Un compromesso da operetta, tanto ipocrita quanto inutile, economicamente inesistente e politicamente pericolosissimo per la Ue. L’accordo raggiunto in queste ore dall’Eurogruppo, sulla santabarbara finanziaria da mettere a disposizione dei Paesi sconvolti dalla pandemia del Covid 19, è quanto di peggio ci si potesse aspettare.
L’Italia aveva sollecitato un intervento “epocale” per uscire presto e bene dalla crisi economica in cui siamo precipitati. Altrettanto avevano fatto Francesi e Spagnoli nostri disgraziati compagni di viaggio in questo momento difficile.
Si chiedeva disperatamente un bazooka per evitare il possibile fallimento di imprese prima e Stati poi. E’ arrivato un fucile taroccato e in pessimo stato, tra l’altro munito di poche pallottole. Uno strumento, diciamolo pure, che non offre nessuna chance a chi oggi è chiamato a fare l’impossibile per non affogare.
Si sollecitavano interventi per migliaia di miliardi ma si chiedeva soprattutto di far passare il principio che l’Europa mettesse a disposizione, garantendole, tutte le risorse necessarie ad evitare una recessione senza precedenti.
Ma l’Europa ricca e arrogante, che non voleva dare “elemosine” al resto della comitiva in difficoltà, ha fatto quadrato intorno al pacchetto di mischia formato da Germania, Olanda, Finlandia e Danimarca, per riconfermare sostanzialmente due cose:
Per il nostro Paese si tratta di una débacle le cui conseguenze rischiamo di portarcele dietro per decenni. La considerazione, ovviamente, è figlia di questo compromesso ignobile dal quale l’Italia, uscita “umiliata”, per usare le parole di Salvini e Meloni, ora è pronta a chiedere ragione di questo fallimento al Governo Conte.
Contrariamente a quando da noi sollecitato infatti, ovvero il varo di corona bond per migliaia di miliardi fino a concorrenza, per il rilancio e la ripartenza economica e sociale dell’intero continente, l’Eurogruppo presieduto dal portoghese Centeno, ha raggiunto il peggiore dei risultati: un fragilissimo compromesso.
Alla fine della giostra infatti c’è da dire che tra prestiti del Mes (il fondo Salva Stati), interventi Sure ovvero il programma antidisoccupazione, e la liquidità aggiuntiva, che potrebbe venire dalla Bei, la banca europea degli investimenti, l’Europa della Von der Leyen ha messo sul tavolo 500 miliardi, non certo immediati e ancora tutti da discutere in termini di esigenze nazionali e tempi di distribuzione.
Accanto a questo “pacchetto” insufficiente e non adeguato, va aggiunta la possibilità di ulteriori finanziamenti per altri 500 miliardi di recovery bond, lo strumento tanto caro al presidente Macron, che all’ultimo ha fatto cambiare idea, rotta e casacca ai francesi, soldi, è bene ricordarlo, che comunque verrebbero erogati dietro pagamento di interessi da parte dei Paesi che ne facessero ricorso.
Ed è su questo accordicchio che naufragano anche i sogni e le bugie di un governo che aveva minacciato di “fare da soli” e sfasciare tutto, qualora nella Ue non fosse passato “quel piano ambizioso” predisposto da Conte e dal suo ministro del Tesoro, Gualtieri. Due nani pasticcioni che per un attimo si erano convinti di parlare da pari a pari con chi, in Europa conta e decide davvero. La riprova che la furbizia e le ambiguità, alla lunga, non pagano.
Quel che è peggio però è che Conte fa finta di nulla, nega l’evidenza dei fatti e replica rabbiosamente a quanti parlano di “fallimento”, affidandosi all’ennesima conferenza stampa “in diretta” con gli italiani .
Il Mes? “Per noi non esiste, non abbiamo bisogno di questo Fondo”. Emergency bond? “Noi vogliamo gli eurobond e lotteremo fino alla fine perchè passi la nostra proposta… L’Eurogruppo ha tracciato la strada sulle scelte di fondo…? Le proposte italiane non risultano respinte ed archiviate… “Noi non abbiamo firmato nulla, tutto è ancora da definire. Chi dice il contrario dice falsità. Il 23 aprile ci sarà una nuova riunione“.
Conte si agita, ma adesso chi dirà agli italiani che l’accordo dell’Eurogruppo, nel migliore dei casi, potrebbe portare nelle casse esauste dello Stato italiano, al massimo 65, 70 miliardi insieme alla drammatica prospettiva di ulteriori indebitamenti nel caso si facesse ricorso agli emergency bond?
Il fuoco sotto la graticola è acceso ed ora le verifiche su questa vicenda (“una colossale calata di braghe” l’ha definita pittorescamente l’ex sindaco di Roma, Gianni Alemanno) vanno fatti sul serio perché alle opposizioni che parlano di una “Caporetto dell’Italia” in sede Ue, il premier dovrà dare molte spiegazioni, soprattuto agli alleati Cinquestelle.
Questi ultimi infatti potrebbero chiedere ragione al presidente del Consiglio della retromarcia su tutto, a cominciare dal Mes, ancora vivo e vegeto, e agli eurobond a gogò, mai partiti e nemmeno presi in considerazione.
Continuare a perdere la faccia non conviene più a Di Maio, Crimi e compagni, i quali, una volta finita l’emergenza, potrebbero pensare di staccare la spina ad un esecutivo che messo di fronte ad una grande sfida, che stiamo pagando con tanti sacrifici, ha dimostrato soltanto inadeguatezza ed incapacità.
Enzo Cirillo
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