Dopo cinque settimane di chiusura delle contrattazioni e di sospensione delle attività di trading, la borsa di Atene riapre i battenti e paga lo scotto, tutto insieme, della crisi vissuta nelle concitate settimane di trattativa tra Tsipras e la troika: – 23%, appena aperta la seduta. L’indice è stato tirato verso il basso dai titoli bancari del listino ellenico, che hanno lasciato sul terreno anche 30 punti percentuali prima di venire sospesi per eccesso di ribasso. Titoli come quelli della Banca del Pireo, la Banca Attika e la Banca Nazionale di Grecia sono tutt’ora fuori dalle contrattazioni. Stesso discorso per la compagnia elettrica nazionale, che ha ceduto il 28 % alla fine della mattina. Fatti i dovuti calcoli, in 12 mesi la borsa ellenica ha ceduto oltre il 47%, facendo attestare Atene tra le peggiori piazze borsistiche mondiali.
Dopo una situazione di primo acchito devastante, sono stati registrati però lievi segnali di inversione di tendenza, che hanno riportato le perdite sotto la soglia del 20%. Alla chiusura l’indice principale si è attestato a -16,32%.
Una circostanza “ovviamente prevista”, ha spiegato Constantine Botopoulos, responsabile della vigilanza dei mercati, che ha chiesto inoltre di non dare “giudizi avventati”, ma di “attendere la fine della settimana per una valutazione a freddo sulla riapertura”.
È invece improbabile che la Grecia presenti una ulteriore richiesta di aumento dei fondi di emergenza alla Bce, visti gli stanziamenti straordinari disposti dallo stesso istituto nelle scorse settimane. A riferire questa intenzione l’agenzia Reuters citando due fonti vicine alla vicenda. “Il cuscinetto della liquidità – scrive l’agenzia – è salito a circa 5 miliardi di euro da 1-2 miliardi al culmine della crisi greca, grazie alle linee di credito di emergenza (Ela) erogate dalla Bce, ai flussi generati da tasse e turismo, e ai pagamenti delle pensioni. I controlli di capitale imposti dal governo hanno arginato il massiccio deflusso di denaro. E l’aumento del cuscinetto indica che i deflussi dalle banche avvengono più lentamente del previsto e che, nonostante tutto, permane un certo clima di fiducia”.
Non si attenua, invece, il lavoro sul percorso di riforma avviato da Atene né, tantomeno, il dibattito che si è aperto sulla scelta di procedere con l’accordo raggiunto a Bruxelles. Stando alla ricostruzione del quotidiano ateniese To Vima, nel corso dei colloqui con i creditori, l’ex ministro della Ricostruzione Produttiva, Panagiotis Lafazanis, aveva esortato Alexis Tsipras ad accettare la proposta del ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schaeuble per favorire la Grexit, ovvero l’uscita della Grecia dall’eurozona. Le fonti citate dalla stampa ellenica riferiscono anche che l’ex ministro non si sarebbe reso conto del fatto che ciò potesse essere “dieci volte peggio” dell’austerità. Dalle colonne del quotidiano tedesco ‘Handelsblatt’, il ministro delle finanze Francese Michel Sapin, invece, definisce “sbagliata” l’ipotesi Grexit temporanea proposta dal suo pari ruolo tedesco Schaeuble.
Sapin ha affermato di rispettare la posizione del suo omologo tedesco, anzi di pensarla come lui quando si chiede di “rafforzare la governance della zona euro in materia di politica economica”, ma ribadisce che “c’era una chiaro dissenso” rispetto al piano prospettato per la Grecia a metà luglio e che “non era realistico”.
Autorizzare un Paese ad uscire temporaneamente dall’area euro, ha osservato, “significa che tutti gli altri paesi in difficoltà vorranno uscire fuori dalla crisi con un riaggiustamento delle loro monete”.
Intanto prosegue il lavoro sulle riforme. Per quanto riguarda il mercato del lavoro e del sistema previdenziale, il ministro del Lavoro George Katrougalos ha dichiarato che il governo punta “a legiferare” nel settore facendo riferimento alle “migliori pratiche che definiscono il modello sociale europeo e ribaltare la deregulation di cinque anni di politiche del memorandum” imposte per dare la luce verde ai precedenti piani di salvataggio. Per quanto riguarda le pensioni “puntiamo a riforme che assicurino la sostenibilità di un sistema che sia socialmente equo e razionale”.
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