Furbetti del cartellino: via entro 30 giorni

“Serve il licenziamento immediato per chi viene scoperto a timbrare il cartellino e poi se ne va, e se il dirigente non procede, va mandato a casa anche lui”. Queste le parole di venerdì sera del premier Matteo Renzi.

Il dipendente assenteista, sospeso entro due giorni. All’oggi, l’iter per mandare a casa il dipendente è di circa 100 giorni. Così ce ne vorrebbero invece solo due: il “furbetto” verrebbe sospeso senza stipendio e dopo 30 giorni sarebbe licenziato.

“Non parliamo di fannulloni ma di truffatori”, rincara il premier. Quindi,  se i dirigenti omettono, il reato diventa penale e anche loro rischiano il licenziamento.

Non solo. Per chi timbra con l’inganno, la Corte dei Conti può decidere di procedere con una multa per danni contro d’immagine contro l’amministrazione statale.

E di danni, soprattutto recentemente, i “furbetti del cartellino” ne hanno fatti parecchi.  A Sanremo sono scattate le manette per una coppia e altre 41 persone coinvolte. Nei video della Guardia di Finanza si vede la moglie dell’uomo che timbra in vestaglia il cartellino del marito e addirittura un vigile urbano che timbra in mutande.

Ma anche a Roma le cose non vanno meglio. I Carabinieri del Nucleo operativo di Roma Eur hanno arrestato 9 dipendenti, tra i 43 e i 65 anni, tutti impiegati nel Museo nazionale delle Arti tradizionali popolari di Roma. Tutti arrivavano al lavoro, timbravano il cartellino per sé e per altri che nemmeno si presentavano (uno è stato arrestato lo scorso anno  in località diversa da luogo di lavoro dove, da timbratura, risultava presente). poi uscivano  chi per dare una mano nel negozio del marito, chi per fare qualche puntata di gioco in un centro per scommesse sportive.  Per loro è arrivata la sospensione per un anno. Le accuse sono di falsità materiale e falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici, truffa ai danni dello Stato (per alcuni con l’aggravante di aver commesso il fatto per conseguire il profitto di un altro reato e con la violazione dei doveri di una pubblica funzione), false attestazioni e certificazioni.