epa04330805 A black flag used by the the jihadist Islamic State of Iraq and Syria (ISIS), which now goes by the name the Islamic State (IS) hangs at the entrance of Nineveh governorate in Mosul city, northern Iraq, 25 July 2014. The United Nations' claims on 24 July 2014, that the Islamic State militia is ordering women in northern Iraq to undergo genital mutilation are in the process of being verified. The news comes after Jacqueline Badcock, the UN humanitarian chief in Iraq, told reporters that a fatwa, or religious edict, had reportedly been issued ordering women to undergo the brutal procedure. EPA/MOHAMMED AL-MOSULI
Sono ore decisive per la liberazione di Mosul dall’ISIS. Le forze sostenute dagli USA hanno attaccato l’aeroporto, a sudovest della città irachena, sulla riva destra del fiume Tigri.
Secondo un funzionario iracheno citato da Fox News, le truppe della polizia federale avrebbero già preso il controllo della pista dell’aeroporto.
Le operazioni sulla sponda ovest sono iniziate nelle prime ore di stamattina, con l’assistenza aerea di jet, droni ed elicotteri.
Circa un mese fa il comando iracheno ha dichiarato completamente libera dall’ISIS la metà orientale della città, sulla riva sinistra del fiume. La battaglia era iniziata a ottobre scorso, affidata alle truppe regolari di Baghdad, mentre i battaglioni curdi e le altre milizie avevano concordato di restare alle porte della città.
Il colonnello John Dorrian, portavoce dell’operazione Inherent Resolve, parla di “progressi costanti” nella doppia operazione per strappare all’ISIS le città più importanti che ancora occupa: Mosul, in Iraq, e Raqqa, in Siria.
A Mosul, spiega Dorrian, l’area occupata “si sta riducendo di giorno in giorno”. Gli scontri non sono destinati a finire in poche ore: sulla sponda ovest del Tigri sorge la città vecchia, fatta di stradine strette e tortuose dove le forze di Baghdad non possono usare veicoli, ma nemmeno i jihadisti possono fare ricorso alle autobombe.
In ogni caso, “i combattenti dell’ISIS e i suoi leader a Raqqa stanno cominciando a sentire la pressione”, spiega ancora Dorrian. “Si è intensificata la distruzione di ogni dispositivo tecnologico di comunicazione od informazione in mano alla popolazione, oltre all’esecuzione di disertori e presunte spie”: “Queste non sono azioni di un nemico che sente prossima la vittoria”.
Mosul, circa un milione e mezzo di abitanti in tempo di pace, è la seconda città dell’Iraq – dopo la capitale Baghdad – e la più grande ancora in parte occupata dall’ISIS. I miliziani sono entrati in città a giugno 2014, approfittando di panico e disorganizzazione nella guarnigione, che non ha praticamente opposto resistenza. Prima del loro arrivo la sua popolazione era una delle più varie dell’Iraq, con robuste rappresentanze di sciiti, arabi sunniti, ebrei, cristiani e curdi. I danni fatti dai jihadisti al tessuto sociale e al patrimonio archeologico della città – dove sorgono le rovine di Ninive, una delle antiche capitali degli Assiri, che ha prestato il nome alla provincia – si potranno calcolare solo quando sarà tornata la pace, ma è probabile che siano catastrofici.
F.M.R.
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