Fallite le trattative con le istituzioni UE, ora la Grecia si appella agli Stati europei. Il premier Alexis Tsipras ha chiesto ai suoi omologhi europei di riconsiderare la decisione di non rinviare la scadenza del programma di aiuti da domani a dopo il 5 luglio.
Intanto, nel tentativo di contrastare una fuga di liquidità che renderebbe inevitabile il default, le banche greche e la Borsa di Atene sono rimaste chiuse. La decisione ha seminato il panico sui mercati finanziari, trascinando in basso tutte le piazze europee e asiatiche.
Nella lettera aperta rivolta ai capi di Stato e di governo dell’Eurozona, Tsipras chiede di prolungare il programma di aiuti fino alla data del referendum indetto dal suo governo sul piano di rientro dal debito presentato dai creditori internazionali.
Si rivolge agli Stati e non più alla UE anche il ministro delle Finanze Yanis Varoufakis in un’intervista pubblicata stamattina dalla Bild.
“È la cancelliera Merkel, in quanto rappresentante del Paese più importante, ad avere in mano le chiavi per evitare una fine terribile di questa crisi. Spero che le usi”, ha detto Varoufakis, che si è definito “un eterno ottimista”. Il ministro ha spiegato che la decisione di indire il referendum è stata presa per consentire alla cittadinanza di decidere su una proposta che il governo riteneva inaccettabile.
“Se fallisce l’euro fallisce l’Europa”, ha ripetuto oggi Angela Merkel. “L’Europa deve essere in grado di trovare un compromesso di fronte ad ogni sfida”.
Deluso dal comportamento dei greci si è dichiarato il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker. “Sono rattristato dallo spettacolo che si è dato in UE: la buona volontà è evaporata, egoismi e giochi tattici o populisti hanno avuto la meglio dopo tutti gli sforzi fatti, mi sento tradito perché non si prende in considerazione gli sforzi personali e degli altri”.
“L’uscita della Grecia dall’euro non è un’opzione”, ha ripetuto Juncker. Ma l’Europa può funzionare solo “se lavora per l’interesse comune e non se è teatro di scontri fra interessi nazionali”, e “il gioco del governo Tsipras di essere da solo contro gli altri 18 paesi della moneta unica non conviene a nessuno, e soprattutto non conviene alla grande nazione greca”.
Condivide questa interpretazione il presidente francese François Hollande, che ha condannato la scelta dei greci di fermare le trattative quando le parti erano “vicine a un accordo”. Su posizioni simili anche Berlino: il portavoce Steffen Seibert ha affermato che “il cancelliere continua a essere disponibile a colloqui con il premier greco, se questi lo desidera”, ma ha ricordato che “l’interruzione del negoziato è avvenuta in modo unilaterale da parte della Grecia e a sorpresa”.
Le misure d’emergenza varate dal governo ellenico, intanto, hanno costretto gli operatori finanziari a prendere coscienza che il rischio di default di Atene sulla rata da 1,6 miliardi del prestito FMI in scadenza domani è più concreto che mai.
È stato questo rischio, a dispetto di tutte le assicurazioni del premier, a innescare l’ondata di vendite che ha affossato le borse asiatiche ed europee. Delle piazze orientali la più colpita è stata Tokyo, che ha perso il 2,9%, ma anche Seul, Singapore, Sydney e Taipei hanno fatto segnare perdite fra uno e tre punti percentuali.
Non va meglio alle piazze europee, con Milano maglia nera (-3,2%) e otto titoli sui quaranta del listino principale congelati per eccesso di ribasso. In mattinata lo spread fra BTP e Bund tedeschi, che venerdì era a 123 punti, ha sfiorato quota 200, per poi attestarsi intorno ai 150.
La borsa di Atene, come si è già detto, è rimasta chiusa per evitare manovre speculative. Come le banche, riaprirà solo fra una settimana, cioè dopo la scadenza della rata del prestito FMI e dopo il referendum. Per tutta la settimana apriranno solo alcune filiali selezionate, e solo per pagare le pensioni ai cittadini che non hanno carte di credito o bancomat.
Delle misure d’emergenza adottate dal governo fanno parte anche controlli sui movimenti di capitali, che la Commissione europea ha approvato per motivi di ordine pubblico, e il divieto di prelevare più di 60 euro dai bancomat, che non si applicherà ai titolari di carte emesse all’estero.
Ieri, oltre a giurare ancora sulla capacità di pagare regolarmente gli stipendi ai dipendenti pubblici, Tsipras ha puntato il dito contro la BCE, accusandola di non aver garantito l’erogazione di fondi d’emergenza ad Atene dopo il 30 giugno, data di scadenza della prossima rata da 1,6 miliardi che il Tesoro ellenico deve restituire al FMI.
L’istituzione di Francoforte, in realtà, si è limitata a prendere atto della decisione contraria dell’Eurogruppo e dell’annuncio del referendum. Il direttore Mario Draghi ha assicurato che farà ricorso a “tutti gli strumenti a sua disposizione” per evitare ricadute negative sulla stabilità delle economie dell’Eurozona.
F.M.R.
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