Una serata all’insegna delle grandi emozioni, di antiche e nuove suggestioni, di ricordi di chi la storia bianconera l’ha scritta e di chi ne sta ancora aggiungendo altri capitoli, una serata di festa, di musica, di coreografie da togliere il fiato, una serata da ricordare. E’stata la serata che ha visto togliere il velo alla nuova creatura: lo “Juventus Stadium”, un gioiello da 41mila posti, costato circa 120 milioni. Una nuova casa per la squadra più blasonata d’Italia, ma di più. La prima casa di proprietà della Juventus. L’organizzazione, la cui parte scenografica è stata curata da Marco Balich, presidente di K-Events e già autore delle cerimonie d’inaugurazione e di chiusura delle Olimpiadi invernali di Torino 2006, è stata impeccabile con l’apertura dei cancelli avvenuta già alle 18 onde evitare il formarsi di lunghe code. Una festa come deve vedere i suoi ospiti principali, i tifosi, comodi e coccolati. Come fossero a casa propria. E così è stato. Per cui, varcato l’ingresso dello stadio, preceduto da un’autentica riproposizione in salsa bianconera della Hollywood Boulevard con la “walk of fame”, dedicata ai 50 più illustri protagonisti della storia juventina i cui nomi sono incastonati all’interno di altrettante stelle, si è potuto assistere allo spettacolo. A fare gli onori di casa non poteva che essere il presidente, Andrea Agnelli, che ha esordito con una frase che ha suscitato il boato dei presenti: , seguita da un cenno all’importanza delle conquiste ottenute sul campo ( <> ), neanche troppo velato riferimento alle polemiche sugli scudetti revocati e assegnati ad altri. Ogni tifoso bianconero ne conta e ne conterà sempre 29. In chiusura d’intervento, il rito del taglio del nastro a sancire che si può finalmente “salpare”. Seguiva, con qualche fischio di troppo, almeno all’inizio, un breve discorso del sindaco, Piero Fassino. Lo spettacolo prosegue con la sfilata dei trofei conquistati e l’esibizione delle bandiere con i relativi scudetti ( 29, ovviamente). Poi è la volta dei campioni che tanto lustro hanno dato alla maglia bianconera: da Anastasi a Bettega, a Capello, a Ravanelli, Davids, ma anche Buffon che ancora difende i pali della “vecchia signora”, Conte ( che dal campo è passato alla panchina), sino a Zoff. Un’ovazione particolare è stata riservata a Lippi. Ma commovente è stata anche la presenza del 91enne Sentimenti IV. Poi, dal cielo è scesa la tanto attesa panchina, a ricordare dove venne fondata dagli studenti del liceo “Massimo D’Azeglio”, nel 1897, la Juventus. E sulla panchina vanno a sedersi due pezzi da novanta della storia del club: il capitano di oggi, Del Piero ( ) e il capitano di sempre, Boniperti che ribadisce il suo storico motto: , accolta da un’ovazione del pubblico. Vengono, poi, proiettati filmati che ripercorrono la vita di Gianni e Umberto Agnelli, letteralmente osannati. C’è anche spazio per ricordi dolorosi, ma struggenti, come quello pr le 39 vittime dell’Heysel e per i due ragazzi della Primavera, Ferramosca e Neri, deceduti nel laghetto di Vinoso, nel 2006. La serata ha, infine, vissuto il suo naturale epilogo con la partita contro il Notts County. Anche qui, nulla è stato lasciato al caso, neanche la scelta dell’avversario: quel Notts County, il più antico club di calcio professionistico del mondo ( venne fondato nel 1862 e, per la verità, sarebbe di 5 anni più “giovane” dello Sheffield Fc che, però, sprofondato in ottava divisione, professionistico non è più da tempo, ndr ), che offrì la prima partita di maglie bianconere all’allora ( si era nel 1903) neonata Juventus che, prima di allora, vestiva camice rosa con cravattino. 1-1 il risultato finale ma l’unica cosa che verrà ricordata per sempre di questa partita sarà il nome di Luca Toni. E’ suo, infatti, il primo gol del nuovo corso juventino nella nuova casa. Perché stasera il vastissimo popolo bianconero ha tenuto a rimarcare una cosa: per quante novità possano succedersi, per quanti cambiamenti possano verificarsi, la memoria di chi ha fatto la storia della Juventus sarà sempre conservata.Daniele Puppo
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