In Texas a giorni sarà testato su 14 donne, ma anche l’Italia (a Napoli) si appresta a provarne l’efficacia su bambini tra i 5 e i 10 anni. Stiamo parlando del Prozac, il popolare antidepressivo, che secondo uno studio scientifico su topi affetti da trisomia ha mostrato avere effetti positivi sul loro cervello. A breve l’University of Texas Southwestern Medical Center di Dallas, che ha effettuato la sperimentazione in laboratorio, arruolerà donne incinte i cui feti hanno già avuto la diagnosi di sindrome di Down. L’obiettivo dei ricercatori è verificare se il Prozac riuscirà a evitare che i bimbi nascano con i sintomi o migliorare lo sviluppo cerebrale e ridurre gli effetti della malattia.
La ricerca è stata co-finanziata da Paul Watson, un pilota americano, padre di un ragazzo 14enne con la sindrome di Down, .che per primo, come ha raccontato a ‘Mit Technology Review’ (la rivista del Mit), ha somministrato il farmaco anti-depressivo al figlio per 3 anni, con buoni risultati a livello cognitivo.
Alla fine del mese i medici arruoleranno 21 donne, di cui 14 riceveranno il Prozac e le altre placebo. Dopo la nascita, i bimbi continueranno ad assumere la pillola fino ai 2 anni, con valutazioni regolari.
Watson non è il solo genitore a dare il Prozac al figlio nel tentativo di combattere la sindrome di Down, nota anche come trisomia 21, per la presenza di una terza copia del cromosoma 21. Secondo le associazioni di familiari, circa 200 bambini con la malattia negli Usa prendono il farmaco a base di fluoxetina per migliorare la funzionalità cerebrale. Anche oltreoceano si sta facendo largo la tesi che l’antidepressivo possa funzionare contro la sindrome di Down.
Lo studio pilota non dispone ancora dei numeri sufficienti per dare una risposta definitiva, ma se i risultati sono promettenti, la ricerca si allargherà ad altri ospedali, annuncia a ‘Mit Technology Review’ Carol Tamminga, a capo del dipartimento di psichiatria dell’università di Dallas e principale autore dello studio. Anche lei, come Watson, ha un interesse personale nella ricerca: la sorella con sindrome di Down è morta ad appena 20 anni.
La fluoxetina agisce aumentando i livelli di serotonina, un neurotrasmettirore che ha un ruolo importante nella regolazione dell’umore, ma anche nella formazione dei neuroni durante lo sviluppo cerebrale. Aumentando la serotonina durante la gravidanza, i piccoli con diagnosi di sindrome di Down potrebbero nascere con un cervello più vicino a uno in grado di funzionare normalmente: almeno, questa è la tesi dei ricercatori.
Una tesi in cui crede anche l’italiana Renata Bartesaghi, professore associato al Dipartimento di scienze biomediche e neuromotorie dell’università di Bologna, che nel 2014 ha pubblicato uno studio sugli effetti del Prozac in topi in gravidanza. I cuccioli sono nati con un numero normale di neuroni. In Italia non è stato possibile testare il farmaco in gravidanza, ma Bartesaghi lo sperimenterà in un gruppo di bambini con sindrome di Down.
In Italia non esiste una rilevazione ufficiale, sistematica e completa delle nascite di bambini con sindrome di Down. Le “Linee Guida per l’Assistenza alle Persone con Sindrome di Down” diffuse dall’Istituto Superiore di Sanità parlano di nascita di un bimbo con sindrome di Down ogni 1000 nati, “circa 500 ogni anno”. Le linee guida dell’ISS, riprendendo un dato ampiamente accettato dalla letteratura scientifica, affermano che “l’incidenza della trisomia 21 al concepimento risulta identica in tutte le popolazioni del mondo e rappresenta una costante biologica naturale”. Anche se non si conoscono esattamente le cause – rimane in piedi, però, l’ipotesi di una relazione diretta con l’invecchiamento dell’ovulo fecondato – l’incidenza della sindrome aumenta con l’età della mamma al momento del concepimento.
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