La Grecia non ha rimborsato al FMI la rata del prestito in scadenza ieri a mezzanotte. In Europa, invece, sembra a portata di mano l’accordo per la concessione di un terzo pacchetto di aiuti, con grande soddisfazione degli operatori finanziari, ma dalla Germania arriva una nuova doccia fredda: Berlino non parteciperà alle trattative prima di conoscere l’esito del referendum di domenica prossima.
In un discorso alla televisione nazionale, il primo ministro Alexis Tsipras ha invitato di nuovo gli elettori a votare no alla bozza di accordo proposta dai creditori europei. Anche se vincesse il no, a quanto sostiene il premier, la permanenza della Grecia nell’Eurozona sarebbe comunque “garantita”, e “mente” chi sostiene che il governo stia preparando il terreno per il Grexit.
Rifiutare le richieste dei creditori, definite “un ricatto”, permetterebbe secondo Tsipras di “tornare a un’Europa di valori”.
Dopo aver ringraziato la cittadinanza per la compostezza con cui ha reagito alle misure d’emergenza degli ultimi giorni, fra cui la chiusura delle banche e della Borsa di Atene, il premier ha promesso che i conti correnti dei greci non corrono alcun rischio.
Intanto il presidente del Consiglio italiano Matteo Renzi e la Cancelliera federale tedesca Angela Merkel hanno tenuto una conferenza stampa all’università Humboldt di Berlino.
“Il referendum in Grecia è un errore, secondo me – ha dichiarato Renzi – personalmente non l’avrei fatto, ma rispetto la volontà del popolo greco”. Secondo il premier italiano “non è pensabile che noi abbiamo smesso di pagare le baby pensioni in Italia per pagarle in Grecia”.
“Da parte mia – ha ribadito la Cancelliera – ho ripetuto quello che ho già detto questa mattina: noi siano d’accordo nel lasciare le porte aperte al colloquio. Ma ripeto: abbiamo bisogno di una situazione in cui la Grecia realizzi le riforme per una crescita sostenibile, come avviene in altri paesi europei”.
Stamattina Tsipras aveva inviato ai leader della Troika una seconda lettera aperta, dopo quella inviata ieri al presidente dell’Eurogruppo Jeroen Dijsselbloem.
Nella nuova missiva, per la prima volta il premier si dichiarava disposto ad accettare le richieste dei creditori, ma ha proposto cinque modifiche alla bozza di accordo pubblicata lo scorso fine settimana dal presidente della Commissione UE Jean-Claude Juncker.
Il mancato pagamento della rata del prestito FMI, già annunciato nei giorni scorsi dal ministro delle Finanze greco Yanis Varoufakis, è stato confermato poco dopo la mezzanotte da Gerry Rice, portavoce del FMI.
Nei confronti di Atene si apre quindi la procedura di messa in mora, che dovrebbe terminare intorno al 20 luglio con la dichiarazione ufficiale d’insolvenza. La Grecia ha chiesto una proroga dei tempi di rimborso, che come ha precisato Rice sarà analizzata “a tempo debito”.
È la prima volta che uno Stato industrializzato e membro dell’OCSE non salda in tempo i suoi debiti con il Fondo, e il valore del mancato pagamento è il più alto nella storia dell’istituzione: 1,2 miliardi di dollari, pari a circa 1,6 miliardi di euro.
Fra le conseguenze pratiche, oltre al blocco degli aiuti economici dal Fondo, scattato automaticamente fino al pagamento degli arretrati, lo Stato europeo rischia di perdere il diritto di voto in seno al FMI o nel peggiore dei casi l’espulsione.
Misure del genere hanno anche grande valore simbolico: la Grecia è uno degli Stati fondatori dell’istituzione finanziaria internazionale, avvenuta nel 1944, e uno dei creditori che nel 1953 accettarono di condonare alla Germania ovest una parte dell’ingente debito che aveva ereditato dal terzo Reich.
Non potendo contare sul Fondo per nuovi finanziamenti, ieri Tsipras ha riaperto le trattative con i creditori europei per la concessione di un terzo pacchetto di aiuti economici a spese dal Fondo salva-Stati UE.
Sono attivissimi nei negoziati i rappresentanti di Germania, Francia e Italia, i tre Stati che detengono le quote più alte del debito pubblico di Atene. Senza contare il contributo al Fondo salva-Stati, il nostro Paese detiene buoni del Tesoro greco per circa 37 miliardi di euro, contro i 56 della Germania e i 42 della Francia, su un totale di circa 330 dei quali poco meno di 200 sono detenuti da Stati dell’Eurozona.
Nella seconda lettera di Tsipras si legge che la Grecia accetterebbe il piano di riforma dell’IVA proposto dai creditori, ma senza abolire lo sconto del 30% concesso alle isole per le difficoltà di approvvigionamento. Il capo del governo ellenico ha poi chiesto di far slittare a ottobre l’innalzamento dell’età pensionabile a 67 anni, di rendere più graduale – comunque entro il 2019 – l’abolizione del sussidio speciale per i pensionati più poveri, e di dimezzare da 400 a 200 milioni il taglio della spesa militare.
La quinta richiesta riguardava la proroga del secondo programma di assistenza UE, in scadenza ieri a mezzanotte, ma la lettera è stata inviata troppo tardi per poter intervenire in tempo.
Sulla proposta europea di ridimensionare le agevolazioni fiscali di cui godono gli armatori il premier non si è espresso, e quindi si deve credere che l’abbia accettata in blocco.
Per poter studiare e discutere il contenuto del documento, l’Eurogruppo ha rinviato alle 17.30 di oggi la sua prossima riunione in teleconferenza, che si sarebbe dovuta tenere stamattina.
Intanto, la pubblicazione della missiva di stamattina ha dato una boccata d’ossigeno ai mercati finanziari, e prima mezzogiorno tutti gli indici dell’Eurozona facevano segnare rialzi poco sopra o poco sotto il 2%. Mentre l’euro ha recuperato terreno sul dollaro, lo spread fra BTP e Bund tedeschi è ridisceso sotto i 150 punti.
A raffreddare gli animi è intervenuto poi il ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schaeuble, che ha confermato la linea ferma del suo governo. La seconda lettera di Tsipras “non è una base per parlare di misure serie”, ha detto il ministro, e riaprire i negoziati prima di conoscere i risultati del referendum di domenica prossima “non ha senso”.
Gli ha fatto eco la Cancelliera: i greci hanno tutto il diritto di decidere se accettare o no le proposte dei creditori, ha sostenuto, ma anche gli altri governi europei hanno il corrispondente diritto di conoscere le loro decisioni prima di prendere impegni.
Più tardi, il discorso alla nazione di Tsipras ha fermato definitivamente la crescita degli indici delle borse europee, che comunque sono rimasti tendenzialmente in attivo fino alla fine della giornata di contrattazioni.
Un’interpretazione diversa del Greferendum è arrivata pochi minuti dopo da Valdis Dombrovskis, vicepresidente della Commissione UE: “Il referendum non è veramente valido perché si chiede di votare su un programma che non esiste più e su una proposta vecchia, quindi è più un segnale politico”.
Nel pomeriggio si è allineato alla posizione tedesca anche il presidente del Consiglio europeo, l’ex premier polacco Donald Tusk: “L’Europa vuole aiutare la Grecia. Ma non si può aiutare qualcuno contro la sua volontà. Aspettiamo il risultato del referendum in Grecia”.
Filippo M. Ragusa
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