22 maggio, Giornata internazionale della biodiversità. L’UICN lancia l’allarme per le specie animali e vegetali in grave pericolo.
L’Unione internazionale per la conservazione della natura (UICN), in occasione della giornata internazionale della biodiversità voluta dall’ONU, lancia l’allarme di pericolo e rischio estinzione di diverse specie animali.
Inquinamento, riscaldamento globale, eccessi di pesca, degrado degli habitat, allevamenti eccessivi, pesticidi e chi più ne ha, più ne metta, incidono sulla moria di tantissime specie animali già a rischio estinzione definitiva.
La scelta dell’ONU quest’anno è caduta sull’ecosistema delle isole, in particolar modo le più piccole, in cui vive circa un decimo della popolazione mondiale. Un habitat considerato tra i più vulnerabili ai mutamenti climatici, basti pensare alla fragilità delle barriere coralline.
In Italia, nel solo ambiente marino, su 672 specie esaminate, 6 si sono estinte (oltre alla gru cenerina la quaglia tridattila, il gobbo rugginoso, il rinolofo di Blasius, lo storione e lo storione ladano), 161 sono gravemente minacciate di estinzione e 49 in pericolo.
Il fenomeno del dissesto idrogeologico è in aumento, al ritmo di 8 m2 al secondo. Negli ultimi tre anni – affermano gli esperti italiani – abbiamo divorato un’area di 720 km2, grande come cinque capoluoghi di regione, Milano, Firenze, Bologna, Napoli e Palermo, perdendo così la capacità di trattenere 270 milioni di tonnellate d’acqua. Il 7,3% del territorio è ormai da considerare perso. La cementificazione – si legge inoltre nel rapporto – ha comportato tra il 2009 e il 2012 l’immissione in atmosfera di 21 milioni di tonnellate di CO2, valore pari a 4 milioni di utilitarie in più, l’11% dei veicoli circolanti nel 2012”.
In Europa, la situazione più grave è nel Mediterraneo, dove rischiano il 21% delle specie valutate in Spagna, il 15% in Portogallo e il 14% in Grecia.
Il biologo di Harvard Edward Owen Wilson più di un decennio fa ha quantificato in 30 mila specie l’anno la perdita di biodiversità terrestre.
La compromissione delle diverse specie animali danneggia gli ecosistemi e anche l’economia. Secondo l’Ocse, i danni causati dalla perdita della biodiversità, da qui al 2050, sono stimabili tra i 2 e i 5 trilioni di dollari all’anno.
L’incremento e la diffusione delle aree urbane e delle relative infrastrutture – aggiungono gli esperti della Convenzione Onu sulla biodiversità – ha determinato un aumento dei trasporti e del consumo energetico, con la conseguente crescita delle emissioni di gas serra e inquinanti atmosferici. Inoltre la trasformazione dei terreni da naturali, come le foreste, ad altre destinazioni d’uso, semi-naturali come le coltivazioni, o artificiali come le infrastrutture, non solo sta provocando la permanente, e in molti casi irreversibile, perdita di suolo fertile, ma ha anche altri effetti negativi, come l’alterazione degli equilibri idrogeologici”.
Nata e cresciuta a Roma, si laurea presso l'Accademia di Costume e Moda di Roma, trattando la propria tesi sulla "Nascita e l'evoluzione del giornalismo di moda". Curiosità, determinazione e voglia di crescere professionalmente caratterizzano il mio profilo.
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