Nuovi scontri a Gerusalemme fra polizia israeliana e manifestanti palestinesi in occasione di Rosh ha-Shana, il capodanno del calendario liturgico ebraico.
Anche oggi, come negli ultimi tre giorni, teatro degli scontri nel cuore della città è stato quello che gli ebrei chiamano Monte del Tempio e i musulmani Spianata delle Moschee, la collina sulla quale sorgeva il Tempio ebraico di Salomone – distrutto dai romani nel 70 d.C. – e dove oggi si ergono due degli edifici più sacri del mondo islamico, la moschea al-Aqsa e la Cupola della Roccia.
A scatenare gli scontri – sostiene Luba Samri, portavoce della polizia dello stato ebraico – sarebbe stato un lancio di oggetti da parte dei manifestanti asserragliati nella moschea al-Aqsa: la polizia sarebbe intervenuta “per porre fine alle violenze e ripristinare l’ordine”. Il fine dei dimostranti, prosegue la portavoce, sarebbe stato “creare violenze in occasione del capodanno ebraico”.
I musulmani rispediscono le accuse al mittente: l’agenzia di stampa palestinese Maan parla di “nuovo assalto” alla moschea da parte della polizia israeliana, e dal mondo islamico parte una levata di scudi contro la presenza di forze dell’ordine armate nell’area sacra, amministrata da oltre ottocento anni dalla stessa fondazione pia islamica, il Waqf di Gerusalemme.
Da quando Israele occupa Gerusalemme est, nel 1967, al Waqf è stato permesso di tornare a gestire gli affari dell’area sacra, e il permesso di pregare sulla Spianata è stato concesso solo ai musulmani per motivi di ordine pubblico: ai fedeli ebrei è invece riservata l’area del Muro del pianto, un tratto di muro perimetrale del Tempio di Salomone ai piedi della collina.
Proteste e scontri sulla Spianata si svolgono con preoccupante regolarità da quando le autorità israeliane hanno iniziato a schierare cordoni di polizia armata a protezione delle comitive di turisti, che accedono alla sommità della collina attraverso la porta Mughrabi (in arabo Bab al-Maghariba, “porta dei Marocchini”, dagli originari abitanti del quartiere vicino, costruito nel XII secolo).
In effetti, è già capitato che ad organizzare le visite alla Spianata fossero esponenti di organizzazioni ultrasioniste che vorrebbero promuovere il ritorno dei fedeli ebrei sul sito dove sorgeva il Tempio. La circostanza preoccupa l’opinione pubblica islamica, soprattutto dopo i recenti sviluppi nella politica israeliana che hanno portato simpatizzanti della destra religiosa ultrasionista a occupare poltrone chiave a Tel Aviv. Da parte loro, gli israeliani sono preoccupati che la sassaiola si riveli contagiosa e sfoci in una terza intifada – i precedenti risalgono al 1987 e del 2000 –, cioè in una rivolta generale dei palestinesi.
Da chiunque sia partita la provocazione, sta di fatto che negli ultimi tre giorni dalla moschea sono stati lanciati sassi, mattoni e petardi verso la polizia che scortava i turisti. Sarebbe stata proprio una molotov partita dall’interno a generare un principio d’incendio in moschea, prontamente domato dal personale del Waqf.
“Israele è responsabile di un’escalation che può portare a un conflitto – ha commentato Sami Abu Zuhri, portavoce di Hamas, da Gaza – il mondo deve riuscire a frenarla prima che la situazione esploda”.
A favore dei palestinesi si è schierato Recep Tayyip Erdogan. Il presidente della Turchia, Stato laico governato da anni da un partito religioso ed ex-alleato numero uno di Israele in Medio Oriente, ha parlato di “violazione della sacralità di al-Aqsa”.
Più duro del solito il re di Giordania Abdullah II – che ha fra i suoi titoli quello puramente formale di “custode dei luoghi santi di Gerusalemme”, ma anche quello più concreto di garante degli accordi in materia fra israeliani e palestinesi – che ha minacciato “contromisure” sulle “relazioni fra Giordania e Israele” in caso di “ulteriori provocazioni”.
Al loro fianco c’è anche l’Arabia Saudita: il ministro degli Esteri Adel al-Jubeir ha accusato il “nemico sionista” di “volersi impossessare della moschea al-Aqsa”.
Gli USA tentano una difficile equidistanza: un comunicato del Dipartimento di Stato “condanna con fermezza ogni violenza sulla Spianata delle Moschee/Monte del Tempio”, invitando “ogni parte” a “esercitare il massimo della prudenza”.
F.M.R.
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