La gioia di Neymar &co.
Il Brasile ha vinto. Viva il Brasile. Ma il 3-1 alla Croazia è maturato al termine di una gara che i croati stavano congelando sull’1-1 senza neanche troppi affanni fino a 19 minuti dal 90′. Poi, la svolta determinata da un fischio dell’arbitro giapponese Nishimura : Fred, sin lì poco più di un fantasma, sente la mano di Lovren sulla spalla e cade come fulminato. Rigore. Amen.
Neymar calcia il contestatissimo rigore del 2-1
La partita, iniziata al cospetto dei fischiatissimi Blatter e Rousseff (assente alla cerimonia d’apertura , consapevole dell’aria che tira…), vede il Brasile schierato da Scolari nella stessa identica formazione e modulo della Confederations vinta lo scorso anno: 4-2-3-1 e speriamo che i bei tempi non siano del tutto andati. Il pubblico dell’Arena Corinthians è emozionante e addirittura commovente quando accompagna i suoi beniamini nel canto a cappella della seconda parte dell’inno brasiliano. Una soluzione coreografica già sperimenta con successo un anno fa ma sempre un bel vedere. L’avvio di gara, però, vive, soprattutto, della sorpresa di una Croazia per nulla intimorita dall’ambiente. Addirittura spavaldi, gli uomini di Niko Kovac aggrediscono subito. Alti. E il Brasile ci capisce poco. Almeno venti minuti di sterile possesso palla alternato a svarioni preoccupanti per una squadra che dovrebbe fare della feroce applicazione il suo mantra. Ma le idee proprio non ci sono e se non si accende Neymar o Oscar non propone qualche guizzo, è notte fonda. Lo capisce bene anche il pubblico che rimane interi minuti silente, salvo tornare ad incitare i verdeoro solo quando il pallone transita dai piedi di “O Ney”. Dall’altra parte, undici casacche a scacchi biancorossi che coprono il campo a meraviglia e si aiutano come fossero loro a giocare assieme da un anno continuativo. Il centrocampo è terra di conquista per Modric e Rakitic. Poco importa che il Kovacic nerazzurro non sia in serata. E davanti Olic, pur appesantito dalle quasi 35 primavere, riesce persino a non far rimpiangere troppo l’ariete Mandzukic (squalificato). E, sorpresa assoluta, dietro il Brasile balla. E rischia grosso. Olic , di testa, schiaccia un babà servitogli su un piatto d’argento dal talento del Real, e la palla esce con Julio Cesar che non ci sarebbe arrivato.
L’autorete di Marcelo
E’ il prologo alla rete croata che giunge all’11’ con Olic ancora protagonista, stavolta come assist-man per Jelavic che, in mezzo all’area, cicca malamente ma manda fuori tempo Marcelo: autorete e antichi fantasmi che fanno capolino. Ma la schiaffone è servito. Il Brasile si scuote. O meglio, lo fa Neymar per tutti (o quasi) i suoi compagni. Prima un numero di prestigio lungo l’out con la palla che, respinta, viene calciata con violenza pari a precisione da Oscar, appostato al limite dell’area. Bravo Pletikosa a distendersi. Poi, la stella annunciata dei padroni di casa commette una leggerezza: manata ( che sa di gomitata) al volto di Olic. Se reputata volontaria, sarebbe espulsione. Per Nishimura non lo è. Giallo. Al 29′ è proprio il barcellonista a pareggiare con un colpo da biliardo da fuori che bacia il palo ed entra. Qui Pletikosa mostra riflessi non proprio felini. Rotto l’incantesimo che vedeva la camisa 10 verdeoro a secco da ben due Mondiali. Potrebbe essere l’inizio di una nuova partita. Lo è solo parzialmente. Il Brasile pressa sì, ma con poca lucidità. E, soprattutto, senza l’apporto corale di tutti i suoi solisti. Hulk, Paulinho e Fred, per esempio, o si muovono male o non si vedono proprio. Anche se sul conto dell’attaccante della Fluminense è difficile esprimere giudizi. Lui è lì, pronto. Se gli altri non gli danno palloni, lui lì resta. L’apporto alla manovra non è la specialità della casa. Non lo si scopre oggi.
L’avvio di ripresa è più elettrico perchè il Brasile sembra proprio voler stringere i tempi. Ma il forcing dura poco perchè poi il palleggio sapiente dei croati si riprende il centrocampo e torna il nervosismo in casa brasiliana. La partita resta bloccata fino al famigerato episodio del rigore fischiato da Nishimura (per alcuni, sarebbe stato in lizza anche per arbitrare la finale?!) e forse bloccata sarebbe rimasta fino al termine senza l’improvvida decisione. Comunque, com’è come non è, il rigore viene assegnato. E qui Neymar rischia di “incartarsi” con una rincorsa spezzata: la palla non è veloce e Pletikosa ci arriva ma gli sguscia in fondo al sacco. Gara finita e brasiliani padroni del campo a congelare palla e punteggio? Assolutamente no. Brasile tutto dietro a protezione del vantaggio e Croazia all’arrembaggio. Disordinato, ma veemente quel tanto che basta per evidenziare due cose: 1) la tanto decantata impermeabilità difensiva verdeoro si riassume in un monumentale David Luiz; 2) Julio Cesar non ne trattiene una neppure a pregarlo.
Nel recupero, il bel sigillo di Oscar, con una bella fuga solitaria conclusa con un maligno colpo di punta, stile calcio a 5. Futsal da queste parti. 3-1 e festa grande per tutti. Tranne i croati. Eloquente il commento del Ct biancorosso, Niko Kovac a fine gara: “Se quello è rigore, non possiamo più giocare a calcio. Piuttosto diamoci al basket. È una vergogna. Parliamo di rispetto e noi non siamo stati rispettati. Se questo è il modo per cominciare il Mondiale, meglio mollare e andare a casa“.
Forse il Brasile avrebbe trovato le risorse per vincere ugualmente. O forse no. Però, la Coppa non parte sotto i migliori auspici. Neanche dal punto di vista arbitrale.
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