La storia (infinita) delle tasse sulla casa. Dopo l’Imu arriva la Trise. Ma il rischio stangata è dietro l’angolo. Ovviamente a carico del cittadino.
Via l’Imu, via libera alla service tax. È con questa soluzione che nella legge di stabilità, ora al vaglio delle camere, l’esecutivo Letta abolisce la tassa sulla casa voluta dal governo Monti. È tuttavia sul come reperire l’equivalente del mancato gettito dell’Imu che si sta consumando la grande battaglia politica all’interno delle larghe intese governative.
Mentre il ministro Saccomanni da Londra lancia l’allarme sulle coperture finanziarie, e rilancia l’idea di far pagare la seconda rata dell’Imu, il titolare del Tesoro viene “bacchettato” da Stefano Fassina che in un primo momento era stato contrario all’abolizione dell’imposta per evitare l’aumento – che poi si è comunque verificato – dell’Iva.
In questo turbinio di informazioni, il contribuente ancora non ha chiaro cosa accadrà al proprio conto corrente nel momento in cui si troverà a dover affrontare nel proprio bilancio familiare la voce “tasse sulla casa”.
Andiamo con ordine.
L’Imu di Monti nel 2012 ha generato una iniezione del valore di circa 23,7 miliardi di euro complessivi, di cui 9,9 miliardi di acconto e 13,8 miliardi di saldo. Il gettito dell‘imposta sulla prima casa, comprensivo delle manovre comunali, è di circa 4,7 miliardi di euro. La sua abolizione ha quindi imposto la ricerca di una copertura di questo imponente mancato gettito. La soluzione individuata si chiama Service tax, o meglio Trise, nient’altro che un tributo sui servizi comunali. Questo si articola in due componenti: il primo, a copertura dei costi per la gestione dei rifiuti urbani, meglio noto come Tari; il secondo a copertura delle spese relative ai servizi indivisibili dei comuni, ovvero la Tasi.
Mentre la prima viene sostenuta interamente da chi occupa l’immobile, in base ai metri quadrati o alla quantità di rifiuti, la seconda viene pagata dal proprietario dell’immobile. Nel caso l’immobile sia affittato, una quota fino al 30 per cento è a carico dell’inquilino.
La previsione di raccolta della Trise, ammonta a 3,7 miliardi di euro.
Il raffronto, però, viene fatto al netto delle maggiorazioni delle aliquote che possono essere applicate, fino a una massimo del 2,5 per mille sulle rendite catastali da parte degli enti locali.
Aliquota, peraltro bloccata al 2,5 per mille per il 2014. La situazione potrebbe dunque cambiare già dall’anno successivo, con lo sblocco delle aliquote stesse e il loro relativo possibile aumento.
Una fotografia di massima, visto che la questione è ancora aperta e i partiti politici, per quanto su posizioni differenti, concordano sull’applicare miglioramenti e modifiche alla legge di stabilità così come proposta, la dà la Cgia di Mestre.
L’associazione ha realizzato uno studio di settore considerando per il 2012 l’importo della imposta rifiuti e l’Imu per un proprietario di prima casa; valutando per l’anno in corso l’importo della sola tassa sui rifiuti, considerata la cancellazione dell’Imu, con la maggiorazione di 30 centesimi al metro quadrato previste; per il 2014 infine è stata considerata la Trise, con l’applicazione di una aliquota base minima dell’1 per mille.
Secondo la Cgia, su una abitazione categoria A2 di 114 mq con rendita catastale di 625 euro, nel 2014 il proprietario dovrebbe versare 369 euro (264 euro di rifiuti più 105 euro di Tasi). 71 euro in più rispetto al 2013, ma 147 euro in meno di quanto pagato nel 2012.
Insomma, il trend dovrebbe essere di riduzione per il 2013 rispetto al 2012, ma di aumento nel 2014 rispetto al 2013. Sempre con le aliquote invariate e bloccate all’uno per mille.
Alla questione Trise, si aggiunge il nodo della seconda rata Imu.
Non è ancora chiaro, infatti, con quali soldi si copriranno i 2,4 miliardi di euro mancanti dalla seconda rata dell’imposta. Soluzione che deve essere individuata entro il 16 dicembre.
E proprio su questa seconda rata si potrebbero decidere le sorti del governo delle larghe intese. Il Pdl, per quanto nel pieno dei suoi confronti interni, potrebbe utilizzare questo argomento per mettere in crisi l’esecutivo e guardare alla prossima primavera come scenario possibile per le elezioni.
Il capogruppo alla camera del Pdl Renato Brunetta ha “sommessamente” ricordato a Letta, proprio in merito alle modifiche alla legge di stabilità che “il suo è un governo di coalizione. E nelle coalizioni o c’è pari dignità oppure non c’è nessuna coalizione”.
“I falchi del Pdl vogliono fare credere di vivere su Marte – ha dichiarato invece il deputato Pd Matteo Colaninno – Parlare ossessivamente di tasse, Imu e ancora tasse, attaccando il Governo di cui fanno parte e che dovrebbero lealmente sostenere, è un esercizio insopportabile e populista”.
L’Anci dal canto suo, per voce del suo presidente Piero Fassino, ha ribadito che i comuni si aspettano che “entro novembre” arrivi “l’equivalente della seconda rata Imu 2013. Questo è l’impegno assunto dal Governo nel momento in cui ha deciso il superamento dell’Imu”. Visto che, secondo Fassino “Non sarebbe in alcun modo gestibile oggi scaricare l’onere sui Comuni”.
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