Aumenta il bilancio delle vittime a poche ore dallo spaventoso incendio che ha divorato nella notte 24 dei 27 piani della Grenfell Tower, edificio residenziale a North Kensington, non lontano da Notting Hill, nella parte ovest della capitale britannica.
Al momento, la polizia parla di 17 morti mentre tra i feriti, 38 sono quelli ricoverati in ospedale, 18 dei quali in condizioni critiche. Le persone soccorse e portate immediatamente in salvo dai vigili del fuoco sono state circa 65. Non invece ancora possibile quantificare il numero di dispersi tra cui vi sono anche due italiani, Gloria Trevisan e il fidanzato Marco Gottardi, entrambi veneti di 27 anni, che lavorano come architetti in città e che, secondo quanto affermato dal padre del ragazzo, vivevano entrambi ai piani alti dell’edificio.
Sul numero dei dispersi non si è sbilanciato neanche Stuart Cundy, comandante di Scotland Yard per le operazioni di soccorso, anche se ha ammesso alla Bbc, visto lo stato di emergenza e l’entità della tragedia, di “non prevedere, purtroppo, di ritrovare ulteriori sopravvissuti”.
Si calcola che approssimativamente dovrebbero essere circa 500 i residenti nella Grenfell Tower. La stima è delle autorità municipali competenti per territorio, quelle del borough di Kensington and Chelsea, che precisano anche il numero totale degli appartamenti in circa 120. Non si sa tuttavia quante persone fossero presenti nell’edificio nel momento in cui sono divampate le fiamme.
Non si conoscono ancora le cause del rogo che ha interessato il grattacielo dal secondo piano in su, ma dalle testimonianze si apprende che qualcosa nel sistema di allarme non ha funzionato. “Sono state le grida della gente a salvarmi, non l’allarme anti-incendio, che non ha funzionato”, ha detto Paul Munakr, uno dei primi residenti della Grenfell Tower sentiti dalla Bbc fra coloro che sono riusciti a sfuggire dall’inferno di fiamme di stanotte. Munakr ha raccontato anche di aver sentito qualcuno dire a qualcun altro di “non lanciarsi della finestre”. Il superstite ha spiegato che lui viveva al settimo piano ed riuscito a uscire scappando per le scale. Racconti simili da altri inquilini dei piani bassi, alcuni dei quali hanno ipotizzato che il primo focolaio possa essere stato al quarto piano. Restano invece incertezze e dubbi sulla sorte di alcune delle persone che abitavano ai piani alti.
Un primo dramma venne sfiorato alla Grenfell Tower, a causa di una sovratensione nel 2013, per un soffio fu evitato “un incendio dalle conseguenze drammatiche”, come riporta The Guardian, in un momento in cui “i residenti hanno vissuto un periodo terrificante di sovratensioni che in seguito si è capito erano provocate da cablaggi difettosi”.
Un allarme sulle carenze di sicurezza era stato poi lanciato l’anno scorso dal comitato di cittadini, il Grenfell Action Group, ma invano. Lo riferisce l’agenzia Pa, spiegando che il comitato aveva paventato a novembre che “solo un evento catastrofico” potesse smuovere le acque e lamenta ora di aver trovato “orecchie sorde”. La preoccupazione era dovuta soprattutto alla disponibilità di un solo ingresso, a causa dell’avvio di lavori di riqualificazione della stabile, e alla presenza di rivestimenti in plastica considerati pericolosi e infiammabili. Anche diversi testimoni dei fatti di ieri notte hanno avanzato l’ipotesi che la plastica possa aver avuto un ruolo cruciale nell’alimentare il fuoco e il fumo durante il rogo.
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