“La nostra crescita sta accelerando”. Lo afferma Pier Carlo Padoan, a margine dei lavori del G20 finanziario in corso a Istanbul. Per il ministro l’andamento del Pil è in “controtendenza” rispetto a quello globale, che invece appare in rallentamento.
Il 2015 sarà “l’anno della svolta, in cui tutti i Paesi dell’Eurozona avranno una crescita positiva”. Anche per l’Italia ci si aspettano “sorprese positive, vedremo i numeri”.
L’ottimismo del Governo, però, sembra non risentire dei rilievi statistici che, con cadenza quasi quotidiana, vengono resi pubblici.
L’attesa nell’intervallo statistico delle stime rischia così di riempirsi di aspettative. L’Istat, proprio oggi, ha diffuso le percentuali della produzione industriale italiana, che chiude per il terzo anno di fila con il segno meno. Ieri, invece, l’Ocse, nel suo rapporto ‘ 2015’, ha osservato come “gli sforzi per le riforme hanno rallentato rispetto al periodo 2011-2012″ facendo precipitare il Paese “indietro rispetto alle altre nazioni dell’area periferica dell’Eurozona”.
Il reddito pro capite, secondo l’Organizzazione, è sceso “ancora più in basso rispetto alle principali economie” per via della “mancata ripresa dalla recessione”, generando un divario del perso del 30% nel 2013 dal 22,7 del 2007. E anche per quanto riguarda il Jobs Act, sebbene abbia “rimosso la maggior parte dei limiti all’utilizzo dei contratti a breve termine per un totale di tre anni” e dato la possibilità di “introdurre una serie di riforme potenzialmente importanti entro metà 2015”, il provvedimento deve essere accompagnato da “una rete di sicurezza sociale più estesa e dallo sviluppo di politiche del mercato del lavoro attive”, puntando su “una maggiore flessibilità” e facendo ricorso al “sistema di monitoraggio istituito dalla riforma del 2012”.
Le riforme del governo diventano, dunque, il limite tra il rilancio economico del Paese e il rischio di nuove contrazioni.
Sembra invece in ripresa il mercato dei mutui bancari alle famiglie. L’Abi, che ha condotto uno studio su un campione di 84 banche, “che rappresenta circa l’80% della totalità del mercato bancario italiano”, ha stimato che nel 2014 “l’ammontare delle erogazioni di nuovi mutui è stato pari a 25,283 miliardi di euro rispetto ai 19,085 miliardi del 2013” con un incremento su base annua “del 32,5%”. “L’ammontare dei nuovi mutui – si legge in una nota di palazzo Altieri – che derivano da rinegoziazioni di mutui preesistenti è stimabile in circa il 18% delle erogazioni (4,6 miliardi di euro). L’ammontare delle nuove erogazioni di mutui nel 2014 è anche superiore al dato dell’intero 2012 quando si attestarono sui 20,712 miliardi di euro”.
In aumento “i mutui a tasso variabile che rappresentano nel 2014 il 77,5% delle nuove erogazioni complessive”, un valore che nel 2013 era del 77,1% e, nel 2012, del 70,7%.
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