È iniziata l’offensiva verso Mosul. Sulla più grande città ancora in mano all’ISIS avanzano l’esercito regolare iracheno e le forze antiterrorismo, insieme alle milizie sciite appoggiate dall’Iran e ai peshmerga curdi.
A darne l’annuncio alla tv di Stato irachena è stato il primo ministro Haider al-Abadi, in un comunicato apparso poco dopo la mezzanotte.
L’offensiva era nell’aria da mesi. Contro i 5-7 mila jihadisti asserragliati in città sono scesi in campo trentamila uomini: sarà la più grande operazione militare in Iraq dopo il ritiro delle truppe USA, nel 2011. E se avrà successo, assesterà al gruppo terroristico dell’autoproclamato califfo Abu Bakr al-Baghdadi un colpo dal quale sarà difficile riprendersi.
Non si tratterà solo del valore politico e militare della città. Mosul è stata la prima località a cadere nelle mani di quello che allora era uno dei tanti gruppi di ex-combattenti di al-Qaeda, nella primavera del 2014, e in una delle sue moschee Baghdadi si è proclamato califfo. Riconquistarla vendicherebbe anche l’umiliazione subita dall’esercito dell’Iraq quando la guarnigione della città collassò, lasciando via libera ai miliziani.
Partecipa all’operazione anche un contingente di 1500 iracheni addestrati da personale dell’esercito turco nella base di Bashiqa. Nei giorni scorsi, la presenza di militari turchi in Iraq ha generato tensioni fra Ankara e Baghdad. Nella zona ci sono anche 5 mila soldati americani e contingenti di altri Stati europei, tra cui l’Italia. I nostri connazionali si occupano di addestramento, conducono missioni aeree di intelligence e difendono la strategica diga che sbarra il Tigri poco a monte di Mosul.
Sul campo, i curdi avrebbero già strappato ai jihadisti il controllo di sette villaggi nelle prime ore di stamattina. Lo ha annunciato la tv panaraba al-Jazeera, rilanciando comunicati di parte che annunciano la fuga di decine di miliziani in nero verso la Siria.
I peshmerga stanno partecipando alle operazioni, ma si fermeranno alle porte di Mosul: in città entreranno solo la 16a divisione dell’esercito e la polizia federale, per evitare ritorsioni di parte – compiute ad esempio dai curdi contro arabi sospettati di essere collaborazionisti, o dai turchi contro gli sciiti – e tutelare il carattere multietnico e multiconfessionale della città. Lo ha annunciato oggi Kifah Mahmud Karim, consigliere per i media del presidente della regione autonoma del Kurdistan iracheno, Massud Barzani.
Un’altra sconfitta per l’ISIS è arrivata ieri in Siria, dove i ribelli appoggiati dalla Turchia hanno preso il controllo di Dabiq. La località è poco più di un villaggio – appena tremila abitanti in tempo di pace – e non ha particolare utilità strategica, ma ha un altissimo valore simbolico, perché una profezia colloca qui l’epico “scontro finale” tra musulmani e infedeli prima dell’Apocalisse, tanto è vero che i miliziani hanno dato il suo nome alla loro rivista di propaganda in inglese. Ma i capi militari devono aver dato più peso al dato strategico: secondo un comandante delle truppe dell’opposizione siriana, Saif Abu Bakr, la resistenza opposta dagli uomini in nero alla loro avanzata è stata “minima”.
Sempre a proposito della Siria, intanto, ieri sera è arrivata un’altra fumata nera da Losanna, dove sono ancora in corso difficili trattative fra i Paesi coinvolti nel conflitto siriano, tra cui USA e Russia.
Prima di cadere in mano ai jihadisti, Mosul era la seconda città dell’Iraq, con circa due milioni di abitanti. Oggi in città resta un numero di civili stimato fra 750 mila e un milione e mezzo di persone. L’ONU ha espresso la massima preoccupazione per la loro sorte: “Migliaia di loro potrebbero ritrovarsi sotto l’assedio” delle truppe governative, o potrebbero essere impiegate come “scudi umani” da parte dell’ISIS. Stephen O’Brien, capo del coordinamento Affari umanitari della Segreteria Generale al Palazzo di vetro, ha fatto appello “a tutte le parti perché rispettino i loro obblighi di proteggere i civili in base alla legge umanitaria internazionale”. Nella peggiore delle ipotesi, prosegue O’Brien, “tutte queste persone rischiano di perdere la loro casa”. A far paura non sono solo i bombardamenti, ma anche le demolizioni da parte dell’ISIS: secondo fonti locali, i miliziani impediscono ai civili di lasciare Mosul, e per convincerli a non scappare starebbero abbattendo le case di chi è già partito.
Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *
Salva il mio nome, email e sito web in questo browser per la prossima volta che commento.
Δ
Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.
© Copyright 2020 - Scelgo News - Direttore Vincenzo Cirillo - numero di registrazione n. 313 del 27-10-2011 | P.iva 14091371006 | Privacy Policy