L’Iran mostra i muscoli al mondo. Pochi mesi dopo l’accordo sul programma nucleare che ha segnato il ritorno di Teheran sulla scena diplomatica internazionale, e a un mese da una storica visita in Europa del presidente Hassan Rohani, la TV di Stato IRIB News ha mostrato per la prima volta le immagini di una base sotterranea dei pasdaran.
Il video, che dura pochi minuti, mostra missili Ghadr-110 allineati sui lanciatori e reparti di soldati schierati in una base scavata a 500 metri di profondità che sembra uscita da un film d’azione. Ed è “solo la punta dell’iceberg”, secondo quanto sostiene il generale Amir Ali Hajizadeh, intervistato nel filmato: contro ogni minaccia dei “nemici della Repubblica islamica”, la base sarebbe pronta a “eruttare come un vulcano”.
La base è stata realizzata a questa profondità, nelle viscere di una montagna, per tenerla al riparo da eventuali bombardamenti. Non è una novità: gli iraniani hanno studiato per filo e per segno le installazioni sotterranee irachene, come il reattore nucleare di Osiraq, prima durante la guerra che ha visto contrapposti i due Stati mediorientali per la maggior parte degli anni ’80 e poi in occasione della cooperazione strategica in chiave anti-ISIS che tanta parte ha avuto nella trionfale rentrée di Teheran nella comunità internazionale.
I servizi segreti occidentali avevano già riferito dell’esistenza, nel sottosuolo della Repubblica islamica, di strutture militari e di impianti nucleari. Mai prima d’ora, però, il mondo aveva potuto vederle. L’effetto è una dichiarazione di forza che ricorda una massima tutta americana, pronunciata ai primi del ‘900 dall’allora presidente Theodore Roosevelt: “Parla con gentilezza e portati un grosso bastone: andrai lontano”.
Un omaggio simile a uno dei padri fondatori degli USA moderni, il cui ritratto è scolpito sul monte Rushmore, per una volta non fa affatto piacere a Washington. Negli USA si lavora giorno e notte per progettare nuovi armamenti anti-bunker. E l’amministrazione Obama non sembra avere intenzione di far passare liscia neanche l’altra dimostrazione di forza iraniana degli ultimi giorni, la presentazione dei nuovi missili strategici a medio raggio, battezzati Emad, che secondo il Pentagono violano i trattati internazionali di non proliferazione. Con una gittata di 1700 km e sistemi di puntamento di ultima generazione, gli Emad lanciati dall’Iran potrebbero colpire Israele o l’Arabia Saudita.
Insomma, tutto lascia presagire che le questioni militari terranno banco nel corso della prossima storica visita in Europa di Rohani, primo effetto della ritrovata presentabilità dell’Iran agli occhi del mondo diplomatico. Il presidente della Repubblica islamica inizierà il suo viaggio in occidente proprio da Roma, dov’è atteso il 14 e il 15 novembre.
Secondo fonti diplomatiche citate da La Stampa, avrebbe insistito di persona per ricambiare la visita a Teheran del nostro ministro degli Esteri Paolo Gentiloni, che ai primi di agosto era stato uno dei primi leader europei a presentarsi in Iran alla testa di una delegazione di politici e grandi imprese.
Fra i grandi temi di cui si parlerà, il più delicato è sicuramente la crisi siriana, in cui Teheran è saldamente al fianco della Russia di Vladimir Putin nella coalizione che sostiene il presidente Bashar al-Assad. Ma è altrettanto probabile che si tocchi la questione irachena, dove l’Italia potrebbe assumere presto un ruolo di maggiore impegno sul campo.
Rohani incontrerà sicuramente il presidente del Consiglio Matteo Renzi, mentre il resto della scaletta è ancora tutto da decidere. Non arriva ancora alcuna conferma ufficiale per l’ipotesi più suggestiva, formulata dopo il plenum dell’Assemblea generale ONU: che il presidente della Repubblica islamica, il primo Stato teocratico figlio della modernità, riesca a combinare un incontro con papa Francesco.
Filippo M. Ragusa
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