Il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni e il ministro del Lavoro Giuliano Poletti hanno firmato oggi il Memorandum d’intesa sul reddito d’inclusione a palazzo Chigi.
Entrambi hanno ringraziato l’Alleanza contro la povertà, il gruppo di pressione – che include Acli, Caritas, Save the Children e decine di altre associazioni e organizzazioni, ma anche comuni, regioni e sindacati – formato nel 2014 per promuovere una politica nazionale contro l’indigenza.
“Lasciatemi esprimere soddisfazione perché oggi si suggella un lavoro importante”, ha detto Poletti.
All’Alleanza contro la povertà va il merito di aver posto al centro dell’agenda del parlamento la povertà, agendo anche sul fronte culturale perché per combattere la povertà bisogna riconoscerla.
“Il reddito di inclusione per due milioni di persone è un impegno per la dignità e la libertà dal bisogno”, ha dichiarato il premier Gentiloni. Firmare il memorandum “è un primo risultato, ma è la prima volta che l’Italia si dota di uno strumento universale”. Il prossimo passo sono i decreti attuativi, che il governo adotterà “entro fine mese”.
La crisi che abbiamo attraversato, la più grave dal dopo-guerra, ci ha lasciato un incremento della povertà, ci sono 1,5 mln di famiglie povere. Chi governa deve riconoscere il problema e tra i meriti dell’Alleanza c’è il merito di aver alimentato un atteggiamento esigente verso questo problema.
Il reddito d’inclusione sarà finanziato con un fondo da due miliardi di euro, “ma è una misura strutturale che quindi andrà a crescere”, aggiunge il capo del governo, e “interesserà circa 2 milioni di persone, tra cui 7-800 mila minori”.
“Il trasferimento monetario è semplice”, commenta Poletti, “ma è più complesso costruire un percorso per queste famiglie che faticano a uscire da questa condizione”.
Nell’indagine Noi Italia 2017, che raccoglie dati del 2015 e del 2016, l’Istat ha scritto che l’11,5% degli italiani vive in condizioni di “grave deprivazione”: “Il nostro Paese supera di 3,4 punti percentuali la media europea attestandosi al 9° posto tra i paesi con i valori più elevati”.
Il 6,1% delle famiglie – oltre 4,5 milioni di persone – vive in condizioni di povertà assoluta. Importante il divario tra centro-nord e sud Italia: “In Italia la diseguaglianza, misurata in termini di concentrazione del reddito, è più elevata in Sicilia e più bassa nelle regioni del Nord-est”.
Tra i 28 Stati UE, l’Italia è al decimo posto per concentrazione del reddito, a pari merito con il Regno Unito. Il valore dell’indice per i due Stati è 0,324, poco sopra la media europea (0,310).
F.M.R.
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