La corsa sfrenata di David Luiz dopo la punizione del 2-0
La semifinale di martedì 8 luglio, a Belo Horizonte, vedrà di fronte Germania contro Brasile, che messe assieme fanno 8 titoli mondiali. Come prevedibile, la Coppa del Mondo delle grandi sorprese e del grande equilibrio si sta risolvendo nella solita apoteosi della tradizione. Non ruberanno l’occhio, non incanteranno i palati fini, ma alla stretta finale loro ci sono sempre o quasi. Per la Germania si tratta della 14° semifinale ( o 13° a seconda di come si consideri la seconda fase a gruppi di Argentina ’78) della storia nonchè 4° consecutiva. Tutti primati. Per Scolari, il Ct brasiliano, è la 3° semifinale su 3 tentativi (vincitore nel 2002 con la Seleçao, 4° nel 2006 con il Portogallo). Solo Helmut Schoen meglio di lui (sempre considerando Argentina ’78). Guarda caso un tedesco.
Hummels ha appena staccato di testa: Lloris è battuto
Nel pomeriggio, al Maracanà, andava in scena un classico, Germania-Francia. E classico è stato anche il risultato finale, la vittoria dei tedeschi. Remake in salsa brasiliana delle semifinali di Spagna ’82 (lì però i tedeschi non vinsero ma passarono ugualmente ai rigori) e Mexico ’86. Germania disco rosso per i “coqs”, dunque. Eppure in molti alla vigilia di questo quarto di finale si erano lanciati in pronostici favorevoli ai transalpini. Squadra giovane, veloce e con una buona dose di talento individuale, quella di Deschamps. Di sicura prospettiva e un buon gruppo su cui lavorare per i prossimi Europei che i francesi ospiteranno. Del futuro, invece, non si curano più di troppo in casa teutonica. Loro, una squadra compatta, solida, affidabile e con un giusto mix tra gioventù ed esperienza ce l’hanno già. E si è visto.
La Francia non era partita neppure malaccio con Griezmann che combina con Benzema ma Hummels, recuperato all’ultimo, ferma tutto. La Germania che Loew ha disegnato in modo inedito con Khedira in campo dall’inizio, Lahm riportato sulla fascia e Klose davanti a far la boa con Mueller a fargli da suggeritore, inizia molto guardinga ma, al primo affondo, passa su palla inattiva: punizione calciata da Kroos e Hummels (sarà il migliore in campo non solo per il gol) che incorna in avanzamento bruciando sul tempo Varane. La partita si incanala sui binari preferiti dai tedeschi che controllano senza particolari affanni per una buona mezzora ma qui assurge agli onori delle cronache l’altro grande protagonista del successo tedesco: il portiere Neuer, bravissimo prima su Valbuena e, poco prima dell’intervallo, su Benzema, assistito da un Pogba fin lì molto ai margini. Da segnalare anche un rigore per trattenuta di Klose non concesso dall’argentino Pitana che, nella ripresa, soprassederà su un altro penalty in area opposta su Griezmann.
La ripresa si apriva con una Francia finalmente aggressiva e, francamente, per lunghi tratti è sembrato che il pareggio fosse nell’aria. In particolare è sulla fascia sinistra dove imperversa Griezmann che la Francia mette i brividi alla Germania che rincula, serra i ranghi dietro, barcolla, soffre ma non concede occasioni pulite ai rivali. Anzi, con l’ingresso in campo di Schuerrle, da molti dato per partente nell’undici iniziale, vanno molto più vicini al raddoppio che non i francesi al pari. Mueller e lo stesso Schuerrle sfiorano il 2-0 e poi, nella stessa azione, una palla “ciccata” maldestramente dal primo viene spedita dal secondo addosso a un Lloris che non crede a tanta grazia. L’ultimo sussulto lo regala Benzema ma Neuer respinge la bordata semplicemente alzando il braccio destro. Senza muoversi nè fare una piega. L’emblema di una Germania che non incanta ma che trasuda salute (nonostante i numerosi infortuni prima e durante il Mondiale, gli attacchi febbrili accusati per il condizionatore troppo forte in albergo e i trenta minuti in più degli avversari nell’ottavo con l’Algeria) ed è incredibilmente sicura di sè. Perchè come spiegava il grande attaccante inglese Gary Lineker: “Il calcio è un gioco semplice: si gioca in 22 e alla fine vincono sempre i tedeschi“. Magari non sempre, aggiungiamo noi, ma la zona-podio ha un abbonato fisso.
