La bandiera nera dell’ISIS sventola su Ramadi, in Iraq.
I miliziani dell’autoproclamato califfo Abu Bakr al-Baghdadi hanno conquistato il quartier generale dell’esercito e gli altri palazzi dell’amministrazione nel centro della città.
Ramadi, che ha quasi mezzo milione di abitanti, è il capoluogo del governatorato di al-Anbar, il più vasto dei diciotto in cui è diviso l’Iraq, ai confini con la Siria e l’Arabia Saudita, il che la rende un obiettivo strategico di primaria importanza.
Fonti della sicurezza irachena affermano che, negli scontri con i jihadisti, le truppe filogovernative hanno riportato 20 morti e 60 feriti. I miliziani hanno conquistato i quartieri di al-Jami’a, al-Majd e Albu Eluan.
Nelle mani dell’ISIS sarebbero caduti anche diversi esponenti del governo locale, tra cui il presidente del consiglio comunale Ahmed Hami.
Alcuni giorni fa, più di ottanta capitribù del governatorato, di confessione sunnita, hanno sottoscritto una petizione rivolta al primo ministro Haider al-Abadi.
I capitribù chiedono al presidente di permettere ai miliziani sciiti di Mobilitazione Popolare di combattere a fianco dell’esercito regolare anche nella loro regione, nonostante siano stati accusati ripetutamente di aver commesso crimini di guerra ai danni dei civili sunniti.
Mobilitazione Popolare è una coalizione di milizie che conta circa ventimila unità. Ha il sostegno ufficiale dell’Iran, che le fornisce armi e rifornimenti, e la benedizione dell’ayatollah Ali al-Sistani, che gli iracheni sciiti riconoscono come la massima autorità dottrinale.
F.M.R.
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