La prossima riunione di governo, di quel governo che doveva essere delle larghe intese Pd-Pdl e che si sta sempre più connotando come l’esecutivo delle grandi liti si terrà direttamente nello studio di Napolitano presso le dorate stanze del Quirinale. Vorremmo scherzare ma sulla situazione critica del Paese e sul crepuscolo di un esecutivo sempre più asfittico c’è poco da fare gli spiritosi. Ed il primo a rendersi conto di questo è proprio il Capo dello Stato che da tempo, da troppo tempo ormai, è costretto a fare il facente funzioni di Enrico Letta, arrogandosi tra l’altro il diritto-dovere, non previsto dalla Costituzione, di dettare l’agenda dei lavori di governo e Parlamento. Napolitano, e lo capiamo perfettamente, è preoccupato. Lo stallo totale di politica e istituzioni, non fa dormire la notte, ma pochi sembrano cogliere la gravità della situazione. Guerra, guerriglia e controguerriglia tra Pd e Pdl cui fa da contorno una conflittualità permanente di tutti contro tutti, continua. E prosegue, in una situazione di sfascio irreversibile e pericoloso che, in queste ore, ha spinto Beppe Grillo a chiedere la messa in stato d’accusa per il Capo dello Stato, sospettato di partigianeria o peggio di sconfinamento di ruolo e funzione, in spregio a quanto contemplato dallo stesso dettato costituzionale.
In forza di questa emergenza, Napolitano ha preso l’iniziativa e ha deciso di convocare (in maniera decisamente inusuale), tutti al Colle, opposizioni comprese per presentare la ricetta che gli altri dovranno recepire come compiti da fare a casa: primo fra tutti la nuova legge elettorale. Questo provvedimento, che nel programma del governo era tra le priorità da chiudere nei primi cento giorni di vita dell’esecutivo, è oggi forse la questione più spinosa e lontana da soluzioni credibili e soddisfacenti. Infatti nella maggioranza non c’è alcuna ipotesi di accordo per far partire le trattative e tutto questo quando il prossimo 3 dicembre la Corte Costituzionale si pronuncerà sul Porcellum con una scontata bocciatura che delegittimerà ancora di più un governo e un Parlamento manifestamente incapaci di dare risposte serie e credibili ai problemi che affliggono l’Italia. Napolitano consapevole di questo sollecita, spinge e fa pressioni, ma sbaglia anche, rischiando in questo modo, di aggiungere incomprensioni diffidenza e caos alla confusione che già regna sovrana nei Palazzi del potere.
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