Torna ad essere reato il falso in bilancio. A deciderlo il Senato che, impegnato nella discussione sul ddl anticorruzione, ha approvato l’articolo 8 che riscrive l’articolo 2621 del codice civile.
In sostanza viene disposto che tutti i soggetti aventi titolo che “al fine di conseguire per sé o per altri un ingiusto profitto” espongono consapevolmente “fatti materiali rilevanti non rispondenti al vero” o li omettono “in modo concretamente idoneo a indurre altri in errore” sono puniti con la reclusione da uno a cinque anni. Pene che vengono estese anche agli amministratori societari per conto di terzi.
Il falso in bilancio era stato depotenziato nel 2002 dall’allora governo Berlusconi, e successivamente modificato dalla legge 262 del 2005.
La modifica disposta dal ddl all’esame del Senato ripristina il reato nella sua interezza quando, invece, il testo attualmente vigente disponeva l’esclusione dalla punibilità se le falsità o omissioni non alteravano la rappresentazione della situazione finanziaria della società, se le falsità o omissioni determinavano variazioni non superiori al 5% o una variazione patrimoniale non superiore all’1% e se le valutazioni estimative iscritte nei bilanci non si discostavano oltre il 10% dalla valutazione corretta.
Il via libera è stato ottenuto con 124 sì, su una soglia di maggioranza di 121 voti, i no sono stati 74 e gli astenuti invece 43.
A fare da ago della bilancia, sicuramente, le assenze tra i banchi di maggioranza e opposizione: 17 tra le fila del Pd, 15 invece in Area Popolare e 14 tra quelle di Forza Italia. Il partito azzurro non ha contato tra i partecipanti al voto esponenti come Maria Rosaria Rossi, Niccolò Ghedini, Denis Verdini e Altero Matteoli.
Una mancanza evidenziata anche nelle parole di Daniele Capezzone che, dopo aver espresso “grave preoccupazione per l’approvazione delle nuove norme”, ha sottolineato come questo sia stato possibile “anche grazie alle assenze della minoranza, purtroppo”.
Il Guardasigilli, Andrea Orlando, parla invece di “materia delicata”, quindi i tre voti positivi di scarto rappresentano comunque “un significativo successo”.
Dal Senato è arrivato anche l’ok all’articolo 10 dello stesso disegno di legge che prevede pene più severe per chi commette il reato di falso in bilancio nelle società quotate: da un minimo di 3 anni a un massimo di 8. Da sottolineare anche come queste nuove norme hanno per conseguenza di conferire agli inquirenti la possibilità di utilizzare eventuali intercettazioni.
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