“Quello che i creditori stanno facendo con la Grecia ha un nome solo: terrorismo”. Alla vigilia di una giornata storica, in cui gli elettori decideranno se accettare o rifiutare il piano di salvataggio della Troika, il ministro delle Finanze Yanis Varoufakis rivolge alle istituzioni finanziarie un attacco durissimo.
In una lunga intervista concessa a El Mundo, Varoufakis, ormai portavoce a tempo pieno dell’ala intransigente del governo, accusa la Troika di aver progettato a tavolino l’escalation della crisi finanziaria.
“Quello che posso dire è che tutto quello che sta accadendo in Grecia in questi giorni lo avevano preparato fin dall’inizio, che già 5 mesi fa era pronto un piano per farla finita con un governo che non accettava di farsi ricattare dall’establishment europeo”.
Nella sua prima riunione dell’Eurogruppo, continua Varoufakis, il presidente Jeroen Dijsselbloem lo mise di fronte a un aut aut: “Firmare l’accordo che il precedente governo aveva accettato o affrontare la fine del programma di aiuti”.
Lunedì, comunque vada il voto, il premier Alexis Tsipras andrà a Bruxelles per firmare un accordo, sostiene il ministro, e martedì riapriranno le banche. Ma se vincerà il no, l’accordo sarà “migliore di quello proposto”.
“Questa Europa – conclude – non ama la democrazia. Se ci avessero concesso una piccola estensione al programma di aiuti avremmo svolto il referendum con le banche aperte, invece ci hanno costretto a chiuderle. E perché lo hanno fatto? Per instillare la paura nella gente. Questo fenomeno si chiama terrorismo. Però io confido che la paura non vincerà”.
Stamattina il Financial Times, citando fonti interne al mondo della finanza greca, ha sostenuto che alcune banche elleniche abbiano messo a punto un piano d’emergenza – da adottare in caso di mancanza di capitali, come potrà accadere se la Grecia si ritroverà senza un piano di salvataggio – che prevede il prelievo forzoso sui conti correnti.
La misura ricorda quella adottata dal governo di Cipro nel 2013, che toccò tutti i depositi superiori ai 100 mila euro, come previsto da una direttiva UE sul risparmio. Ma rispetto al caso di Cipro c’è una differenza non da poco: in Grecia, dopo anni di crisi e una fuga di capitali in piena impennata negli ultimi mesi, sopra quella soglia sono rimasti pochissimi conti.
Secondo il quotidiano finanziario londinese, per alimentare il fondo di copertura assicurativa – che ora contiene tre miliardi di euro, molto meno di quanto si ritiene necessario – Atene dovrebbe quindi pescare anche dai depositi più bassi, magari con una “tassa una tantum”.
Le indiscrezioni del Financial Times sono state liquidate da Varoufakis su Twitter: si tratterebbe solo di “voci maliziose che l’Associazione delle banche greche ha smentito questa mattina”
Ieri sera ad Atene si sono tenuti i comizi di chiusura della breve campagna elettorale. Secondo la polizia, allo stadio Panathinaiko, dov’erano riuniti i favorevoli all’accordo, c’erano circa 17 mila persone, mentre in piazza Syntagma i contrari erano circa 25 mila.
I due luoghi scelti distano meno di un chilometro, ma le manifestazioni si sono svolte senza grandi incidenti, tranne brevi scontri fra la polizia e un gruppo di incappucciati ai margini di piazza Syntagma, forse diretti verso lo stadio dei rivali.
Il premier Tsipras, che ha concluso il comizio per il no, è stato accolto con un’ovazione dai suoi sostenitori.
“Oggi è la festa della democrazia, che ritorna in Europa”, ha detto dal palco il primo ministro. “Tutti gli occhi dell’Europa e del mondo sono sul popolo greco”. E ha concluso: “Non decidiamo semplicemente di stare in Europa, decidiamo di stare in Europa con dignità”.
Nella tradizione politica greca, il referendum compare con estrema parsimonia e solo per le occasioni più importanti. L’ultimo prima di domani è stato organizzato nel 1974, all’alba del nuovo corso democratico, e servì ad abolire la monarchia, che il regime dei colonnelli aveva formalmente lasciato in vigore. Per la verità, la giunta militare ne aveva indetto un altro sullo stesso quesito un anno prima, ma con tali e tante irregolarità che le forze politiche decisero all’unanimità di fingere che non fosse accaduto nulla e organizzarne uno nuovo.
Sui risultati del voto ci si aspetta una lotta all’ultimo voto, e i sondaggi sono altrettanto incerti.
Giovedì, un lavoro pubblicato da E Kathimerini e attribuito a GPO dava i sì in vantaggio di quattro punti, ma la società ha smentito tutto poche ore dopo accusando il giornale di aver stravolto la metodologia d’indagine.
A conferma del testa a testa, venerdì Ethnos ha diffuso i dati di un rilevamento effettuato da ALCO martedì e mercoledì, quando erano già entrate in vigore le misure straordinarie – chiusura delle banche, controlli ai movimenti di capitale e divieto di prelevare più di 60 euro ai bancomat – decise contro la fuga di liquidità.
Secondo ALCO, fra i sostenitori del sì e del no è testa a testa, con i favorevoli all’accordo in leggero vantaggio: 44,8% contro 43,4% e un 11,8% di indecisi. Il 74% degli interpellati, però, vorrebbe restare nell’euro, contro un 15% di nostalgici della dracma e una quota di dubbiosi ancora vicina all’11%.
Che i greci a larga maggioranza non vogliano il Grexit emerge anche da un altro sondaggio commissionato da Bloomberg all’Università della Macedonia, che vede i sostenitori dell’euro addirittura all’81%, contro il 12% per il ritorno alla valuta nazionale. Sul quesito referendario solita incertezza: prevale il no con il 43% dei voti, contro il 42,5% dei “sì” e il 14,5% di indecisi.
La distanza tra favorevoli e contrari è “statisticamente insignificante”, cioè inferiore al margine d’errore, anche nell’indagine svolta da PublicIssue per il quotidiano Avgi. Qui a dividere il sì e il no è appena mezzo punto percentuale, rispettivamente 45,5% contro 45%.
Filippo M. Ragusa
Giornalista per caso. Anni di ufficio stampa in pubbliche istituzioni, dove si legge e si scrive solo su precisi argomenti e seguendo ferree indicazioni. Poi, l'opportunità di iniziare veramente a scrivere. Di cosa? di tutto un po', convinta, e sempre di più, che informare correttamente è un servizio utile, in certi casi indispensabile.
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