E crisi fu. Con una decisione che avrà inevitabili e pesantissime conseguenze su governo, maggioranza, opposizione e soprattutto sulle tasche degli italiani, i falchi del Pdl ad Arcore ieri, assenti il segretario Alfano, i capigruppo parlamentari e i ministri interessati, hanno deciso di staccare la spina all’esecutivo delle “larghe intese” presieduto da Enrico Letta e benedetto dal Capo dello Stato Giorgio Napolitano.
Addio alla stabilità politica che avrebbe dovuto garantire questo governo
Muore tra polemiche addii, preoccupazioni e tante incognite, tra cui quella che a fine anno saremo costretti a pagare, in presenza di una nuova stretta fiscale guidata dall’aumento dell’Iva, anche la seconda tranche dell’Imu, l’esperienza politico parlamentare che avrebbe dovuto garantire, almeno nelle intenzioni, stabilità economica e possibilità di alcune riforme. A cominciare da quella elettorale che avrebbe dovuto portare alla definitiva archiviazione del Porcellum, per poi andare ad una verifica seria, una volta sentiti con il voto gli italiani, sempre più esasperati da una politica incapace di dare risposte e sempre più soggetta a pregiudiziali e conflitti che stanno portando il Paese allo sfacelo.
Il fallimento delle larghe intese
Questa anomalia farcita di diffidenza e sospetti, ancorché condizionata dai problemi giudiziari di Silvio Berlusconi, poteva essere una soluzione intricata e pasticciata ma pur sempre una soluzione temporanea alla paralisi politica che attanaglia l’Italia da troppo tempo. Ma così non è stato e ad un poco dignitoso compromesso si è preferita la crisi di governo al buio, ovvero il caos. Momento peggiore per abbandonare la vecchia strada non poteva essere scelto. E che ci sia stata troppa fretta per un chiarimento che lascia fuori dai giochi troppi personaggi che un ruolo per una via d’uscita avrebbero voluto svolgerlo, non ci sono dubbi.
Le prime reazioni confermano questa analisi
Due ministri del centrodestra del peso della Lorenzin e di Quagliariello hanno fatto sapere subito che non seguiranno Berlusconi nella nuova Forza Italia. Lupi prende le distanze: “FI non può essere estremista”. Adirato per i modi e i tempi scelti per aprire formalmente la crisi di governo è Claudio Cicchitto, ma anche altri autorevoli personaggi del centro destra sarebbero pronti a lasciare la barca di Berlusconi che intanto fa sapere che le elezioni anticipate potrebbero premiarlo ancora una volta. Ma la verità l’ha sintetizzata il capo dell’esecutivo Letta che parla di “follia” mentre a sinistra non si va più in là di “un gioco allo sfascio” denunciato da un sempre più piccolo Guglielmo Epifani schiacciato dalle risse interne di un Pd sempre più allo sbando. E ad un Grillo che chiede elezioni anticipate subito, il controcanto lo fa un Giorgio Napolitano preoccupato e furibondo che replica seccamente: prima di sciogliere le Camere farò tutti i tentativi possibili per trovare altre soluzioni …
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