Se si pensava che a Montecarlo si fosse visto tutto ciò che era possibile attendersi dall’attuale (e criticatissima, per la parsimonia nel dispensare emozioni) F1, Montreal ha innalzato ulteriormente l’asticella dello spettacolo che i bolidi a quattro ruote possono regalare agli appassionati.
E’ stato, quello del Canada, un GP da tramandare ai posteri, tante sono state le emozioni vissute, non solo grazie ai piloti. Si è corso in condizioni meteo proibitive, sotto un diluvio universale che ha costretto gli organizzatori a partire già con la safety car fino al 4° giro. E, poi, a sventolare la bandiera rossa per interrompere la gara. Sospensione protrattasi per ben 2 ore e 4 minuti! Con fortissimo rischio di non poter riprendere, stante l’incessante pioggia che imperversava sull’isola di Notre Dame.
Per questi motivi, e per le consuete collisioni in pista, sono stati ben sei gli ingressi della safety car in pista. Una corsa a singhiozzo, dunque. Eppure bellissima come poche altre. Forse, addirittura, uno dei più spettacolari GP di sempre. Con tanto di record assoluti in materia di sorpassi effettuati: ben 89! A fronte del precedente primato, stabilito nel GP di Turchia di quest’anno, di 79. E, considerate le sei interruzioni per l’ingresso della safety car, si può proprio dire che in Canada si è sorpassato senza soluzione di continuità.
Al di là di questi pur ragguardevoli dati, ciò che ha lasciato con il fiato sospeso tutti gli appassionati delle quattro ruote è stato lo sviluppo della gara e la grandissima combattività dei piloti in pista. Si è rivisto, finalmente, un Michael Schumacher protagonista assoluto, capace di issarsi anche in seconda posizione, e di tentare, perlomeno, di insidiare l’irraggiungibile Vettel. In quello che, da tempo atteso, si è dimostrato un autentico confronto tra due diverse generazioni di fenomeni del volante made in Germany. Confronto durato troppo poco, probabilmente. Schumacher, alla fine, comunque, ottimo 4° ( suo miglior risultato stagionale), ha dovuto, progressivamente, cedere il passo a vetture più veloci della sua. Peccato, però, finalmente, si può dire che ci abbia divertito e che si sia divertito a correre. Ci si stava rassegnando ad un crepuscolo senza alcun bagliore da parte del pluricampione del mondo.
Alla fine ha vinto una nuova, vecchia conoscenza, Jenson Button, 31enne inglese, ex iridato, alla guida di una formidabile McLaren che, per la seconda volta in questa stagione, riesce nello scherzetto di precedere le due Red Bull, comunque indiscutibilmente le dominatrici del campionato. Quello che ha stupito, però, è stato il modo in cui l’inglese ha costruito il suo incredibile successo. A partire dal deludente responso delle prove. Proseguendo con la scelta, molto criticata e certamente penalizzante in prova, di insistere con l’ala ad alto carico, senza dotarsi di alettone da medio carico. La sorte, in realtà, sotto le spoglie di Giove Pluvio, ha tramutato una scelta, assolutamente errata, in una mossa vincente perché le gomme soffici della vettura di Button erano, nel finale di gara, quelle con le condizioni di temperatura migliori tra tutti. E, poi, la gara, ovviamente. O meglio, il capolavoro di Jenson Button che, nonostante le collisioni ( ad inizio gara con il compagno di scuderia, Lewis Hamilton, da tempo ormai, protagonista negativo e costantemente al centro di polemiche con avversari e commissari di gara, costretto al ritiro per rottura del semiasse posteriore destro, in seguito con Fernando Alonso, al primo ritiro stagionale, proprio a seguito di un energico, ma corretto, testa a testa con l’inglese), le penalizzazioni, le soste ai box ( addirittura 6!), l’ultimo posto occupato ad un certo punto della gara, riusciva a completare una rimonta senza precedenti, da consegnare agli annali della F1. La sua McLaren, velocissima in queste condizioni, lo ha certamente agevolato non poco nel compiere l’impresa. Ma Button ci ha messo moltissimo del suo. Principalmente, non considerandosi mai fuori gioco. E così, sorpasso dopo sorpasso, si veniva a trovare, dopo l’ultimo ingresso della safety car, alle spalle del solo Vettel. Il quale commetteva ( oltre all’ultimo, grossolano e decisivo errore dell’ultimo giro) un solo “peccatuccio”. Esagerava nel gestire la gara, assumendo un atteggiamento forse troppo conservativo nella convinzione di avere, ormai, la corsa in tasca. Non era così, però, e, infatti, approfittando di uno sbandamento del capolista a metà dell’ultimo giro, Button lo passava d’infilata, per cogliere, così, la sua prima vittoria stagionale.
Immensa la gioia del britannico, quasi altrettanto grande la delusione del tedesco che si è visto sfuggire una vittoria già acquisita nel modo più beffardo possibile. Gli resta, in ogni caso, la consolazione, non certo da poco, di aver messo da parte punti pesantissimi in una giornata in cui due dei suoi più accreditati rivali, Hamilton e Alonso, non ne hanno incamerato neanche uno.
Coraggiosa, infine, la prova dell’altro ferrarista, Felipe Massa, in piena corsa per il podio fino all’incidente del 53° giro, quando, nel doppiaggio di Karthikeyan, finiva sul bagnato, e, poi, sul muro. Il brasiliano, però, non si dava per vinto, riprendeva e terminava con un insperato 6° posto finale, bruciando, proprio sotto la bandiera a scacchi, Kobayashi.
Daniele Puppo
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