Corsa verdeoro: Thiago Silva ha appena aperto le marcature
In serata, l’atteso derby sudamericano Brasile-Colombia con i brasiliani, partiti per molti come i favoriti del Mondiale, che non si sentivano più tanto tali. E a ragione. Perchè questa Colombia aveva mostrato sin qui un calcio decisamente migliore. Ma non in questa occasione. Sopraffatta dall’importanza della posta in palio, i “cafeteros” hanno fatto cilecca nel momento più importante. E se è vero come recitava il buon Gianluca Vialli che “quando il gioco si fa duro i duri cominciano a giocare“, ecco manifestarsi il vero Brasile. Nulla a che spartire con il “jogo bonito” o con il “fùtebol bailado” tanto decantati da queste parti, ma almeno l’intensità vista 12 mesi orsono nella vittoriosa campagna di Confederations Cup, quella sì si è vista. E in abbondanza. Senza lo squalificato Luiz Gustavo, Scolari riportava in mediana Paulinho al fianco di Fernandinho, sostituiva un deludente Dani Alves con Maicon, all’esordio in Brasile2014, e, vuoi per il lavoro della psicologa Brandao, vuoi per la carica che il Ct deve aver infuso ai suoi nell’immediata vigilia, presenta un Brasile tatticamente identico alle precedenti uscite (4-2-3-1) ma profondamente rinnovato nello spirito. Quello della Confederations, appunto. Una squadra poco brasileira ma molto muscolare. Tedesca, se vogliamo, tanto per rimanere in tema di grandi potenze tradizionali. E i fini palleggiatori colombiani sono andati subito in sofferenza, asfissiati dal ritmo indiavolato e dal furore agonistico dei padroni di casa. Immediatamente aggressivi, soprattutto sulla corsia di destra dove Maicon e Neymar hanno messo alla frusta il lento centrocampo dei ragazzi di Pekerman. E il tecnico argentino della Colombia non sarà andato a dormire con la coscienza esattamente linda. Azzardare in un frangente così importante un Guarìn fuori condizione (e posizione), non a caso impiegato con il contagocce nelle altre uscite e preferire a Jackson Martìnez nell’ordine Gutièrrez, Ramos e Bacca non si spiega se non con un feeling con l’attaccante del Porto che non dev’essere dei migliori.
David Luiz indica al pubblico James Rodriguez per il meritato tributo di applausi
La partita trova subito il suo indirizzo già al 6′ con la rete, a seguito di angolo, di Thiago Silva appostato sul palo lungo: Sanchez perde di vista l’ex Milan che, di ginocchio, segna indisturbato per l’esplosione del “Castelao” di Fortaleza. E’ il prologo ad un primo tempo in cui in campo si vede una squadra sola: quella in maglia gialla (la Colombia, per l’occasione, veste di rosso). E solo l’eccessiva frenesia degli avanti brasiliani impedisce loro di avere la lucidità necessaria per archiviare la pratica già nella prima frazione. Anche Hulk sembra avere l’argento vivo addosso, fa movimento perpetuo e sfiora anche due reti. E la Colombia? Un tiro a lato di Cuadrado e un contropiede in superiorità numerica vanificato dallo stesso esterno della Fiorentina. In ombra James Rodriguez anche perchè attorno ha il deserto oppure avversari che lo randellano per bene. E l’arbitro Velasco Carballo, sin troppo ligio alle indicazioni della Fifa (non ammonire nei primi 30′ se non in presenza di interventi da codice penale) dimentica il cartellino in tasca. Tra brasiliani e colombiani mancano all’appello almeno tre cartellini.
David Luiz consola James Rodriguez
Nella ripresa, il Brasile cala vistosamente ma non c’è la corrispondente reazione della Colombia che prende in mano il pallino ma non fa male davanti. Si procede così fino al 69′ quando David Luiz, l’altro difensore centrale, batte un Ospina non proprio irreprensibile con una punizione dai 28 metri calciata di interno. La palla è ben indirizzata ma non velocissima. Si poteva prendere. La Colombia, spalle al muro, rompe gli indugi e tenta l’assalto della disperazione ma lo sforzo partorisce solo una rete giustamente annullata a Yepes in mischia (due colombiani in fuorigioco) e un rigore realizzato da James Rodriguez che sale così a quota 6 reti e vede crescere le sue possibilità di chiudere con il titolo di capocannoniere. Il penalty viene correttamente concesso da Carballo per l’atterramento di Bacca da parte di Julio Cesar e giusta è anche la sanzione per l’estremo difensore verdeoro: giallo e non rosso perchè David Luiz aveva rimontato l’attaccante del Siviglia per cui niente chiara occasione da gol. La partita termina con tanta paura per i brasiliani che non esitano a sparacchiare palloni in avanti o addirittura in tribuna e con un episodio che finirà con il condizionare l’intero torneo: Zuniga colpisce duro alla schiena Neymar. L’asso brasiliano esce in lacrime e in barella. Ricoverato presso una clinica privata, il referto è raggelante: frattura vertebrale e Mondiale finito. Festa brasiliana rovinata.
Neymar esce in barella e in lacrime: frattura vertebrale e Mondiale finito
Pensare ora ad un Brasile in grado di affrontare alla pari la Germania senza la sua unica vera stella e senza Thiago Silva (giallo evitabile, era in diffida) con Dante al suo posto, è molto più di un azzardo.
Torna a casa, invece, la Colombia: squadra bella, ma ancora agonisticamente tenera. Come tenerezza hanno suscitato le lacrime al fischio finale di James Rodriguez e bello è stato l’abbraccio consolatorio di David Luiz che lo ha voluto indicare al pubblico per un doveroso tributo di applausi. Il 10 colombiano è un campione e li merita tutti. Ha perso ma esce con l’onore delle armi.
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