Istituita nel 2004 per conservare e rinnovare la memoria di tutte le vittime delle foibe e dell’esodo di istriani fiumani e dalmati – 350 mila figli estirpati dalle loro terre e dimenticati per decenni – questa giornata ha ancora sapore di una tristezza più marcata rispetto ad altre dolorose commemorazioni.
Perché? Oggetto di una enorme rimozione, una rimozione lunga ben 60 anni, fino a quando sotto il governo Berlusconi non fu istituita con legge 30 marzo 2004 n. 92, validata dall’allora Capo dello Stato Caròp Azelio Ciampi, ancora oggi conta migliaia di studenti giovani e meno giovani che ignorano questa pagina di storia; non solo, viene spesso messa in contrapposizione alla Giornata delle Memoria che si celebra ogni 27 gennaio dal 2005 (come il ricordo delle foibe). Una contrapposizione che odora di artificioso e falso, però, perché non dovrebbero esistere ricorrenze di destra e ricorrenza di sinistra, ma solo memorie condivise se si vuole attingere alla storia per guardare al futuro con la speranza di non commettere mai più errori che oltre a sterminare migliaia di individui innocenti di nulla portano il Paese indietro nel tempo.
Invece continua questa demolizione della storia, la rinnegazione di passaggi crudeli e sanguinosi che procurano ancora tanto dolore ai superstiti e ai loro figli. A Trieste, proprio ieri, alla vigilia della intitolazione di una piazza ad una martire istriana, è stato abbattuto da ignoti il palo con l’insegna ‘Norma Cossetto‘ – stuprata e infoibata nell’autunno del 1943 a 23 anni – collocato in una rotonda del quartiere udinese di Sant’Osvaldo.
Oggi, invece, è il giorno delle polemiche: la prima l’ha sollevata la circolare del Ministero dell’Istruzione che sembra accostare Foibe e Shoah inviata da Stefano Versari, Capo Dipartimento per il sistema educativo di istruzione e formazione del Ministero dell’Istruzione, ai Dirigenti e ai Coordinatori didattici delle Istituzioni scolastiche del sistema nazionale di istruzione.
“…narrare la storia consente che accadimenti che hanno sconvolto intere popolazioni divengano fondamento delle comunità umane successive. Ma quale storia? Non si tratta – suggerisce Bauman – di sacralizzare, da un lato, o banalizzare, dall’altro, le deportazioni, gli orrori, i genocidi. Non se ne riduce in tal modo il portato di violenza, perché si rischia di non comprenderne le radici. Il ‘Giorno del Ricordo’ e la conoscenza di quanto accaduto possono aiutare a comprendere che, in quel caso, la ‘categoria’ umana che si voleva piegare e culturalmente nullificare era quella italiana. Poco tempo prima era accaduto, su scala europea, alla ‘categoria’ degli ebrei“, si legge in un passaggio della circolare .
Nel documento, inviato con oggetto “10 febbraio 2022 ‘Giorno del Ricordo’ – Opportunità di apprendimento”, il Ministero intendeva promuovere ai dirigenti scolastici le iniziative predisposte in collaborazione con le Associazioni degli Esuli Istriani, Fiumani e Dalmati “per la conoscenza storica e la riflessione critica delle complesse vicende del confine”. Si legge: “…Poco tempo prima era accaduto, su scala europea, alla ‘categoria’ degli ebrei. Con una atroce volontà di annientamento, mai sperimentata prima nella storia dell’umanità. Pochi decenni prima ancora era toccato alla ‘categoria’ degli Armeni. Eppoi? Sempre vicino a noi, negli anni novanta, vittima è stata la ‘categoria’ dei mussulmani di Srebrenica… Non serve proseguire. Allo sconvolgimento e all’empatia per le vittime deve dunque associarsi il tentativo di riflettere sugli effetti della riduzione etica delle persone umane a ‘categorie’, perciò stesse disumanizzate…“.
Immediata la protsta dell’ANPI: “Chiediamo urgenti lumi al Ministro dell’Istruzione su questa comparazione che consideriamo storicamente aberrante e inaccettabile”, ha dichiarato il Presidente nazionale Anpi, Gianfranco Pagliarulo su Facebook commentando la circolare.
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