Un movimento indù – nei secoli, in India, dal ceppo primordiale ne sono sorti diversi – ha chiesto al primo ministro indiano Narendra Modi di rispettare le promesse fatte in campagna elettorale e di creare quindi un ministero per le mucche, animale che l’induismo considera sacro.
La richiesta è stata formalizzata dal Vishwa Hindu Parishad (Vhp), organismo affiliato al RSS, fonte dell’ortodossia ideologica del partito di centro-destra Bjp di cui è leader Modi. Un responsabile della sezione del Vhp che si occupa della protezione delle mucche ha dichiarato al quotidiano Hindustan Times di oggi che la creazione di un ministero è essenziale per garantire la proibizione totale della macellazione e del consumo di carne bovina, e la protezione delle razze indiane, alcune delle quali sono in pericolo di estinzione. Tale ministero, ha infine detto, dovrebbe nascere sulla scia di quanto il governo ha fatto creando uno specifico Dipartimento per il ringiovanimento del Gange, riferimento vitale per milioni di persone nell’India settentrionale. Da quando il Bjp ha vinto le elezioni spodestando dal governo il partito del Congresso di Sonia Gandhi, il tema della protezione delle mucche ha assunto una crescente importanza. In vari Stati indiani è stata proibita la macellazione dei bovini ed il consumo della loro carne, mentre sono aumentate in questo ambito le tensioni interetniche ed interreligiose.
La zoolatria in India è rispettata anche dalla Costituzione (art. 48) che vieta la macellazione di vacche e vitelli fino a prevedere sanzioni o, nei casi più gravi (e negli stati più severi) il carcere, per chi disobbedisca.
L’India è il Paese con il maggior numero di bovini al mondo e la ragione è spiegata la fatto di considerare sacri la vacca e il vitello tanto la ritenere che accudirli e venerarli porti alla beatitudine. Ma la protezione delle vacche non è stata sempre una caratteristica dell’Induismo: i suoi testi sacri più antichi celebrano i costumi dei Veda, all’interno della cui società, organizzata in caste, quella sacerdotale dei brahmani si occupava della macellazione rituale dei bovini, la cui carne veniva consumata in molte occasioni collegate ad eventi e riti particolari, quali matrimoni, funerali e incontri importanti. Con la crescita della popolazione, in India si ebbe un radicale cambiamento: per nutrire un maggior numero di persone si rese necessario limitare il consumo della carne, ricorrendo in maggior misura ai latticini e soprattutto agli alimenti di origine vegetale, destinando sempre più pascoli alla coltivazione di vegetali commestibili per l’uomo.
Trasformati i pascoli in campi coltivati, i bovini diventarono concorrenti dell’uomo per quanto riguarda le risorse alimentari. Ma il bestiame non poteva essere eliminato del tutto per fare posto all’uomo: gli agricoltori avevano bisogno di buoi per tirare l’aratro sui terreni duri e pesanti della pianura del Gange, il latte e i latticini erano indispensabili, così come lo sterco che è tradizionalmente impiegato come fertilizzante, antiparassitario e combustibile e come tale viene accuratamente raccolto e messo a seccare. Le case nei villaggi vengono tuttora isolate da umidità ed insetti con sterco compattato e poi decorato con farina di riso.
Intorno al 600 a.C. il livello di vita dei contadini peggiorò nettamente, vi furono guerre, siccità e carestie; i sacerdoti continuavano a macellare i bovini e a mangiarne la carne, che non era però più sufficiente per le caste meno privilegiate. In questo contesto, intorno al 500 a.C. nacquero il Buddhismo e il Giainismo Giainismo, le prime religioni contrarie a qualunque tipo di uccisione. Per nove secoli Buddhismo e Induismo influenzarono, poi opponendosi l’uno all’altro, le abitudini alimentari del popolo indiano. Alla fine prevalse l’Induismo, più vicino alla sensibilità e all’immaginazione popolare, ma solo dopo che i sacerdoti ebbero adottato il principio buddhista e giainista della nonviolenza e si furono presentati come protettori, e non più come macellatori, dei bovini. La carne fu consigliata invece alla casta dei Kshatrya, i guerrieri, che come tali dovevano mantenere alto il livello di forza e aggressività, connesse tradizionalmente al consumo di questo alimento.
Recentemente è stata messa in commercio con successo anche una linea di prodotti che spaziano dall’uso cosmetico a quello medico ayurvedico, a base di tutti e 5 gli elementi vaccini, il cui insieme viene chiamato Panchagavya ed è considerato una sorta di panacea per una moltitudine di affezioni, oltre che un poderoso fertilizzante, ed è stato anche diffuso l’annuncio della produzione di una bevanda destinata, nelle intenzioni, a sbaragliare la concorrenza dei soft drinks occidentali: Gau Jal, a base di purissima urina di vacca.
Nelle città i bovini vagano in libertà, macilenti, rachitici e affamati, nutrendosi spesso di spazzatura o dell’unico cibo di origine vegetale che trovano, ma le grandi metropoli li tollerano solo nei dintorni dei templi. Anime pie e organizzazioni religiose fondano luoghi di ricovero per gli animali anziani, malati o semplicemente senza padrone, i Gaushala, dove il bestiame viene accudito e riverito fino alla sua ultima ora. L’empio consumo di carne bovina è sempre più spesso causa di scontro e polemica tra la comunità induista fondamentalista e le comunità musulmane e cristiane, ma le attuali problematiche ambientali globali indicano che la tradizione vegetariana e nonviolenta indiana, adottate ormai da millenni, potrebbero essere una soluzione utile anche per il futuro del mondo intero.
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