Una leggenda vivente che s’impone in una corsa leggendaria. Potrebbe essere questo lo spot che più di ogni altro è in grado di sintetizzare quanto avvenuto sulle polverose strade che hanno condotto, per la 111esima volta nella storia, un drappello neanche troppo nutrito di corridori (molti si sono arresi prima) all’interno del mitico Velodromo di Roubaix. Una sorta di Terra Promessa per chi ha il bene di arrivarci. Sano. Sì, perché la “Regina delle Classiche”, la Parigi-Roubaix, è soprannominata anche “L’inferno del Nord” o, ancor più efficacemente, “L’ultima follia del ciclismo”: strade sterrate, ben 27 settori di pavè (più grossi, più infidi, più distanziati tra loro, più pericolosi rispetto ai sampietrini italici), polvere ovunque ad intasare i polmoni. L’unica corsa al mondo capace di fare una selezione brutale pur senza vantare neanche un misero Km in salita. Per fortuna, stavolta si è corso senza la tipica pioggia battente di queste parte che rende le pietre anche scivolose. Anche Giove Pluvio si è dovuto arrendere al dominatore assoluto di questa fase primaverile della stagione e anche un sole insolito a queste latitudini ha voluto rendere omaggio a “Spartacus” Fabian Cancellara. E qui veniamo alla leggenda vivente. Sì, perché mai come stavolta i pronostici erano stati così convergenti su un unico candidato. Certamente agevolato dalle assenze del giovane astro Sagan e della vecchia volpe Boonen ( al Fiandre aveva lasciato una costola) ma anche penalizzato da una doppia caduta in settimana fortunatamente senza conseguenze, lo svizzero era chiamato alla storica doppietta-bis. Un’impresa riuscita fin qui, neanche a farlo apposta, al solo Tom. Obiettivo centrato e con il valore aggiunto di aver corso contro tutto e tutti, vanamente impegnati ad attaccare il favorito d’obbligo. “Per correre sul pavè non devi andare piano perché ti pianti ma non puoi neanche andare molto veloce perché non è possibile. Non esiste una tattica perfetta. Esiste solo il feeling che riesci ad instaurare con le pietre. E’ un dono di natura. Qui per vincere devi essere un gladiatore e non sono cose che si imparano o si preparano a tavolino. Un gladiatore o lo sei o non lo sei”, così aveva detto Cancellara alla vigilia. E un gladiatore si è dimostrato, sia nella foresta di Arenberg che in quell’autentica corsa ad eliminazione fisica che era il temuto Carrefour d’Arbre, costato la gara a Vandenbergh e poi a Stybar che hanno letteralmente “toccato con mano” l’entusiasmo dei tanti tifosi addensatisi ai lati delle banchine. Cancellara no. Non poteva concedersi distrazioni né rischi. Lui aveva una missione da compiere. Lo ha capito, giunti nel Velodromo, anche il suo ultimo avversario, il belga Vanmarcke, pur veloce, arresosi platealmente ai dieci metri finali, conscio che non c’era proprio nulla da fare, ma orgoglioso di aver costretto la “locomotiva di Berna” a trovare un modo inedito per vincere: in volata. Non gli era accaduto né nel 2006 né nel 2010, gli anni degli altri trionfi nell’Inferno del Nord. Stavolta, tutti gli occhi erano puntati su di lui. Tanti, ma non troppi per chi corre con la calma dei forti e sa che, anche se relegato nel mezzo di un terzo gruppetto di inseguitori, può risalire la corrente sol che lo voglia. Maestose le azioni con cui ha ricucito gli strappi e bellissima l’immagine di lui che, con il solo Stybar a ruota, esce davanti a tutti da una nuvola di polvere nel settore 6 di pavè ( numerazione rigorosamente decrescente) per lanciarsi sulla coppia di battistrada belgi, Vanmarcke e Vandenbergh. Una progressione regale, anche per uno sport che di solito vede l’eleganza posposta alla fatica. Ora, Fabian è entrato a pieno titolo nell’Olimpo del pedale: con tre successi alla Roubaix, ha raggiunto Lapize, Rebry, Van Looy, Merckx, Moser e Museeuw, ad una sola vittoria dai primatisti De Vlaeminck e Boonen. Ora, al Giro d’Italia, Cancellara cercherà la sua prima gloria di tappa e magari la sua prima maglia rosa, quindi, sempre nel Belpaese, lui che ha il papà lucano, tenterà di completare un palmarès da capogiro a Firenze. Maglia iridata come obiettivo. Mondiale su strada in linea. Corsa di un giorno. Con indosso i panni del favorito e gli occhi di tutti gli avversari su di sé. Roba da gladiatori. Nel Paese dove si esibivano i gladiatori. “Spartacus” sa cosa vuol dire.
D.P.
Napoletano, 44 anni, giornalista professionista con 17 anni di esperienza sia come giornalista che come consulente in comunicazione. Ha scritto di politica ed economia, sia nazionale che locale per diversi giornali napoletani. Da ultimo da direttore responsabile, ha fatto nascere una nuova televcisione locale in Calabria. Come esperto, ha seguito la comunicazione di aziende, consorzi, enti no profit e politici. Da sempre accanito utilizzatore di computer, da anni si interessa di internet e da tempo ne ha intuito le immense potenzialità proprio per l'editoria e l'informazione.
Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *
Salva il mio nome, email e sito web in questo browser per la prossima volta che commento.
Δ
Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.
© Copyright 2020 - Scelgo News - Direttore Vincenzo Cirillo - numero di registrazione n. 313 del 27-10-2011 | P.iva 14091371006 | Privacy Policy