Un sabato memorabile per le racchette italiane nel tempio del tennis. Le vittorie di Seppi in rimonta su Nishikori e della Vinci sulla Cibulkova ci consegnano un uomo e ben tre donne nella seconda settimana del torneo inglese. Quattro azzurri agli ottavi in una prova del Grande Slam! E’ un record storico per il nostro sport. Mai così rappresentato a questo livello nell’empireo erbivoro della racchetta. Per trovare una performance migliore, a livello di Slam, bisogna andare alla sempre nostra prediletta terra battuta del Roland Garros ma sfogliando le pagine più ingiallite degli almanacchi: cinque nostri rappresentanti agli ottavi nelle edizioni del 1947 e del 1960 (Pietrangeli, Sirola, Merlo, Lazzarino, Pericoli, praticamente il gotha del nostro tennis). Ma sull’erba mai visto nulla di simile. Ci voleva, evidentemente, l’edizione più pazza del torneo inglese con appena 10 tra le prime 10 teste di serie sopravvissute ai primi tre turni (6 tra gli uomini e, fatto ancora più sorprendente, solo 4 tra le donne dove, notoriamente, le gerarchie sono più difficili da sovvertire), peggior risultato di sempre nell’era Open per i big. E corredato da ben 13 ritiri (al momento eguagliato il primato negativo dell’edizione 2008 del torneo) che hanno sollevato un vespaio di polemiche sulle condizioni della superficie, acuite dal passaggio di consegne dal mitico Eddie Seaward (23 anni di onorato servizio per lui come “capo giardiniere” dei campi erbosi, meritatamente andato in pensione) al nuovo custode dei segreti dei prati, Neil Stubley. Tornando ai nostri, Andreas Seppi, ad oggi l’unico italiano capace di vincere un torneo sull’erba (Eastbourne nel 2011), conferma il suo acquisito status di “maratoneta del circuito”, battendo in cinque tiratissime partite il giapponese Kei Nishikori, n. 11 del mondo e del seeding, ottenendo così il suo settimo scalpo dell’anno nei match conclusi nella frazione decisiva su sette disputati (il secondo nel torneo, dopo quello con Istomin e dopo aver superato lo stesso uzbeko e Cilic in Australia, Pospisil in Davis e Mayer e Kavcic al Roland Garros), realizzando la sua miglior prestazione personale a Wimbledon riportando l’Italia agli ottavi dove non approdava dal 2000 (era stata la volta di Gianluca Pozzi), mentre per trovare un quarto di finale bisogna risalire al 1998 (Sanguinetti battuto da Krajicek), al 1979 (Panatta sconfitto tra mille rimpianti da Pat DuPre) e, addirittura, al 1960 (Pietrangeli con Nick poi capace di portare nientemeno che Rod Laver al quinto set in semifinale). L’altoatesino ha mostrato, oltre ad un’ottima condizione atletica, un servizio tornato ad essere molto incisivo e che non lo ha mai abbandonato nei momenti cruciali come troppo spesso accadutogli in passato. La partita con l’insidioso ( e in grande ascesa) nipponico era cominciata male, con l’azzurro costretto ad inseguire dopo aver ceduto per 6-3 il primo parziale, poi rimessa in piedi con un perentorio 6-2, poi di nuovo in salita dopo aver incassato un 7-6 (4) regalando all’avversario due comodi punti nel tie break, per poi tornare a comandare le operazioni negli scambi forte di una palla più pesante di quella dell’asiatico, domato per 6-1 e 6-4 nelle ultime due frazioni. Per “mister 5 set”, ora si profila l’ingombrante sagoma di Del Potro, uno dei più autorevoli outsider del torneo, giocatore dotato di una potenza senza pari nel circuito, ma dalle caratteristiche tecniche (predilige rimbalzi alti e regolari) e fisiche (essendo un omone, fa fatica a rannicchiarsi per recuperare le palle basse che gli restituisce la superficie) poco adatte all’erba. Sulla carta, perché nei fatti l’argentino ha ottenuto su questi prati la medaglia di bronzo nel Wimbledon olimpico dell’anno scorso dopo aver piegato nella “finalina” Djokovic e dopo aver costretto a una maratona infinita (terminata con un epico 19-17 al terzo set) Federer (di fatto, prosciugandogli le energie fisiche e nervose che gli sarebbero costate l’oro con Murray). Proprio in quel torneo, l’argentino superò Seppi con un lottato 6-3 7-6 (2) così come lo aveva battuto a Cincinnati mentre l’unico successo dell’altoatesino risale al challenger di Sunrise nel lontano 2007. All’apparenza, un match chiuso. Però va considerato che il bombardiere di Tandil ha riportato una rovinosa caduta nel finale del match vinto con Zemlja. Visto l’andamento del torneo…
