Vogliamo definirla ‘sindrome del burnout’ a causa della peculiarità della professione: rapporto con studenti e genitori, situazione di precariato, conflittualità tra colleghi, corsi di aggiornamento obbligatori e, soprattutto, i soldi che non bastano mai? Fatto sta che gli insegnanti di oggi sono demotivati, hanno perso l’entusiasmo di trasmettere il loro sapere. Questo giustifica in buona misura la percentuale, elevata rispetto ad altri Paesi, di bambini e ragazzi italiani che secondo un recente rapporto Ocse non conosce i fondamentali della matematica e non sa neanche leggere.
Demotivati con stipendi tra i più bassi d’Europa, molti con una situazione di precariato che li seguirà fino alla pensione, spesso fuori sede e senza un aiuto in classe dove il sostegno è ormai inversamente proporzionale alla domanda.
Dell’assoluta mancanza di entusiasmo in molti dei loro docenti se n’è accorto molto bene il loro terminale, i discenti piccoli medi e grandi. I ragazzi sanno ben distinguere tra chi siede in cattedra con un amore per la propria materia che tracima in lezioni interessanti e coinvolgenti per chi ascolta, e chi invece attende il suono della campanella per depositare il fardello dell’insegnamento davanti a un caffè al distributore automatico.
Anche questo aspetto della scuola, oltre ai punteggi ottenuti dai ragazzi nell’apprendimento, è contenuto nel rapporto Ocse Pisa 2018. E anche su questo fronte, l’Italia viene bocciata.
Il questionario
Molti studenti italiani di 15 anni alla domanda “nelle ultime due lezioni in classe i docenti erano sembrati entusiasti e divertiti del loro lavoro?” hanno rispondo ‘no’. Le risposte negative dei nostri 15enni hanno superato di misura i Paesi dell’Ocse, tanto da scendere sotto la media internazionale: al 58mo posto dei 76 Paesi presi in esame.
Il primo invece in cui i ragazzi notano entusiasmo nei docenti è l’Albania, quindi Kosovo e Korea. Ancora meno ‘ardore’, sempre a giudizio dei ragazzi, rispetto all’Italia dove è riconosciuto dal 74% dei ragazzi ma il valore, che apparentemente piò sembrare positivo, è evidentemente basso rispetto agli altri Paesi dove arriva al 90%. Concretamente è come dire che 1 docente italiano su 4 è svogliato. Ancora più svogliati risultano però gli insegnanti lituani, austriaci, tedeschi, greci e in ultima posizione polacchi e cechi.
I motivi
Come abbiamo detto sopra: precariato, assenza di docenti di sostegno, stipendi di 28.147 euro lordi di media che li posizionano all’ultimo posto nella classifica europea dove al primo posto c’è la Danimarca (60.444, quasi il triplo), la Gemania (55.926), quindi Austria, Paesi Bassi, Belgio, Finlandia, Svezia, Regno Unito, Francia e Portogallo (29.941). Senza contare che il 58% dei docenti ha più di 50 anni, la media Ocse è del 34%. Questo vuol dire che i nostri insegnanti sono anagraficamente molto distanti dai 15enni e la difficoltà di capirsi è maggiore.
Formazione per innovarsi e innovare
Dove trovare l’entusiasmo. Per essere felici in classe – consapevoli che ogni mattina ci si alza per affrontare una marmaglia di ragazzini vocianti e irrequieti, le difficoltà di una classe multiculturale e multietnica aggravate dalla carenza di personale di sostegno laddove sono presenti alunni con difficoltà soggettive – non basta entrare in connessione, come in altri luoghi di lavoro, con le persone con cui ci si trova. “Con i ragazzi non funziona”, spiega il presidente di Flipnet, ente che si occupa di predisporre corsi di formazione al contrario, rivolti cioè agli insegnanti. Per riuscire a comunicare nella maniera giusta con loro, tenendo presente che “vogliono imparare ma hanno bisogno di tutto il nostro entusiasmo, gli insegnanti devono essere formati principalmente in comunicazione empatica”. Per questo motivo Flipnet ha messo a punto una proposta di formazione per insegnanti a costo zero. Tra l’altro sembra che dei 500 euro destinati per ogni insegnante alla formazione, il Miur ne spende solo 35. Quindi, se le casse sono piene, occorre un incentivo: la possibilità di far carriera, di diventare senior e formatore degli insegnanti neoassunti”. Allora sarà più facile contagiare il proprio entusiasmo e trasmetterlo ad una intera classe.
DomBald
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