L’incredibile affermazione del ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, ospite ieri sera della trasmissione condotta da Lilli Gruber, Otto e mezzo du La7, ha animato un dibattito già in fibrillazione per le elezioni di domenica ok e del caso Bibbiano in particolare.
Bonafede dichiara che «gli innocenti non finiscono in carcere». Affermazioni del genere dovrebbero essere sempre supportate da dati che possano avvalorare ciò che si dice con tanta sicurezza. Al tavolo della Gruber siede Annalisa Cuzzocrea de La Repubblica, che all’appuntamento delle prove documentali si è rivelata più attendibile del ministro Cinque Stelle, reduce del primo governo Conte. All’affermazione di Bonafede la giornalista ribatte quindi con numeri, e informa il ministro che dal 1992 al 2018 27 mila persone sono state risarcite dallo Stato perché ingiustamente incarcerate. Quindi, gli innocenti in carcere ci vanno, eccome.
L’uscita del ministro ha scatenato una serie di proteste sui social e non ultima anche la domanda diretta della giornalista Gaia Tortora che via twitter gli rivolge richiesta di chiarimento. La cronista è figlia di Enzo Tortora, il noto giornalista e conduttore televisivo di trasmissioni come La domenica sportiva e l’ancora più popolare Portobello, che rimase vittima di un famosissimo caso di malagiustizia, divenuto poi il ‘caso Tortora’. Per gravi reati, quali associazione camorristica e traffico di droga, sulla base di accuse formulate da un pentito di camorra, Tortora fu condannato a dieci anni e poi clamorosamente assolto in quanto totalmente infondate le accuse a lui fatte. La vicenda fu per lui così grave che si ammalò e morì un anno dopo la sua definitiva assoluzione.
E’ pertinente quindi la domanda della figlia Gaia che ha vissuto sulla sua pelle di giovane universitaria l’ingiustizia di un innocente, suo padre.
Forse, al ministro Bonafede che a Firenze esercita come avvocato civilista, proprio in forza della sua scelta professionale manca l’esperienza ‘sul campo’, ovvero per quel che concerne i processi penali. Ma ben dovrebbe avere nel suo staff qualcuno dotato della necessaria competenza. O forse no, per un cinque stelle, si sa, uno vale uno e dunque un perfetto incompetente vale quanto un esperto e può sparare fesserie in libertà.
A.B.
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