Dopo un fermo lungo oltre un anno, dalla primavera del 2015 all’autunno 2016, le imprese italiane tornano a cercare personale. La ‘caccia’ a nuovi dipendenti si riflette nel “tasso di posti vacanti” rilevati dall’Istat, la cui stima preliminare è arrivata a toccare lo 0,9% nel secondo trimestre dell’anno, il massimo da quando è iniziata la serie storica, nel 2010. Un piccolo boom, spiega l’Istituto nazionale di statistica, che riguarda in particolare il settore dei servizi, dove il tasso cresce di 1 punto percentuale, mentre rimane stabile allo 0,7% nel settore industria.
Si tratta di un indice “spia”, che dà il senso di dove si sta andando. E se le imprese sono interessate a nuovo personale significa che l’economia tira, anche se, in alcuni casi, un valore alto può indicare lo squilibrio tra domanda e offerta di lavoro: le imprese cercano personale che non trovano sul mercato del lavoro, perché magari le competenze richieste sono differenti da quelle disponibili. Però, in linea di massima, quando il tasso dei posti vacanti si alza vuol dire che si sta innescando una ripresa e viceversa. Non a caso il minimo storico è stato toccato nei periodi più bui per il mercato del lavoro.
Dal punto di vista statistico i posti vacanti “misurano le ricerche di personale che alla data di riferimento (l’ultimo giorno del trimestre) sono già iniziate e non ancora concluse”, precisa l’Istituto di statistica. «Sono, infatti, quei posti di lavoro retribuiti che siano nuovi o già esistenti, purché liberi o in procinto di diventarlo, per i quali il datore di lavoro – sottolinea – cerchi attivamente un candidato adatto al di fuori dell’impresa interessata e sia disposto a fare sforzi supplementari per trovarlo». Ecco che, aggiunge, «il tasso di posti vacanti può fornire, usato assieme ad altri indicatori, informazioni utili ad interpretare la congiuntura. I posti vacanti, infatti, possono dare segnali anticipatori sull’andamento del numero di posizioni lavorative occupate nel prossimo futuro». I dati definitivi sul secondo trimestre saranno pubblicati il 12 settembre.
La platea di riferimento esaminata dall’Istat comprende i settori dell’industria e dei servizi con almeno dieci dipendenti.
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