La lotta per debellare il coronavirus sarà vinta, probabilmente anche in tempi relativamente brevi. La parola d’ordine, “Andrà tutto bene”, esposta su finestre e balconi del Bel Paese, insieme al tricolore, sarà rispettata.
Il picco massimo di morti e contagiati, di questi giorni, presenta un quadro che, nell’arco di qualche settimana, potrebbe diventare solo un triste ricordo. Ma l’estirpamento dell’epidemia lascerà tracce profonde nella vita di tutti. Il Covid 19 non finirà in soffitta, non potrà essere archiviato. Il coronavirus resterà con noi ancora per molto.
Con una funzione tutt’altro che negativa. Continuerà a vivere non più nei corpi delle persone contagiate o guarite ma nella testa e nella coscienza di chi questa tragedia ha dovuto subirla e fronteggiarla.
Le riflessioni, su questo particolare momento storico, ci spingeranno a fare considerazioni profonde su quanto, dopo decenni di benessere, egoismo, auto isolamento e mancanza di solidarietà, abbiamo fatto e su cosa, in ultima analisi, abbiamo sbagliato. Un processo catartico che comunque non ci vede soli a fare i conti con quanto di sbagliato ha caratterizzato l’Italia e l’intera Ue negli ultimi anni.
L’era del guadagno facile, della finanza che ha strangolato contribuenti e nazioni, la fase dei conti in ordine ad uso e consumo dei Paesi più ricchi e aggressivi, volge al tramonto.
L’ultima gaffe della presidente della Bce, Christine Lagarde, con la sua ineffabile e assurda difesa dei meccanismi speculativi del mercato, ha segnato la fine di un’epoca. L’Europa non vuole più la politica di convivenza obbligatoria legata a banchieri e speculatori. La spirale della finanza tossica mangia ricchezza reale, è al capolinea.
Ora sull’onda emotiva e preoccupante della nuova peste l’Europa, a furor di popolo, è il caso di dirlo, vuole un asset di Paesi alleati e solidali, pronti, tutti insieme, a rimboccarsi le maniche per ripartire. Un percorso ancora irto di ostacoli ma ormai già avviato nei fatti grazie proprio alla scelta della Bce di gettare nel vortice della crisi economica 750 miliardi di euro. Un buon inizio per riprendere il cammino e sperare.
Cosa resterà, alla fine, di una così grande lezione che ha visto l’Italia impegnata in uno sforzo ricostruttivo che rimanda alle esperienze del dopoguerra? La nuova peste come cambierà pelle e mentalità di persone e istituzioni? Cosa succederà dopo la fine della recessione mondiale?
Il discorso presenta aspetti complessi ma nelle direzioni di marcia del cambiamento futuro, appare ormai abbastanza chiaro. Dopo la bufera del contagio ci sarà una ripresa in Italia, come in Europa e nel resto del mondo e sono tanti gli scenari destinati irrimediabilmente a cambiare.
Partiamo da casa nostra. L’Italia è stato il primo Paese a chiedere all’Unione un maggior indebitamento per finanziare la ripresa economica ed uscire dalle difficoltà in cui, nostro malgrado, eravamo precipitati. Ma ora, a parlare di fondi supersovrani, magari intestati proprio al coronavirus, sono anche Francia, Germania e Spagna. A vigilare poi, su spostamenti e frontiere, sono praticamente tutti, ed ormai, parlare ancora di Schengen e di accordi di Dublino, sono veramente in pochi. La verità è che non siamo più soli.
L’Italia e l’Europa stanno cercando di capire e suggerire quale saranno gli assetti politici economici ed istituzionali di domani, ripescando quanto gli accordi di Roma avevano già lucidamente previsto, a cominciare proprio dalla “sanità unica per tutto il Continente”: garantita universalmente e condivisa da tutti. Era il 1957.
Con la pandemia, l’Italia si è scoperta fragile e impreparata. Ma la reazione non ha tardato a concretizzarsi, negli ospedali come nei centri di ricerca, ed è proprio lì, che abbiamo scoperto di essere tra i migliori, se non proprio i migliori in assoluto, nel dare risposte alle emergenze sanitarie. Ma al tempo stesso abbiamo conosciuto i limiti, tanti, della politica e delle istituzioni, non sempre all’altezza degli uomini e delle donne esposti sul fronte degli ospedali e della ricerca.
Da lì però, è venuta la risposta migliore ed è da lì che dovremo ripartire per una rinascita nazionale che consenta di guardare con fiducia al futuro.
Probabilmente torneremo comunità nazionale, quello che ormai non eravamo più da tempo. E di questo probabilmente dovremo ringraziare questa sciagurata ma per molti aspetti provvida infezione globale che ha avuto l’effetto di riportarci a più miti consigli e a guardare con più rispetto e umiltà all’uomo e alla storia che lo sostiene da secoli.
Enzo Cirillo
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