Roberta Vinci, invece, ha disposto piuttosto agevolmente di Dominika Cibulkova, n. 19 Wta, dominando con un perentorio 6-1 il primo set, prima di chiudere, lottando appena un po’ di più nel secondo, chiuso 6-4 dopo aver recuperato da 0-2 in apertura di parziale, aver preso un break di vantaggio per il 3-2 salvo restituirlo immediatamente dopo. Lo scatto decisivo, la tarantina, lo produce con una condotta molto aggressiva sul 4-4. Ora avrà la Na Li, n. 6 e un Roland Garros in tasca (oltre a due finali un po’ sfortunate in Australia). Apparentemente, un match proibitivo. In realtà, tutt’altro. La cinese ha sempre fatto fatica su questi campi (al massimo due quarti di finale a Church Road) e si è salvata per il rotto della cuffia con la non irresistibile Zakopalova, spuntandola solo per 8-6 al terzo. Roberta, certamente la nostra giocatrice naturalmente più adatta alla superficie, avrà anche il vantaggio di giocare più libera mentalmente sapendo che, a meno di un torneo clamoroso della Bartoli, chiuderà l’avventura inglese tra le prime 10 del mondo (suo best ranking e risultato eccezionale che premia un’intera carriera di sacrifici). La certezza si è avuta ieri dopo la sconfitta della Stosur con la Lisicki.
Lunedì saranno in campo anche Flavia Pennetta, opposta alla belga Flipkens, 1-1 i precedenti, entrambi a Parigi, ma la n. 20 Wta ha vinto l’ultimo qualche settimana fa, e Karin Knapp che se la vedrà con la francese Marion Bartoli, n. 15 Wta, che ha vinto l’unico precedente ma, soprattutto, vanta su questi prati nientemeno che una finale, raggiunta nel 2007 e persa nettamente con Venus Williams ma dopo aver rimontato in semifinale Justine Henin provocando una delle più grandi sorprese nell’intera storia del torneo. Molto difficile per entrambe. Anche se la sfortuna che ha sempre fatto da compagna di viaggio fedele sia per la pugliese che per l’altoatesina di Anzio Lavinio (è lì che vive e si allena), tormentate dai problemi fisici (polso per Flavia, ginocchio per Karin) quando non di peggior natura (quelli cardiaci della Knapp), potrebbe volgere il proprio sguardo altrove. Almeno qui.
Per quanto riguarda gli altri match in programma, e ricordato che per la prima volta dal 1911 non ci sarà più alcun americano tra i maschi, mentre nel femminile spicca l’assenza di russe (le due “ova” sopravvissute, Kvitova e Pironkova, sono, rispettivamente, una ceca e una bulgara), da segnalare il pericolo del “cavallo pazzo” Tommy Haas per Djokovic, mentre Murray se la dovrà vedere con il rovescio tutto talento di Youzhny, recente finalista sconfitto da Federer ad Halle. Qualche rischio lo corre Bardych contro la giovane speranza australiana Bernard Tomic, vincitore di Gasquet e già ai quarti nel 2011.
Daniele Puppo
Napoletano, 44 anni, giornalista professionista con 17 anni di esperienza sia come giornalista che come consulente in comunicazione. Ha scritto di politica ed economia, sia nazionale che locale per diversi giornali napoletani. Da ultimo da direttore responsabile, ha fatto nascere una nuova televcisione locale in Calabria. Come esperto, ha seguito la comunicazione di aziende, consorzi, enti no profit e politici. Da sempre accanito utilizzatore di computer, da anni si interessa di internet e da tempo ne ha intuito le immense potenzialità proprio per l'editoria e l'informazione.
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