A Weinstadt, comune tedesco vicino a Stoccarda, nel land del Baden-Württemberg, un albergo ha bandito l’utilizzo del cellulare dagli spazi comuni per ‘pausa digitale’.
“Prendono il sopravvento”: con questa motivazione, l’ hotel alemanno di cui non si conosce il nome, ma in una cittadina di 25 mila abitanti non ce ne saranno certamente più di 8-10, ha deciso di proibire agli ospiti l’uso del cellulare. La scelta coraggiosa di scrivere nero su bianco il cartello “Handy verboten” è quella fatta dai proprietari dell’ albergo che accoglie gli ospiti con una frase che non lascia dubbi:
“Una buona conversazione è più preziosa dei telefoni cellulari che squillano e del rumore delle tastiere dei laptop”.
La richiesta di astenersi dall’uso del telefonino a tavola, non è del tutto nuova. La battaglia no-tech è iniziata diversi anni fa. “Spegni il cellulare e paghi la metà” era l’offerta di Abu Ghosh, ristorante arabo a una decina di chilometri da Gerusalemme già nel 2014.
La prima volta in Italia
Iniziò la storica Osteria di Rubbiara, a Nonantola, in provincia di Modena, già nel 1990 i cellulari non erano ammessi a tavola: “Venivano requisiti – ricorda Giuseppe Pedroni, il titolare – e messi in un cassetto normale. Poi nel 1992 mi padre Italo fece costruire una cassettiera a dodici scomparti da un artigiano della zona”. Risultato? “Abbiamo perso alcuni clienti – rivela il ristoratore – sma molti altri li abbiamo guadagnati: hanno cominciato a venire apposta qui, perché hanno saputo la storia dei cellulari ritirati. Adesso qualche concessione la facciamo, in particolare agli stranieri, che chiedono di tenerli per scattare selfie e foto del locale”.
Il caso di Udine A Udine nel 2012 era stata promossa una campagna mirata, in nome della salute, per evitare l’uso dei cellulari in bar, ristoranti e alberghi. Un progetto strutturato e esteso, promosso da Mario Canciani, pediatra, pneumologo, consigliere comunale e fondatore dell’Associazione contro l’elettrosmog. Mutuò l’abitudine da colleghi scandinavi che durante un convegno prima di accomodarsi a tavola, spensero il cellulare. Per loro era normale farlo, precisarono, a casa come fuori. Per il medico fu la molla per “provare a portare a Udine questa sana e buona abitudine”. Canciani, che ha mantenuto l’entusiasmo iniziale, ricorda ancora: “Ci chiamarono da mezzo mondo, per questa iniziativa, anche da Pechino”.
Le abitudini odierne
Sembra sia terminato l’entusiasmo per una battaglia ‘free cell’. Chi conserva il bollino della campagna pro cellulari spenti mostra accanto quello del wi-fi libero. ” Lo so, sembra una contraddizione – confessa un gestore – Da una parte si suggerisce di limitare l’uso dei cellulari, dall’altra forniamo il wi-fi. Abbiamo dovuto metterlo. Ce lo hanno chiesto i clienti”.
Chi capitola e chi invece non molla. Come nel caso dell’albergo tedesco. Ma siamo sicuri che abbiamo ancora qualcosa da dirci? Perché la necessità di essere sempre connessi, con la possibilità di condividere le esperienze con amici virtuali, piuttosto che con amici o commensali, parla un linguaggio diverso. Quello di una grande solitudine in mezzo alla gente.
A.B.
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