Mentre si creano le infrastrutture per rimanere al passo con i piani ecologici della Comunità Europea, qualche amministratore rischia di perdere la testa. Così quei cittadini che avevano appena sostituito la propria macchina con un modello Diesel Euro 6, convinti di aver non solo contribuito all’ambiente, ma anche di essersi messi al riparo dei blocchi, si sono ritrovati inspiegabilmente fermi.
Forse non tutti si ricordano che è dal 2015, anno del Dieselgate, quando la tedesca Volkswagen falsificò i risultati dei test sulle emissioni dei propri veicoli alimentati a diesel – così da poter accedere al rigorosissimo mercato americano – che si è scatenata una vera e propria battaglia ideologica contro questi motori. Da allora le autovetture a Diesel sono diventate il capro espiatorio degli alti livelli delle polveri sottili in città.
Sebbene gli standard definiti dalla comunità europea, cui i costruttori si sono dovuti adeguare, impongano ai diesel Euro 6 restringenti limiti di emissioni – CO (0,5); HC (0,17); NOx (0,08); particolato (0,005/0,0045) – il che li rende meno inquinanti di un benzina Euro 3, molti Paesi Europei, tra cui in prima fila la Francia hanno deciso di bandirli totalmente entro il 2030.
Secondo Angelo Onorati, professore ordinario al Dipartimento di energia del Politecnico di Milano, dove insegna nei corsi di Macchine e Motori a combustione interna intervistato recentemente dal Corriere della sera emissioni dei recentissimi Euro 6D-Temp “sono così basse che altre sorgenti di particolato nel traffico, cioè gli pneumatici che si consumano con il rotolamento, l’usura dell’asfalto e quella dei freni, risultano inquinare molto di più”.
Sempre secondo Onorati “il diesel è una tecnologia matura che si evolverà ancora con l’avvento dell’Euro 7 e che, nel medio termine, potrà arrivare insieme ai motori a benzina ad avere emissioni così piccole da avere un impatto praticamente pari a zero”. Un discorso a parte va fatto per gli incentivi, Gli Ecobonus non sono uguali per tutti. Ed in particolare per l’Ecobonus destinato all’acquisto di auto elettriche va ricordato che ogni regione, o Comune, può sommare i propri incentivi a quelli governativi. Il nord con in testa i 13 milioni di euro stanziati dalla Lombardia perché i privati dismettano auto inquinanti, si colloca al primo posto. Poi il Piemonte che incentiva invece primariamente le piccole e medie imprese mettendo a loro disposizione 6,5 mln di euro.
Per i residenti nelle provincia di Trento e di Bolzano il contributo va da 1.500 a 4.000 euro in base alle emissioni del veicolo acquistato, senza bisogno di rottamarne uno vecchio.
La Valle D’Aosta, che punta entro il 2040 a dismettere tutti i combustibili fossili, ha stanziato un fondo di 7 milioni di euro. Per i privati il contributo è di 6.000 euro, mentre nel caso delle aziende si va dai 10.000 euro (per mezzi non attinenti al trasporto di persone) ai 15.000 euro (per mezzi attinenti al trasporto di persone).
In centro Italia si distingue solo la Sardegna dove però l’iniziativa non ha riscosso grande successo dato che le richieste sono state, nel 2019, di molto inferiori ai contributi stanziati. Qui il contributo regionale a fondo perduto copre il 75% dell’esborso, dunque arriva fino a 15.000 euro per l’acquisto di una vettura, a 20.000 euro per l’acquisto di un furgone e a 25.000 euro per l’acquisto di un pullmino.
Giornalista per caso. Anni di ufficio stampa in pubbliche istituzioni, dove si legge e si scrive solo su precisi argomenti e seguendo ferree indicazioni. Poi, l'opportunità di iniziare veramente a scrivere. Di cosa? di tutto un po', convinta, e sempre di più, che informare correttamente è un servizio utile, in certi casi indispensabile.
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