Dopo la riunione dell’Eurogruppo di ieri, definita dal direttore generale del Fmi Christine Lagarde “un primo scambio di vedute, l’avvio di un processo”, arriva l’intesa.
All’incontro di ieri, chiuso con un nulla di fatto, sono seguiti, nella giornata di oggi, una serie di incontri bilaterali tra le autorità greche con i rappresentanti degli stati membri.
Alexis Tsipras si è da subito detto “molto fiducioso” nel ritenere possibile “trovare una soluzione per guarire le ferite dell’austerità e riportare l’Europa a crescere”.
Atene, al termine dell’Eurogruppo, aveva rigettato la dichiarazione secondo la quale si sarebbe previsto di “estendere, modificare e concludere” il programma di aiuti internazionali. Un testo nel quale, a quanto si apprende, sarebbe stata utilizzata la parola “ponte”, che i greci non avrebbero gradito.
“In questo contesto – si legge nella nota mai ufficialmente diffusa ma che è stata rilanciata dall’Agenzia Ansa – l’Eurogruppo si e’ impegnato in un intenso dialogo con le nuove autorità greche. Le autorità greche hanno espresso il loro impegno per un processo di riforme più ampio e forte, con lo scopo di migliorare le prospettive di crescita in modo duraturo. Allo stesso tempo le autorità greche hanno ribadito il loro impegno inequivocabile nei confronti degli obblighi finanziari verso i loro creditori. Su questa base, avvieremo il lavoro tecnico per analizzare i piani di riforma greci”.
Tuttavia, per quanto sia stata eloquente la non condivisione di questo testo ufficiale, il ministro Yanis Varoufakis ha osservato subito che ci sono stati “molti punti di convergenza” tanto da ritenere plausibile la “conclusione del negoziato entro la prossima riunione”.
In un primo momento, i commenti delle altre istituzioni non sono stati altrettanto positivi. Il presidente Jeroen Dijsselbloem ha spiegato che “i progressi non sono stati sufficienti a giungere a conclusioni comuni”, rimandando tutti al prossimo lunedì.
Il premier finlandese Alexander Stubb ha parlato di una situazione di “18 paesi dell’euro contro uno”.
“Quel che è richiesto tra la Grecia e l’eurozona non è uno stallo ma una soluzione” ha dichiarato invece il capo del governo inglese David Cameron, secondo cui “più dura lo stallo più è dannoso per noi”. Scetticismo anche dal premier croato Zoran Milanovic: “mostrare solidarietà con la Grecia va bene – ha affermato – ma quel Paese deve rispettare le regole”. Jean Claude Juncker si aspettava “dei nuovi progressi dai colloqui di ieri sera”. Progressi che sono giunti oggi. Il confronto, che è rimasto serrato, ha portato a margine del vertice Ue, a un incontro tra il presidente dell’Eurogruppo e Tsipras. E proprio in questo vertice Dijsselblom avrebbe invitato il primo ministro greco a avviare un confronto tecnico allo scopo di trovare quali punti comuni ci siano tra la visione europea e quella di Atene sulla uscita dalla crisi.
Una volta condotta questa verifica seguirà una decisione politica che potrebbe arrivare già nella riunione di lunedì. Una intesa che apre scenari meno velati, per quanto certamente non si placheranno le perplessità degli altri Paesi.
Secondo quanto riferito, non si dovrebbe più parlare poi di ‘troika’. Nel comunicato che da il via libera al tavolo tecnico sulla situazione economica si parla della partecipazione di rappresentanti “delle istituzioni coinvolte nel piano di assistenza alla Grecia”, ovvero Commissione Ue, Bce e Fmi.
La reazione del mercato è di quelle che fanno ben sperare. La Borsa di Atene chiude in deciso rialzo interpretando la trattativa del Governo Tsipras con l’Unione europea con maggiore ottimismo. L’indice Athens General a fine seduta fa segnare un + 6,7%, l’Athex il +7,3%.
Crescono anche i bancari: La National Bank segna +18%, Alpha Bank +14% ed Eurobank +12%.
Intanto, stando a quanto riporta il quotidiano tedesco Frankfurter Allgemeine Zeitung, la Bce sarebbe pronta ad aumentare la liquidità a disposizione delle banche greche tramite il ricorso all’Ela – Emergency Liquidity Assistance – da 59,5 a 65 miliardi di euro.
Una decisione che potrebbe aver forzato la mano al governo Tsipras, considerato che l’Ela è legato, in una crisi sistemica, alla solvibilità delle banche e che, almeno stando alle parole di Peter Praet, membro del direttorio Bce, se i problemi delle banche sono connessi “ai titoli sovrani, è molto importante che le finanze pubbliche siano sulla strada giusta”.
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