interne potrebbero rilanciarlo come alternativa credibile della Le Pen alle presidenziali.
Filippo M. Ragusa
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