Il Pd doppia Grillo, il centrodestra sprofonda. Basterebbe questo per riassumere i risultati delle elezioni europee 2014, che hanno visto il partito del presidente del Consiglio crescere al 40,81%, M5S fermarsi al 21,16% e il centrodestra, frammentatissimo, attestarsi tra il 16,82% di Forza Italia e il 3,66% di Fratelli d’Italia – Alleanza Nazionale, passando per il 6,16% della Lega, il 4,38% di Ncd – Udc. Sopra lo sbarramento, con il 4,03%, anche L’Altra Europa con Tsipras.
Il risultato delle urne ha spiazzato in parecchi. Grillo in primis, che dopo aver condotto una campagna elettorale incentrata completamente sul sorpasso del Movimento sul Pd, appurato l’esito delle urne, ha ringraziato i suoi elettori prendendo in prestito alcuni versi di uno scritto di Kipling, If, e spiegato, dal suo blog che “son dei numeri che non si aspettava nessuno, però noi siamo lì, siamo il primo movimento italiano, il secondo partito”.
“Abbiamo preso il 21-22% – ha proseguito Grillo – l’IVA senza voti in nero. E siamo lì. Senza aver promesso niente a nessuno, né dentiere né 80 euro. Io sarei anche ottimista, quindi: non scoraggiatevi. Vedo messaggi: ‘Cosa facciamo? Andiamo avanti?’, certo che andiamo avanti”.
Anche se forte di un risultato importante, mantiene un profilo basso Renzi:
“non lo considero un voto su di me – ha affermato il Premier in conferenza stampa – è un voto che esprime una speranza straordinaria”. “L’Italia – ha spiegato – è in grado di incidere in Europa, io avverto questo come responsabilità innanzitutto. L’Italia ha parlato in modo molto forte con un voto di speranza per poter cambiare e poter invitare l’Europa a cambiare”.
“non lo considero un voto su di me – ha affermato il Premier in conferenza stampa – è un voto che esprime una speranza straordinaria”.
“L’Italia – ha spiegato – è in grado di incidere in Europa, io avverto questo come responsabilità innanzitutto. L’Italia ha parlato in modo molto forte con un voto di speranza per poter cambiare e poter invitare l’Europa a cambiare”.
Trend differente nell’area del centrodestra, che vede in ascesa solo la Lega: rispetto alle politiche del 2013, indice di riferimento ultimo per avere un’idea delle variazioni percentuali di consenso ottenuto, il Carroccio passa dal 4,09% a oltre il 6%.
Per Forza Italia “un risultato non esaltante”, dichiara Deborah Bergamini, a capo della comunicazione del partito a poche ore dalla chiusura dei seggi.
“Forza Italia – ha invece affermato Giovanni Toti – paga un prezzo molto alto. Non è un risultato che ci soddisfa ma non sono dati drammatici. Se si sommano i voti di Fi e Ncd stiamo sostanzialmente alle percentuali dell’ultima volta”.
Bisognerà aspettare il primo pomeriggio per avere un commento di Silvio Berlusconi:
“Forza Italia ha avuto un risultato inferiore alle mie attese ma si conferma il perno insostituibile del centrodestra”.
Nell’inviare le ”sincere congratulazioni” a Matteo Renzi per aver “ottenuto un grande successo personale, favorito da una serie di circostanze favorevoli irripetibili” e in attesa di vedere “come userà” questo consenso, Berlusconi ha ribadito che ”in questi venti anni in politica sono dovuto ripartire più volte dopo un risultato negativo. Garantisco che sarà così anche stavolta. La mia stella polare – ha concluso – resta l’unità delle forze moderate alternative alla sinistra”.
In casa Ncd, invece, si cerca di trarre il meglio da questa prima prova delle urne per un partito nato nemmeno un anno fa:
“Abbiamo superato lo sbarramento alla faccia di chi non voleva – ha dichiarato Angelino Alfano – Forza Italia crolla, noi abbiamo sostenuto il governo e salvato l’Italia dal baratro in cui loro la volevano”.
Alfano parla del milione e 200 mila voti raccolti come un “patrimonio enorme”, ma tutto fa pensare che Ncd confidasse molto sul fatto di rappresentare concretamente una alternativa a Berlusconi in grado di raccogliere maggior consenso dai delusi forzisti, migrati invece verso il Pd stesso.
L’intenzione di ricostruire un centrodestra compatto, come nelle intenzioni di tutti, rimane tale, almeno a caldo:
“Potremo parlare concretamente di rifondazione del campo moderato” ha aggiunto il leader di Ncd “quando avranno capito che il mondo è cambiato. Ma dalle dichiarazioni di queste ore non mi pare così. Perciò ci facciano un fischio quando e’ il momento…”.
Replica Maria Stella Gelmini: “La sconfitta, perché di questo si tratta, e’ stata del campo dei moderati e dei liberali nel suo complesso: essa e’ figlia delle divisioni di questi anni”.
Anche Raffaele Fitto, il politico più votato in di tutto il centrodestra e secondo assoluto dietro a Simona Bonafè, tira una stilettata agli ex compagni di partito: “La somma dei voti di Ncd e di Udc fa il 4,2%. Non mi sembra un risultato eccellete. Da comprendere poi che per rifare il centrodestra bisogna stare nel centrodestra…”
I numeri, però, rimangono la grande preoccupazione di Berlusconi. Rumors vogliono che già nei giorni scorsi all’ex premier fossero giunti prospetti che davano per plausibili i risultati poi emersi dalle urne. Un Berlusconi che sembrerebbe accusare i ripetuti colpi e che la stessa Bergamini ha riassunto come annus horribilis, tra condanna, decadenza da senatore, servizi sociali, una campagna elettorale a regime ridotto e lo spettro del golpe bianco che lo avrebbe fatto recedere dal suo ruolo di premier nel 2011.
Il quadro che, però, si va componendo è ricco di incognite: il nome di Marina Berlusconi, che continua a circolare per una probabile successione, cozzerebbe invece con le richieste di un processo di consultazione interna che qualche frangia forzista – ma che troverebbe consenso anche in altri partiti del centrodestra – chiederebbe in vista di una nuova leadership.
Renato Brunetta, in tal senso ha precisato che al momento: “quella di Marina è una variabile che ora non prendo in considerazione”. Non solo. Si profila nuovamente un testa a testa per i vertici del partito. Da una parte infatti, Raffaele Fitto, che ha ricevuto oltre 284mila preferenze nette, contro le 148mila circa raccolte da Giovanni Toti, consigliere politico voluto dallo stesso Berlusconi, nel collegio nord ovest. Incognite che, per ora, restano tali e che solo il comitato di presidenza del Partito, in agenda mercoledì prossimo, potranno essere, se non risolte, quanto meno affrontate.
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