Non è un intellettuale col naso all’ insù. Non è un facoltoso imprenditore con la erre debitamente ‘arrotata’. Non è un fighetto rampante con la faccina pulita, non un capello fuori posto. Non è un politicone in blu-grigio, perennemente incravattato. Non è un acrobata della partitocrazia, pronto a saltabeccare utilmente di qua e di là.
Sergio Pirozzi, garibaldino sindaco ‘gladiatore’ di Amatrice, può non piacere a chi ha il palato fine: “volgarotto, sempliciotto, contadinotto, spericolato e testone”. Tutto questo può essere vero. Ma il sindaco-‘mister’ (del pallone) è l’ unico – oggi come oggi, nel centro-destra laziale – ad avere qualche chance di vittoria contro quella burocratica ‘corazzata’ senza guizzi che si chiama Zingaretti e quello scalpitante ‘grillo parlante’ che risponde al nome della ‘so tutto io’ Lombardi.
Perché ‘Pirozzone’ è uno straordinario creatore-moltiplicatore di consenso? Sa, e vuole stare con la gente e in mezzo alla gente. Questa dimenticata ‘ggente’ lo annusa, percepisce la sua onesta sincerità e lo apprezza. Un ‘marziano della politica’, una sorta di ‘alieno’ in un mondo di trappoloni e vuote lusinghe acchiappavoti. Lui fa poche promesse e le mantiene, parla quanto basta, si batte e lavora. Sudore, fatica, sacrificio. Cosi si è conquistato i galloni di ‘sindaco dei terremotati’ (non solo di Amatrice). Così sta portando avanti – tra entusiasmi e scetticismi – la sua già lunga, impervia, cavalcata in direzione della Pisana, da cui non ha mai desistito per un attimo, nemmeno nei passaggi più bui della tormentata vicenda della sua auto-candidatura.
Ma adesso sembra di capire che Pirozzi non sia più un solitario ‘oggetto misterioso’, bastonato – o sottovalutato – dai leader del centro-destra. Silvio Berlusconi – prima contrario, poi legittimamente perplesso, quindi prudente nei suoi confronti (all’inizio in cerca di un esterno ‘di alto profilo’ per la presidenza della Regione, successivamente favorevole a un collaudato e leale ‘peso massimo’ della politica quale Maurizio Gasparri), starebbe per impartire la benedizione sua e della coalizione alla ‘mission impossible’ del tosto Pirozzi, anche se attraverso un ‘ticket’ con un uomo di Forza Italia.
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