Sulla scacchiera politica il partito di Di Maio sta giocando una partita difficile e molto pericolosa. La Lega di Salvini si è ‘mangiata’ due pedine. In Senato è Ugo Grassi a lasciare per aderire al Carroccio. Il passaggio è stato formalizzato oggi. “Diamo il benvenuto al senatore Grassi. Porte aperte per chi, con coerenza, competenza e serietà, ha idee positive per l’Italia e non è succube del Pd. Su riforma ed efficienza della giustizia e rilancio delle università italiane, col senatore Grassi lavoreremo bene”, ha commentato Matteo Salvini da Catanzaro.
In una lettera il senatore Grassi spiega le sue motivazioni: “Il punto è che il mio dissenso non nasce da un mio cambiamento di opinioni, bensì dalla determinazione dei vertici del movimento di guidare il paese con la granitica convinzione di essere i depositari del vero e di poter assumere ogni decisione in totale solitudine. Gli effetti di questo modo di procedere – spiega – sono così gravi ed evidenti (a chi vuol vedere) da non dover neppure essere esposti. Basti l’esempio della gestione dell’ex Ilva per dar conto dell’assenza di una programmazione nella gestione delle crisi”.
Stefano Lucidi, invece, ha lasciato i Cinque Stelle ma non non ha ancora sciolto le riserve sul suo futuro.
Entrambe le dipartite giungono all’indomani del voto contrario alla risoluzione di maggioranza sul Mes. Sono stati quattro i senatori grillini che hanno votato contro. gli altri due sono Gianluigi Paragone e Francesco Urraro.
“Serve una spallata per far risvegliare il Movimento, qualcosa deve cambiare in modo radicale. Se una forza politica che ha un suo capo riconosciuto passa dal 33 al 15% , qualcuno deve prenderne atto”. Sembra anche, a detta della stessa fonte, che siano pronte a uscire 20 o 30 personeche stanno valutando di fare un nuovo gruppo “Ma non credo avranno la forza per farlo, quindi non li aspetto”, ha detto Lucidi.
Mentre l’ex ministro dell’Interno accoglie il senatore Grassi, durissimo, e c’era da aspettarselo, l’attacco di Luigi Di Maio. “I senatori che vogliono possono passare alla Lega, ma non raccontino balle e dicano che il tema non è il Mes ma che gli hanno proposto altre contropartite”. E Di Maio allude a un “mercato delle vacche” che Salvini avrebbe aperto per acquistare un tanto al chilo qualche senatore tentennante che guarda alla Lega. Un’operazione che a giudizio di Di Maio riporta il ‘quadro politico’ ai tempi di Berlusconi e De Gregorio.
Il capo politico pentastellato è tornato anche sul Mes: “Non siamo mai stati d’accordo, ma al governo non siamo arrivati da soli, durante la parte negoziale di questa riforma governava anche la Lega. Se Salvini era contrario, perché ha avallato l’inizio di questo percorso di riforma? E comunque la firma non è all’orizzonte e la nostra presenza nell’esecutivo fa sì che qualsiasi cosa si decida dovrà tendere a migliorarlo”.
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