Il prezzo del salvataggio greco, prima che sulle casse dei creditori internazionali, sta ricadendo innanzitutto sullo stesso Governo Tsipras. Se infatti il percorso che ha portato al raggiungimento dell’accordo al termine dell’Eurosummit è stato complicato, non lo sono state da meno le ore successive al via libera arrivato dall’Ue a una nuova tranche di aiuti ad Atene. Pesano, infatti, i 109 membri del comitato centrale di Syriza – su 201 – che si sono detti contrari all’accordo voluto da Tsipras; pesano gli affondi dell’ex ministro delle finanze Varoufakis contro Wolfgang Schaeuble, che avrebbe “acuito in maniera controllata” la crisi sociale in Grecia per far accettare la sua linea di riforma Pesano le dimissioni della viceministro dell’economia greca, Nadia Valavani, incaricata delle questioni fiscali e delle privatizzazioni, che in una lettera ha detto di non poter più far parte di questo governo, in quanto le misure di austerità porteranno il Paese su una via senza ritorno. Pesa la posizione inglese di non voler versare una sterlina per il prestito ponte, anche se il premier Cameron, durante il question time è tornato sul principio di alleggerimento del debito: “è giusto. È nell’interesse del Regno Unito che l’eurozona decida in tal senso”. Pesa anche l’analisi del Fondo Monetario Internazionale che definisce “fragile” l’accordo tra Ue e Atene e che anzi chiede all’Europa un impegno più forte sul fronte della ristrutturazione del debito o è pronto a uscire dalla ‘troika’. Il fondo chiede “misure che vadano ben oltre quello che finora l’Europa si e’ detta disponibile a considerare” a partire da “una proroga eccezionale” sul rimborso del debito, tagliando i tassi di interesse o allungando il “periodo di grazia” di altri 30 anni. Come se non bastasse, l’FMI mette in diretta relazione il salvataggio della Grecia con l’economia tedesca. L’incertezza del salvataggio della prima, potrebbe mettere a rischio la fiducia della ripresa in Germania. “Il rischio a breve termine è quello che le tensioni possano indebolire la fiducia nell’espansione economica” affermano gli analisti. Pesa anche la manifestazione in piazza Syntagma delle forze antagoniste di ‘Kontra’ che, contrarie al piano Tsipras, avanzano al grido di ‘O rivoluzione o niente’, ‘non diamo le nostre case alle banche’ e ‘prendete i memorandum e andatevene’. Una situazione che ha portato il premier Alexis Tsipras a invitare i deputati riuniti in seduta per esprimere il proprio voto a illustrare ogni possibile alternativa: “Chiunque abbia un’altra soluzione – riferisce il Guardian – dovrebbe venire qui e dirmela”. Tsipras ha spiegato di aver “esaurito tutte le mie capacità di negoziazione e ogni possibile soluzione”. Nessuno poi “può mettere in dubbio il desiderio e gli sforzi fatti dal Governo per trovare una soluzione accettabile per tutti”. Soprattutto, senza unità il rischio di una caduta del governo di Atene diventa credibile: “senza il vostro sostegno sarà difficile per me restare premier. O stasera siamo uniti – ha detto – o domani cade il governo di sinistra”. Intanto è stata prorogata anche per la giornata di domani la chiusura degli sportelli delle banche e rimangono in vigore le restrizioni sui movimenti di capitale e il limite di prelievo di 60 euro giornalieri. Una misura che potrebbe essere rivista già domani, dopo la riunione del direttivo della Bce, che a sua volta potrebbe riesaminare la questione dei finanziamenti di emergenza “Ela”. E sempre domani è prevista una conference call dell’Eurogruppo per valutare il pacchetto di riforme stabilito e sullo stanziamento del prestito ponte sul quale l’accordo tra i vari paesi dell’unione ancora non è stato trovato. La partita, dunque, resta aperta. E ogni giorno che passa diventa sempre più delicata quanto a gestione. Alla luce dei fatti, la quadra trovata a Bruxelles è forse il tassello meno complicato del puzzle che, oggi più che in altre occasioni, richiede grande impegno delle diverse volontà politiche.
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